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Consapevole che nessuno possa vedermi, mi lascio andare in una serie di sospiri di scontentezza, mentre sono ancora intenta a fare appello a tutta la pazienza che possiedo e che mi servirà per non urlare in faccia alla prima sfortunatissima persona che mi capiterà davanti.
Per fortuna però, prima che l'ascensore si fermi a quel piano in cui, negli ultimi giorni, ho passato più tempo che nella mia stessa casa, mi resta ancora qualche secondo per ritornare a sembrare una giovane donna sicura di sé e non una ragazzina in preda ad una crisi isterica.
Ma allo stesso tempo,non riesco ad ignorare il fatto che mi sento talmente stanca da rischiare di addormentarmi appoggiata al muro di metallo, se non fosse per il fastidiosissimo suono che mi ricorda di essere arrivata alla destinazione, risvegliandomi momentaneamente dal mio torpore.

Attraversando a grandi falcate il corridoio incredibilmente buio, mi dirigo verso l'ufficio di colui che mi sta costringendo a tornare al lavoro ad un'ora davvero improponibile.

"Spero tu abbia delle valide ragioni per avermi chiesto di venire qui alle undici e mezzo di sera." Asserisco, dopo aver aperto la porta dell'ufficio di mio capo con una buona dose di decisione e un pizzico di indignazione. Tre paia d'occhi, che esprimono emozioni contrastanti, mi vengono puntati addosso e mi fanno pentire di essermi presentata nella mia maglia esageratamente larga e i jeans sbiaditi, che hanno visto giorni di gran lunga migliori.
"Adoro il tuo abbigliamento!" Mi punzecchia Jason, uno dei miei colleghi, intimandomi affinché mi sieda accanto a lui, di fronte alla scrivania dietro alla quale il mio capo, Ryan, se ne sta seduto, in attesa che io faccia quanto richiesto da Jason.
"Mai quanto il tuo pigiama, caro!" Ribatto, prendendo posto accanto a lui, mentre sento provenire dei piccoli lamenti dalla poltrona posta vicino alla parete di vetro che lascia intravedere il Times Square in tutta la sua bellezza. Ignorando la mia nemica dichiarata, Emily-sono-tutta-finta Morrison, ritorno con l'attenzione sui due uomini, e in modo particolare su Jason, che continua a giurare che quello non sia un pigiama, bensì una tuta.

"Allora, la ragione di questa bella riunione è..." Inizio, puntando lo sguardo sull'uomo davanti a me.
"Ragazzi, dovreste seriamente iniziare ad essermi più grati, perché sto per farvi diventare gli avvocati più quotati di tutta New York!" Afferma egli, appoggiandosi pigramente allo schienale della sua comoda sedia imbottita.
"Continua." Lo intimo, mostrandogli apertamente di essere riuscito a catturare la mia completa attenzione.
"Ho appena accettato uno dei casi più importanti che ci potessero mai capitare." Prosegue, buttando fuori le parole che rappresentano come una sorta di musica per le orecchie di ogni avvocato difensore, novello o esperto che sia.

"Di cosa si tratta?" Chiede Emily, con quella vocina acuta e insopportabile che tanto la caratterizza.
"Ian Roberts." Proferisce Ryan, gustandosi le nostre espressioni esterrefatte nell'udire questo nome.
"Non ci credo!" Esclama Jason, lasciandosi scappare una risata dispregiativa. "Di cosa è stato accusato? Frode...evasione fiscale?"
"Non potresti essere più lontano dalla verità, amico! " Lo deride bonariamente Ryan, lanciando di tanto in tanto qualche sguardo nella mia direzione. "E' stato accusato di aver commesso ben due omicidi."

Nella stanza cala un inaspettato silenzio, carico di stupore e irrequietudine. Quasi si riescono a sentire i nostri respiri lievemente accelerati e gli ingranaggi dei nostri cervelli che cercano di assimilare questa nuova consapevolezza : saremo al centro dell'attenzione dell'intera nazione, e non perché questo sia il primo omicidio di cui se ne sia mai occupato questo studio legale...ma sicuramente è il primo che ha come imputato uno degli uomini d'affari più influenti di Wall Street.

"Avete due ore per preparare le valige. Stiamo per partire." Continua Ryan in tono autoritario, dopo un lungo silenzio.
"Cosa, il processo non si terrà qui?" Domando scettica, entrando già in panico per il poco tempo che ho a disposizione per prepararmi.
"Oh no." Ribatte prontamente il mio capo, abbozzando un sorriso sinceramente luminoso- malgrado il suo volto stia portando i segni di lunghe notti insonni. "Gli omicidi sono avvenuti a Los Angeles, perciò muoverete i vostri bei sederi da tipici newyorkesi e mi accompagnerete lì. I Roberts ci hanno messo a disposizione il loro Jet privato, pertanto direi che sia giunto il momento di darci da fare. Dobbiamo partire il prima possibile. Il tempo è oro."

Baci dal sapore del sangue || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora