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"Non ammazzarti di lavoro!" Esclama Ian, chinandosi leggermente in modo da arrivare alla mia altezza e stamparmi un bacio sulle labbra.
"Forse non hai ancora capito che rischi di finire in carcere." Gli ricordo, oltrepassando la soglia di quella casa che anche se, di fatto, non è di mio possesso, riesce a regalarmi un senso di appartenenza.

Se non fossi una persona orgogliosa, dovrei ringraziarlo per la sua scelta, anche se alquanto rischiosa. Però, da qualche parte dentro di me, c'è ancora qualche traccia della convinzione che, in realtà, egli l'abbia fatta principalmente per il desiderio di tenermi vicina a sé e, forse, potermi controllare senza alcuna difficoltà. Perciò, continuo a non avere alcuna intenzione di sbilanciarmi troppo, finché ogni dubbio non sarà completamente svanito.

"Ci vediamo questa sera?" Prosegue il mio interlocutore, restando immobile sul pianerottolo, ad osservare come la porta viene chiusa piano piano.
"Forse." Gli rispondo in tono giocoso, tirandvi un leggero calcio, per poter avere la possibilità di nascondere il modo in cui la mia espressione sorridente si trasforma in una maschera di tensione malcelata.
Lasciando cadere i tacchi con disinvoltura, mi avvio con passi decisi verso il bagno, iniziando già a rilassarsi nuovamente al pensiero del getto di acqua della doccia che picchietta sulla mia pelle.

Mentalmente ripasso ogni piccolo dettaglio del piano che, in questi giorni, ho architettato con cura, senza farne parola alcuna. E, ancora una volta, mi rendo conto che probabilmente dovrò usare l'arte del mentire per riuscire a far venire la verità a galla. Però, per convincermi e incoraggiarmi affinché non mi arrenda ancor prima di iniziare, mi dico continuamente, come un mantra, che, nonostante tutto lo sforzo, ne varrà sicuramente la pena.
Anche se ogni piccola certezza si sgretolerà sotto il mio sguardo impotente, almeno potrò smettere di sentirmi come se ci fosse costantemente un qualcosa che mi sfugge, nonostante sia proprio sotto i miei occhi un po' annebbiati.

Chiaramente, come sempre accade prima di una grande sfida personale, la mia sicurezza viene un po' meno quando mi ritrovo nell'albergo in cui è avvenuto il secondo omicidio (giacché il primo, a differenza di questo, è accaduto in un appartamento che limita notevolmente la mia possibilità di ripercorrere ogni dettaglio). Ma, prendendo una boccata d'aria, ricordo a me stessa il motivo per cui io debba assolutamente fare questo passo, per poi prendere a camminare a passi sostenuti verso la reception.
E aspettando pazientemente che la receptionist finisca di conversare con quelli che credo siano due clienti, metto a tacere ogni fastidiosa vocina del mio suconscio che tenta, invano, di rallentarmi.

" Salve! Come posso esserle d'aiuto?" Mi interroga la donna, facendosi affiorare sul viso un sorriso di circostanza.
" Salve! Avrei bisogno di parlare con qualcuno disposto a rispondermi ad un paio di domande riguardanti l'omicidio di Laura Wentworth." Passo al dunque,restando a guardare come l'espressione della donna diventa improvvisamente indecifrabile.
" Mi dispiace ma, cosi come ho già detto ai suoi colleghi, purtroppo non posso aiutarla in alcun modo." Ribatte prontamente, cercando di liquidare velocemente la questione.
"I miei colleghi?" Chiedo, evidentemente confusa.
" Si, i due detective che mi hanno interrogata già un paio di volte." Mi spiega, guardandomi con scetticismo.
"Oh, che sciocca! Mi scusi, avrei dovuto presentarmi." Ribatto, sperando che questo calmi un po' il suo nervosismo che, piano piano, sta facendo capolino. "Sono l'avvocato di Ian Roberts."
"Oh." Afferma semplicemente la donna, tirando un visibile sospiro di sollievo. "In questo caso, la prego di attendere solo un attimo." Mi dice ancora, per poi afferrare la cornetta del telefono e farmi un gesto vago con la mano, in modo da rafforzare il suo invito ad aspettare per qualche secondo. Perciò, rispettando la sua richiesta, mi permetto di distrarmi per un attimo- prendendo ad analizzare brevemente il cambio repentino di umore della donna.

E così, senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovo davanti un uomo sulla quarantina, vestito di tutto punto, che allunga la mano nella mia direzione, aspettando educatamente che io smetta di squadrarlo dalla testa ai piedi.

Baci dal sapore del sangue || Ian SomerhalderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora