"Vuoi, per favore, smettere di guardarmi in quel modo? Ti ho chiesto di accompagnarmi perché ho bisogno del tuo supporto." Preferisco, esasperata per i continui sguardi di disapprovazione che Debby mi sta lanciando. "E non di certo per essere giudicata."
"Io non posso ancora credere che tu voglia davvero prendere in considerazione l'idea di abortire." Decide di confessarmi, rompendo il suo silenzio autoimposto.
"Non eri tu quella che gridava a voce alta il diritto delle donne di fare una propria scelta?" Le ricordo, decidendo di stuzzicarla.
"Non quando ci sono gli estremi per potersi prendere cura del bambino adeguatamente." Risponde in tono solenne, per poi proseguire velocemente. "E credo che con un padre come Ian, questo bambino avrebbe una vita da favola. Hai almeno intenzione di parlargliene prima di fare la tua scelta?"Evitando il suo sguardo, frugo nella mia testa per trovare una risposta a questa domanda delicata.
Come potrei spiegarle che tra me e Ian non c'è più niente perché lui si è rivelato una persona totalmente senza cuore?
Anche dopo due settimane dall'ultima volta che ci siamo visti, non riesco ancora a trovare una spiegazione plausibile per far capire alla mia famiglia e ai miei amici perché quella che sembrava una storia d'amore destinata a durare, sia finita di punto in bianco. E in mancanza delle parole adatte, ho preferito tenere questa novità per me.Ma non sono riuscita a fare lo stesso con la gravidanza.
Dopo aver effettuato il test circa tre volte e dopo essermi ostinata a far confermare il risultato da un ginecologo, ho dovuto accettare la verità: sono incinta. E se questo, per quanto mi riguarda, normalmente non sarebbe la fine del mondo e, anzi, rappresenterebbe una cosa bella, ora come ora rappresenta, per certi versi, il colpo supremo per i miei nervi già distrutti. Ed è ancora più frustrante non poter ammettere tutto ciò con nessuno, continuando a dare l'impressione di star pensando soltanto alla carriera e quanto una gravidanza, in questo momento, possa influire su di essa.La verità però, è che non me ne importa niente. A malapena riesco a mettere il piede nello studio senza pensare che io non sia più in grado di condurre una causa con obiettività. La carriera mi sta già sfumando davanti agli occhi e non ha niente a che fare con questa creaturina che sta crescendo dentro di me.
"Ascolta, Debby. Io non ho ancora preso alcuna decisione, okay?" Cerco di rassicurarla, adagiandomi di più sul sedile imbottito della sala d'attesa. "Voglio solo prendere in considerazione e informarmi su ogni possibilità. Siamo qui per una sorta di consulenza e non di certo per costringerti a prendere parte ad un aborto. Rilassati."
"Quindi non prenderai una decisione oggi?" Mi chiede, abbozzando un sorriso sconcertato.
"Certo che no!" Esclamo, rilasciando un sospiro esasperato. Questa conversazione sta iniziando a stancarmi, e non è colpa dei miei ormoni sballati. Semplicemente, sono arrivata al punto che mi sembra di dover giustificare ogni mia mossa, persino quando non mi viene richiesto. Sono stufa di stare sempre sulla difensiva. Tanto stufa che devo fare uno sforzo sovrumano per non isolarmi dal mondo anche soltanto per liberarmi da questa mia impressione."Oh, oh!" Esclama la mia amica, prendendosi il viso tra le mani. "Forse ho combinato un casino."
"Di cosa stai parlando, Debby?" Le chiedo, aggrottando la fronte per la confusione. La mia voce però viene fuori più alta del dovuto e mi ritrovo ad attirare l'attenzione di due donne sedute più là, che mi rivolgono uno sguardo inquisitorio. Perciò, pur non ottenendo alcuna risposta dalla parte della mia amica, evito di fare una scenata e mi limito a guardarla in modo eloquente, in attesa che smetta di lamentarsi e blaterare cose apparentemente insensate."Non uccidermi." Asserisce dopo qualche altro secondo, indicando l'entrata della sala con un cenno della testa. Affrettandomi a guardare in quella direzione, finisco semplicemente per spalancare la bocca alla vista di Ian che vi si fionda dentro con l'aria di chi pensa quasi di essere tremendamente in ritardo.
"Ma cosa hai fatto, Debby?" Chiedo come un mantra, sentendo come le mie guance vengono prosciugate da ogni colorito.
"Non uccidermi, ti prego." Ripete all'impazzata, e mi viene quasi da ridere in maniera isterica per la sua scelta di parole. "Ero convinta che avresti deciso di testa tua senza pensarci minimamente. Ora che so che, in realtà, avevi già intenzione di rifletterci con calma, mi rendo conto di aver proprio fatto una stupidaggine."
"Non sai proprio di cosa stai parlando. " Affermo distrattamente, incrociando lo sguardo di Ian che sia avvia nella nostra direzione. Chiudendo gli occhi, mi lascio scappare un grugnito frustrato, mentre sento scricchiolare la sedia accanto a me e capisco che la mia amica fin troppo impulsiva mi ha appena abbandonata."Guardami." Sento dire dopo poco, in una voce bassa ed inequivocabilmente familiare.
"Ti sei già scordato della promessa che mi hai fatto?" Gli chiedo, rivolgendogli uno sguardo fugace. Lo stomaco mi si stringe nervosamente nel notare la sua solita aria elegante, conferitagli da un completo nero che gli calza, come al solito, a pennello.
"Debby ha insistito affinché ti raggiungessi qui a tutti i costi." Mi spiega, guardandomi con un'aria allarmata. "Vuoi dirmi cosa sta succedendo?"
"Sono incita." Butto fuori in tono piatto,senza tanti inutili giri di parole, restando a guardare come il suo sguardo vitreo si illumina. E dentro di me nasce istantaneamente la voglia di togliergli quest'aria felice a tutti i costi."Ma non ho intenzione di tenerlo." Proseguo a voce bassa, optando per una bugia. "È per quello che sono qui."
"Ma che ti salta in mente? Non puoi fare una cosa del genere." Sussurra, e per qualche istante mi chiedo davvero se io abbia sentito bene o sia il mio udito a giocarmi brutti scherzi.
"Certo che posso." Ribatto semplicemente, distogliendo lo sguardo quando noto come i suoi occhi stiano velocemente diventando lucidi. Ma Ian mi costringe a ritornare a guardarlo prendendomi il volto tra le mani, probabilmente decidendo ancora una volta che il modo migliore per vincere sia manipolare i miei sentimenti. Sa bene che non ho il cuore di pietra e credo che sappia altrettanto bene che non riuscirò a lungo a restare indifferente di fronte alle sue lacrime."Davvero faresti una cosa del genere solo per vendicarti?" Mi interroga, e una lacrima prende a scorrere sul suo viso.
"No, lo faccio perché penso sinceramente di non essere in grado di prendermene cura." Continuo a mentire, abbassando lo sguardo.
"Lascia che me ne prenda cura io." Ribatte prontamente, e un'altra lacrima segue il percorso della prima. E basta una voce spezzata insieme ad un paio di lacrime per far aumentare la morsa allo stomaco. È incredibile come il mio odio per lui si sia improvvisamente dissolto nel nulla più assoluto. Io stessa ne sono stupita."Non lascerei mai che tu ti prenda da solo cura del mio bambino." Asserisco in tono dispregiativo, scandendo ogni singola parola.
"Allora facciamolo insieme. Prendiamocene cura insieme, come una famiglia." Farfuglia, lasciando andare il mio viso, per poi prendermi le mani tra le sue.
"Tu sei pazzo." Replico, alzando di poco la voce.
"Lo sono sempre stato, ma da quando ti ho incontrato lo sono ancora di più." Ribatte con fare calmo, nonostante io stia cercando di fargli perdere la pazienza. "Sono talmente pazzo da essere pronto ad aspettare che tu non mi veda più soltanto come un mostro, anche tutta la vita se serve. Ma, ti prego, non distruggere la cosa più bella che mi sia mai capitata."Ed in questo preciso istante mi sto rendendo conto di non essere abbastanza forte da riuscire a spezzare questa catena che ci lega. Ogni sua parola va a toccare una corda che mi rende ancora più imprigionata ad un sentimento che da una parte mi distrugge e, dall'altra, in momenti come questo, mi scalda il cuore.
Perché, fondamentale, quando si parla di lui riesco a ragionare soltanto attraverso le emozioni. Mi nutro e vivo di questo, e il mio cervello si spegne automaticamente, lasciando che sia il cuore a fare le sue mosse. Ma si sa, quando è il cuore a parlare, non succede mai niente di razionale. E forse è proprio per questo che, mentre il suo viso si avvicina piano piano al mio, resto immobile come una statua, in attesa di sentire di nuovo un qualcosa che non dovrei volere più.Non rispondo al bacio, quando le sue labbra si incatenano alle mie. Ma lo assaporo comunque. E giuro che sento fino a dentro le ossa quella sensazione che ti dà l'impressione di sentirti a casa, dopo aver vagato in posti sconosciuti come un eremita. Ma, allo stesso tempo, sento anche un retrogusto amaro provocato dalla consapevolezza che, in un certo qual modo, questa non sia la stessa persona di cui me ne sono innamorata.
E questo vortice di sensazioni mi è fatale e dolce allo stesso tempo. Mi annienta, ma mi fa sentire anche viva. Perché, in fondo, amare Ian vuol dire un po' questo: avere paura del buio fino quasi ad impazzire, ma non poterne fare a meno.
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Baci dal sapore del sangue || Ian Somerhalder
RomanceSulla testa di Ian Roberts pendono ben due accuse di omicidio e quasi tutti intorno a sé sembrano concordare sul fatto che il suo profilo coincida perfettamente con quello di un sanguinario assassino che la polizia sta cercando disperatamente di inc...