Epilogo

7.8K 261 42
                                    

Il silenzio della stanza viene interrotto da una familiare vocina stridula, che scoppia in un pianto rumoroso. In un batter d'occhio, salto giù dal letto, facendo cadere sul pavimento tutti i dossier dei casi a cui lavoro, per poi attraversare la stanza a grandi falcate e catapultarmi nel corridoio lievemente illuminato.
Per la fretta, rischio di inciampare nel lungo tappeto persiano che ricopre il parquet scuro, ma, per fortuna, ho la prontezza di riacquisire l'equilibrio prima di essere beccata col sedere all'aria.

Ad ogni modo, pur aver cercato di essere il più veloce possibile, quando arrivo di fronte alla mia destinazione, noto che la porta sia già socchiusa e una luce tenue, proveniente dall'interno della stanza, mi fa capire di essere già stata preceduta. Facendo capolino nella stanza in un totale silenzio, mi ritrovo davanti la figura di Ian che culla tra le braccia la piccola Melody, armeggiando allo stesso tempo col telefono, probabilmente in cerca di qualche colonna sonora di uno strano cartone animato. Difatti, dopo qualche secondo la stanza viene invasa dalle note di una stramba canzone di Peppa Pig che parla del riciclaggio.

"Non vale." Proferisco, facendo notare la mia presenza. "Dovresti essere tu a cantargliela."
"Non smetterebbe mai di piangere." Afferma Ian in tono solenne, mentre io cerco di sopprimere una risata. "Non possiamo assumerci questo rischio."

Appoggiandomi pigramente allo stipite della porta, resto a guardarlo mentre fa avanti e indietro a torso nudo, dondolando Melody tra le braccia finché il suo pianto si riduce a lievi gongolii.

Sembrano due gocce d'acqua per quanto sono simili. Hanno la stessa pelle olivastra, gli occhi glaciali e i capelli neri come la pece. E, nella mia mente, già riesco ad immaginarmi Melody abbozzare un mezzo sorriso, dalle sfumature un po' ironiche ma bello da mozzare il fiato, esattamente come quello del padre.

"Hai finito di controllare tutte le scartoffie?" Mi chiede Ian, chinando la testa per schiacciare un bacio sulla fronte alla bambina, che sembra essersi addormentata.
"No." Ribatto, avvicinandomi a loro, per poi imitare il suo gesto. Dopodiché, egli la posa delicatamente nel suo lettino, restando a guardarla incantato per qualche istante. Dal suo sguardo trapela nient'altro che una sconfinata adorazione e amore. E, come ogni volta che assisto a questa scena, mi congratulo con me stessa per aver fatto la scelta giusta. Forse io non potrò mai fidarmi ciecamente di lui o amarlo senza riserve, ma sicuramente non sarò lo stesso per Melody. Perché quella piccola bambina lo amerà follemente e lo considererà il miglior padre del mondo, vedendo solo il lato buono di lui.

Anche adesso, pur avendo soltanto nove mesi, è già evidente che il suo posto preferito al mondo sarà sempre tra le braccia del padre.

"Dovresti riposarti. Potrai riprendere a lavorare domani mattina." Mi intima Ian in tono basso, chiudendosi la porta alle spalle. "Sono sicuro che se ti prendessi qualche ora in più per riposare, non perderesti le tue cause legali."
"Credo tu abbia ragione." Affermo distrattamente, grattandomi la nuca.

Sembriamo tutti e due inchiodati al suolo, incapace di fare alcun passo...che sia per avvicinarci uno all'altra, o per allontanarci. Ma come è sempre successo nel nostro rapporto, è Ian ad accorciare le distanze, allungando una mano nella mia direzione, per poi attendere che io la afferri e lasciarmi, in questo modo, attirare tra le sue braccia.

"Sei distrutta. Ora ti porto a dormire, senza se e senza ma." Asserisce in tono fermo, sollevandomi piano da terra, per poi avviarsi verso la sua stanza da letto, mentre io appoggio pigramente la testa sulla sua spalla e gli circondo il collo con le braccia.
Un mugolio sommesso sfugge dalle mie labbra quando la mia pelle entra in contatto con le lenzuola di seta nera che coprono il suo letto e che custodiscono il suo profumo ,che riesce ancora ad annebbiarmi la mente come il primo giorno.

"Come sta andando quel caso difficile di cui mi hai parlato ieri?" Mi chiede, stendendosi accanto a me, dopo aver spento l'abat-jour. E prima di potergli rispondere, sento le sue labbra posarsi delicatamente sulle mie per un bacio così fugace da farmi pensare che semplicemente stia cercando di ricordarsi com'è potermi baciare ogni volta che ne sente il bisogno.

Io, come risposta, lo attiro di più a me, impedendogli di allontanarsi. Perché stasera le sue labbra sanno semplicemente di menta e un po' di quel whiskey che beve prima di andare a dormire. Stasera non mi sembra di sentire il sapore del sangue, e non sento il bisogno di allontanarmi da lui, mentre lo guardo con disprezzo.

Se c'è una cosa che ho capito in tutto questo tempo è che, pur facendo fatica a dimenticare i suoi gravi errori, molte volte quell'amore che non ne vuole sapere di spegnersi, prende il sopravvento su ogni altra cosa. E così, i suoi baci dal sapore del sangue si trasformano in emozioni pure, battiti accelerati, sorrisi soppressi.

E Ian sopporta passivamente entrambe le situazioni, allontanandosi da me quando sembra che io abbia disperatamente bisogno dei miei spazi e riavvicinandosi quando il mio umore tempestoso pare se ne sia andato.

A volte mi convinco che è solo questione di tempo prima di vederlo andare via, capendo di non poter riavere la vecchia Diana. Ma puntualmente smentisce ogni mia ipotesi, tentando il tutto e per tutto per cercare di tenere unita questa famiglia fragile quanto un castello costruito interamente di carte.

"Non va." Rispondo in fine alla sua domanda, mentre lui prende ad accarezzarmi la pancia. Nel buio della stanza, sento il suo sguardo vitreo addosso e so di aver ottenuto la sua completa attenzione. "Credo che affiderò il caso a Jason e mi prenderò una pausa. Dopodiché, potremmo partire...non so, potremmo andare in qualche posto tranquillo insieme a Melody."
"Vuoi partire?" Mi chiede, come se non fosse sicuro di ciò che ha appena sentito.
"Si." Ribatto in tono sicuro, provocandolo, in un certo qual senso. So di metterlo in difficoltà, chiedendoglielo così su due piedi, giacché anche lui ha un sacco di affari che non posso essere lasciati in sospeso senza alcun preavviso. Ma resto comunque ferma sulla mia risposta, attendendo una sua reazione.
"In questo caso, partiremo domani." Asserisce in tono sicuro, prendendomi una mano e portandola alla bocca, per poi lasciarvi un bacio sul dorso.
"Ma non abbiamo ancora deciso la meta." Gli faccio notare, ridacchiando piano.
"È una sorpresa. E, fidati, te ne innamorerai." Replica semplicemente.
"E se poi non volessi più tornare qui?" Ipotizzo, al che egli trattiene il sospiro per qualche secondo.
"Allora, non vorrò tornare più nemmeno io." Dice, in fine, e la sua voce mi arriva spezzata per l'emozione.

So che, in fondo, spera ancora che questa ipotesi si trasformi in realtà. Riesco quasi a percepire come nella sua testa inizino a comparire immagini di una vita costruita insieme a me e Melody, in un posto in cui nessuno ci conosce e nessuno sa cosa ci portiamo dietro.

"Ti amo così tanto." Sussurra, chinandosi per lasciarmi un altro bacio veloce sulle labbra. "E un giorno di questi riuscirò a guadagnarmi di nuovo il tuo amore, fosse l'ultima cosa che faccio nella vita."

D'impulso, apro la bocca per ribattere, ma mi rendo conto di non essere ancora pronta ad ammettere, più con me stessa che con lui, di amarlo con la sua stessa intensità. Dentro di me però, mi prometto di trovare, un giorno, il coraggio di accettare il fatto che io voglia ancora essere felice insieme a lui.

_

THE END.

Baci dal sapore del sangue || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora