VII

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Andai in classe e trovai il posto libero in primo banco, di fianco a quel ragazzo un po' topo di biblioteca. Lucas mi guardò per tutte le ore seguenti in modo quasi arrabbiato. Odiavo quell'espressione sul suo viso, ma dovevo farmela piacere perché non sarebbe cambiata. Io non sarei cambiata. Sarei restata sola, come voglio essere.
Se avessi temuto la solitudine gli sarei già piombata in braccio, ma non lo feci.
I giorni seguenti fu lo stesso.
Lo ignoravo, forse un giorno avrebbe capito.
La cosa durava da più di una settimana: lui che mi salutava e io che lo ignoravo. Non capiva, non voleva farlo. Si ostinava ad attirare la mia attenzione durante quelle lunghe giornate di settembre. Io continuavo a sedermi di fianco a quel ragazzo, che non mi rivolgeva la parola, il che mi stava molto bene.
Ma un giorno Francesco (quel ragazzo un po' topo di biblioteca) non si presentò. La cosa non mi avrebbe cambiato molto, se non fosse successo che Lucas si piazzò di fianco a me.
"Michelle... Michelle... Michelle!!"
"Insomma, Lucas che vuoi?"
"Che voglio?! Voglio parlare. È da più di una settimana che mi ignori... cosa succede?"
"Niente. Semplicemente non ti voglio parlare."
"Allora non mi parlerai..." finalmente.
"... ti parlerò io" lo sapevo.
"Non voglio sentirti, non voglio parlarti, non ti voglio accanto e non voglio che mi guardi. Non ti voglio! Non voglio nessuno. Cazzo, quanto è difficile capirlo?!" Mi tappai quasi la bocca. Cosa avevo detto? L'avevo distrutto. Non volevo essere così stronza.
"D'accordo" si alzò quasi infuriato.
"Aspetta!" Lo fermai con una mano. "Non volevo dirtelo così... non volevo essere stronza. Scusami." La sua espressione mutò in tristezza, e fu così che rimase fino alla fine della giornata.

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