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"Perché hai scelto proprio questo locale?" Chiedo a Jason, facendo una piccola smorfia di disgusto.
Il posto in sé è molto carino, con la sua atmosfera di intima raffinatezza...l'unica pecca, come direbbe Ian, sono le persone che lo riempono: stomachevolmente ricche e maleducate. O almeno è questa l'impressione che ho mentre attraversiamo la sala gremita di gente e qualche finto gentiluomo si sofferma troppo con lo sguardo sul mio sedere.

"Stasera proveremo l'ebbrezza di frequentare gli stessi posti che frequentano i Roberts." Afferma il mio collega in un tono nonchalante. "Io sarò Ian e tu Ariel."
"Shhh!" Lo ammonisco, tirandogli impercettibilmente un colpo sul braccio. "Sei proprio un idiota."
"Come sei suscettibile quando qualcuno attacca il tuo tesoro." Mi deride bonariamente, facendomi pentire di avergli raccontato la conversazione avuta con Ian, questo pomeriggio.

Tutte quelle sue confessioni, mi stanno dando un po' alla testa, soprattutto perché mi è impossibile non pensarci continuamente come se fossero realmente un mio problema.
Così, per allentare un po' la pressione, ho fatto l'errore madornale di parlarne con Jason, che oltre ad essere un collega è sempre stato anche un buon amico.
Tuttavia, avrei dovuto sapere che Jason non avrebbe cercato di calarsi nei panni di Ian nemmeno per un nanosecondo. Malgrado sia il suo avvocato e si stia impegnando in questo caso tanto quanto noi altri, non perde mai l'occasione di mostrare tutta l'intolleranza che prova nei suoi confronti.

"La smetti di dire che è mio? Sei proprio infantile!" Lo apostrofo, sedendomi sullo sgabello alto, di fronte al bancone di marmo pregiato del bar.
"Ouch, continui a stare sulla difensiva. Eppure non capisco cosa ci sia di male..." Afferma, per poi fermarsi quando il barman si arresta proprio davanti a noi, attendendo poi le nostre ordinazioni con un'aria divertita per il nostro acceso battibecco. Guardandolo di sottecchi, convengo tra me e me che sia perfetto per questo posto: apparentemente arrogante, ma incredibilmente bello ed elegante.

Jason, per far aumentare la mia sensazione di fastidio, ordina per entrambi del whiskey e ci vuole una buona dose di autocontrollo per non insultarlo di fronte all'altezzoso barman.

"Lo sai che non reggo i superalcolici!" Gli ricordo sotto voce, chinandomi un po' nella sua direzione, come se gli stessi affidando un segreto.
"Lo so." Conviene, ridendo sotto i buffi. "Ma sei così divertente quando ti ubriachi!"
Lanciandogli un paio di occhiatacce di ammonimento, prendo qualche sorso dal mio bicchiere di whiskey, cercando di trattenermi dall'iniziare a tossire quando il liquore scende giù per la gola, lasciandosi dietro una sensazione simile ad un fastidiosissimo e insopportabile bruciore.
Sono proprio una pessima bevitrice.

"Di cosa stavamo parlando prima di essere stati interrotti?" Mi chiede Jason, assumendo una finta aria meditabonda.
"Non me lo ricordo." Mento, sventolando la mano per cercare di raffreddare il mio viso, che improvvisamente ha iniziato ad andare in fiamme.
"Ah, si, Ian. Stavamo parlando di Ian." Proferisce, cercando di trattenersi dal ridere quando mi vede riportare il bicchiere alla bocca con un po' di esitazione. "E mi sembra che stavamo proprio dicendo che non c'è niente di male nel lasciare che ti entri nelle mutande."
"No, sei tu che stavi cercando di arrivare a questa conclusione. " Controbatto prontamente, desiderando con tutta me stessa di cancellare il suo sorriso malizioso che non ne vuole sapere di andarsene dal suo viso.
"Pardon." Asserisce, facendo finta di essere mortificato. " Ma, in fondo, non puoi dire che io abbia tutti i torti. È ricco, bello, affascinante e intelligente. Se non ti dà fastidio il suo lato da emerito stronzo,potrebbe essere l'uomo perfetto per te."
"Non è poi così stronzo come pensa la gente." Mi azzardo a dire, pur sapendo che Jason userà questa mia affermazione contro di me.
"Benissimo, allora abbiamo appena appurato che il suo lato da emerito stronzo non ti infastidisce. Allora, cosa ti ferma, ma belle?" Mi chiede, con un ghigno divertito, per poi lanciare qualche occhiata alle mie spalle. E io, prima di rispondere alla sua domanda provocatoria, mi volto di poco e seguo con lo sguardo la direzione in cui si i suoi occhi hanno guardato, scoprendo così due ragazze sedute a qualche sgabello di distanza- una delle quali, mora e con le curve al punto giusto, ricambia assiduamente gli sguardi d'intesa di Jason.

Baci dal sapore del sangue || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora