XXXXIII

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Il resto del viaggio fu monotono.
Lui era silenzioso, e io pure. Non ci calcolammo neppure quando, arrivati alla fermata, scendemmo. Ognuno andò per la sua strada e quando arrivai a casa non avevo voglia di parlare con nessuno.
"Michelle, tesoro, come stai?" Donna mi mostrava il suo sorriso.
"Bene, io vado su" ero fredda. Come si intuiva, non volevo parlare.
Ma mi arrivò una chiamata naturalmente. Era Kyle.
"Pronto?"
"Ehi, amore, allora? Quando vieni?"
"Scusa, non vengo"
"Tutto ok?"
"No, sto un po' male"
"Aspetta arrivo subito da te"
"No, grazie, sei molto dolce ma meglio di no"
"Come vuoi... domani ti passo a prendere davanti a casa?"
"D'accordo, baci"
"Baci"
Ed ero riuscita ad evitarne un altro. Sono bravissima a queste cose.
Mi distesi sul letto e chiusi gli occhi per un po'.
All'inizio le immagini che apparivano sulle mie palpebre chiuse erano Lucas e Kyle.
Scatti dei loro volti. E poi vidi due corpi morti a terra.
Aprii gli occhi con il fiatone.
Sapevo cosa avevo visto. Erano i miei genitori ma non ero ancora pronta a sapere di più.
"Michelle, a tavola!" La voce stridula di Donna mi fece riprendere.
Mi alzai e corsi giù a sedermi, dopo aver apparecchiato.
Mangiammo per un po' in silenzio.
"Michelle?"
"Si?"
"Ti trovi bene qui"
"Certo"
"Davvero? Dal tuo tono non sembra"
"Sono solo stanca, e ho un po' di male alla testa"
"D'accordo, allora quando finisci vai su a riposare" mi sorrise dolcemente e io ricambiai.
Dopo un po' mi alzai e andai in camera.
Erano solo le 20.30 ma caddi in un sonno profondo a mo di Biancaneve dopo aver mangiato la mela avvelenata.

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