Per la seconda volta in questa giornata, mi ritrovo a fiondarmi in un ufficio mentre una persona cerca disperatamente di ostacolarmi. Credo che potrei davvero farla diventare un'abitudine, voglio dire, pare che io sia bravissima a far innervosire le assistenti e le segretarie. Forse è una sorta di talento nascosto.
Ma davvero non posso starmene con le mani in mano mentre questa finta bionda cerca di convincermi che Ian non sia nemmeno in ufficio, quando io so per certo che sia una bugia. Perciò, ignorando i "gentili" tentativi della donna di farmi andare via, irrompo nell'ufficio di Ian, sorridendo in segno di vittoria quando lo ritrovo seduto dietro alla scrivania con un'espressione terrorizzata sul viso.
Inutile precisare però che il mio sorriso viene subito sostituito da una smorfia di delusione mentre il suo viso si distende e assume un'aria disinteressata e distante. Pare quasi che mi stia guardando come se fossi trasparente, come se il suo sguardo potesse benissimo attraversare ogni fibra del mio essere senza il minimo sforzo."Hai almeno il buon senso di spiegarmi di tua spontanea volontà perché stai cercando di evitarmi?" Gli chiedo in una voce flebile, chiudendomi la porta alle spalle.
"Non sto cercando di evitarti." Risponde in tono piatto, voltando la testa velocemente, quasi pensasse non ne valga più la pena nemmeno di guardarmi.
"Pensi io sia stupida?" Ribatto ironicamente, sforzandomi affinché riesca a mantenere una certa distanza e restando immobile vicino alla porta. Se solo avanzassi di qualche passo nella sua direzione, temo che potrei iniziare a comportami come una pazza, prendendo ad urlargli in faccia.
"Ho molto da fare, Diana. Non ho tempo da perdere con queste discussioni inutili."Asserisce, tornando a guardarmi negli occhi.D'istinto, apro la bocca per ribattere a questa sua, assurda e decisamente offensiva, affermazione. Ma realizzo, quasi all'istante, di non aver nessuna replica in serbo per lui. Il suo ostinarsi a catalogare come "perdita di tempo" i miei continui tentativi di risolvere i nostri problemi mi ha lasciata completamente senza parole. Davvero voglio sprecare le mie forze in questo modo? Inizio a non esserne più così sicura.
"Ne possiamo parlare stasera?" Prosegue in un tono più blando, facendo il giro della sua scrivania per poi avvicinarsi, piano piano, a me.
"No, non importa." Liquido la questione con un gesto vago della mano. Dopodiché, girando i tacchi velocemente, mi accingo ad abbassare la maniglia, essendo ormai pronta a fiondarmi fuori con la stessa velocità con cui, poco fa, mi sono catapultata nell'ufficio."Ne parliamo questa sera." Ribatte, questa volta con più decisione, posando la mano sopra la mia, per impedirmi di aprire la porta prima di concordare con lui.
Alzando le spalle in segno di resa, me ne vado senza lanciargli alcun ulteriore sguardo. Ma per qualche strana ragione, a me totalmente sconosciuta, constato che il suo comportamento sia cambiato drasticamente nel giro di qualche minuto. Tant'è che continuo a sentire i suoi passi dietro di me finché raggiungo finalmente l'ascensore."Perché improvvisamente hai deciso di notare nuovamente la mia presenza?" Gli chiedo, prima di entrare nell'ascensore.
"Ho appena capito che, comportandomi come un ragazzino dispettoso, ti ferisco esattamente quanto ti ferirei dicendoti la verità. Tu non lascerai andare e io non voglio più far finta di non volerti avere intorno, perciò tanto vale che tu sappia la verità." Mi spiega a voce bassa.
"Di cosa stai parlando?" Gli chiedo insospettita. "Perché non puoi dirmi in questo momento di cosa si tratta?"
"Perché non voglio vederti crollare in un dannato ascensore." Ribatte, voltandomi le spalle.E subito nella mia testa iniziano a formarsi mille teorie su ciò che dovrebbe confessarmi. Forse vuole mettere fine alla nostra relazione? Non avrebbe senso, dal momento che egli stesso ha appena ammesso quanta fatica gli costi tenermi lontana.
Ma non posso ignorarla del tutto come possibilità.Pensa davvero che io possa crollare per la fine di una relazione? Forse sta sottovalutando la mia forza interiore, e non lo biasimo. A volte, io sono la prima a farlo.
Ma gli dimostrerò di essere abbastanza forte da rispettare la sua decisione come una persona matura. Naturalmente, non mi risulterà facile e, anzi, potrei soffrire più di quanto abbia mai sofferto per qualsiasi altra rottura. Ma sono consapevole che sia preferibile mettere un punto, piuttosto che continuare a comportarci come cane e gatto.E una volta acquisita questa consapevolezza, inizio a sentirmi più tranquilla e aspetto pazientemente che quel fatidico momento arrivi.
Qualche ora più tardi Ian mi chiama più per impormi che per informarmi sul fatto che mi verrà a prendere una volta finita il lavoro.
Ma, io, invece, tirando fuori tutta la mia testardaggine, lo convinco ad aspettarmi a casa sua, dove ho intenzione di comparire e fargli vedere cosa si perderà d'ora in poi. Come dice sempre Debby, non bisogna mai rendere facile il compito di lasciarci mollare.E in questo modo, passo il pomeriggio tra l'intento di rendermi il più presentabile possibile e la preparazione della serata con Jason. Perché, certamente, non ho intenzione di rinunciare ad un po' di tempo passato insieme al mio amico.
Oh no! Mi presenterò a casa di Ian, gli sfilerò davanti per qualche minuto e poi ci sederemo e parleremo, da persone civili quali siamo. Sarà rapido e indolore e, dopo di questo, io tornerò a casa e mi farò consolare da Jason che tirerà fuori i ricordi di tutte le sue storie passate, facendomi ridere a crepapelle mentre il cuore mi va in frantumi.Rapido e indolore, mi ripeto ancora, mentre sto guidando la Cadillac regalatami da Ian e che ho intenzione di restituirgli. Questo lo farebbe infuriare...ma non quanto vedersi restituire l'anello che mi ha regalato durante la festa in suo onore. L'unica pecca è che io adoro quel maledetto anello con tutta me stessa e sarà difficile separarmene. Ma, forse, non sarà altrettanto difficile guardarlo ogni giorno e sopportare i ricordi che esso si porta dietro?
Ci sto ancora riflettendo sulla risposta quando arrivo all'attico di Ian. Ad ogni modo, i miei pensieri mi scivolano via dalla mente quando scorgo il suo aspetto quasi sconvolto. Non ha niente a che fare con l'immagine offertami nel suo ufficio: i suoi capelli sono in disordine, come se ci avesse passato la mano inumervoli volte; la camicia è quasi interamente sbottonata e le maniche sono arrotolate fino ai gomiti. Ma il dettaglio più allarmante sono i suoi occhi arrossati.
Ha pianto? Stento a crederlo. Non riesco a immaginarmi Ian piangere finché gli occhi assumono un colorito insano.
Ma improvvisamente mi sento stupida per aver passato il pomeriggio a pensare come rendermi il più carina possibile. Persino il rumore dei miei tacchi che echeggia quasi minacciosamente, inizia a infastidirmi.
"Ti sto ascoltando." Lo intimo a parlare, guardandomi intorno con fare circospetto. Voltandogli le spalle, mi avvicino lentamente alla parete di vetro che offre una vista mozzafiato di New York.
Me ne ha parlato di questo attico, all'inizio del nostro viaggio. Ha detto che mi sarebbe piaciuto, e che forse il particolare che avrei amato di più sarebbe stato proprio la bellissima vista che esso offriva.
Ha anche detto che gli veniva spontaneo immaginarmi con una tazza di caffè fumante tra le mani mentre io avrei guardato cadere incessantemente i fiocchi di neve, beandomi nel calore della nostra casa.Cosa è andato storto, Ian?
"So che sei più che convinta di aver visto la parte peggiore di me..." Inizia, e io mi sento in dovere di risparmiarlo da una lunga premessa.
"Passa al dunque. Ho già capito che hai intenzione di lasciarmi. "Asserisco, continuando a guardare la vivace New York.
"No, non potrei mai farlo." Ribatte prontamente, in un tono quasi impercettibile. "Ma tu lo farai appena scoprirai che le chiacchiere della gente sono più che giuste."
"Non mi importa niente di quello che dice la gente. Fino a qualche mese fa non avrei potuto dire la stessa cosa, ma ormai dovresti sapere che ho cambiato idea. " Dico in tono piatto.
"Diana, ascoltami." Mi intima, iniziando a fare avanti- indietro. "Quello che si dice sul mio conto è lontano dalla verità. In realtà sono persino peggio dell'immagine che gli altri si sono fatti su di me. Non importa quanto io mi sforzi di essere una persona migliore per te, resto comunque un assassino."
"Il processo è finito da un sacco, Ian. Possiamo, per favore, superare questa storia?" Lo imploro quasi, ritornando a guardarlo.
"No, io..." Farfuglia, inspirando profondamente. "Io ho ucciso veramente quelle donne."
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Baci dal sapore del sangue || Ian Somerhalder
RomansaSulla testa di Ian Roberts pendono ben due accuse di omicidio e quasi tutti intorno a sé sembrano concordare sul fatto che il suo profilo coincida perfettamente con quello di un sanguinario assassino che la polizia sta cercando disperatamente di inc...