🌸1 (Parte I/II)

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Heian Kyō , 1440

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Heian Kyō , 1440

Kotori correva felicemente lungo uno dei viali più belli di tutta Heian Kyō. L'aria profumava degli stessi ciliegi che, in quella giornata primaverile, si mostravano in tutta la loro bellezza.

«Ichiro! Aspettami!» urlò la bambina, che aveva da poco compiuto cinque anni, allungando il braccio in direzione del fratello maggiore.

Ichiro si voltò e le sorrise divertito, continuando a camminare a mo' di gambero lungo quella stradina cosparsa di meravigliosi fiori primaverili.

«Sei troppo lenta, Kotori!» la schernì affettuosamente, prima di darle di nuovo le spalle e superare a grandi falcate la calca di persone che era giunta da tutta Nihon solo per ammirare l'Hanami di Heian Kyō.

I due bambini continuarono a correre. Il maggiore era più agile, grazie ai comodi e larghi Hakama scuri come il cielo notturno che indossava. I suoi capelli castani venivano scompigliati dal sottile e piacevole venticello che portava il profumo dei boccioli fino alle loro narici, mentre il sole baciava la sua carnagione leggermente più scura di quella della sorellina.

Quest'ultima era avvolta in uno stretto Kimono lillà che le impediva di muovere liberamente le gambe. L'obi di seta che le stringeva i fianchi quasi le toglieva il respiro e i lunghi capelli corvini erano stretti da un nastro dello stesso colore del glicine.

«Nii-sama! Fermati! Non ce la faccio più!» la bambina bloccò la sua corsa, poggiando i palmi sulle ginocchia e provando a riprendere fiato.

Ichiro le andò incontro, fermandosi di fronte a lei e appoggiando la schiena contro uno degli spessi tronchi dei ciliegi, con il respiro affannoso e le guance rosse. Guardava la sorella minore, più piccola di soli tre anni, con un sorriso affettuoso sulle labbra. «Kotori-chan, guarda quanto sono belli i fiori!»

La bambina sollevò il viso verso i rami appesantiti dai mille boccioli rosa, fissando poi i propri occhi, di un colore così simile a quello del cielo d'estate, sui petali che il vento sospingeva lontano. «Hai ragione! Ne vorrei prendere uno!»

Ichiro scrollò le spalle, incrociando il suo sguardo. Gli occhi della sorella erano così inconsueti in una terra come quella di Nihon da far spuntare sul volto di chi li guardava, un'espressione di puro stupore. La bambina li aveva ereditati dal loro padre, mentre Ichiro aveva preso dalla madre i propri, di un castano profondo e scuro che la sorella aveva sempre trovato ipnotico.

«Nii-sama!» lo chiamò la sorellina, stringendo la larga manica del suo Kimono fra le manine. Aveva il labbro inferiore sporto in avanti e i grandi occhi spalancati, atteggiamento tipico di quando doveva chiedergli un favore che avrebbe comportato un grande sforzo fisico. «Non è che potresti portarmi in braccio? Mi fanno male i piedi...»

«Cosa? Pensavo che almeno con gli Zori stessi comoda!» si lamentò il bambino, voltandole comunque le spalle e accovacciandosi. «Dai, vieni qui.»

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡àDove le storie prendono vita. Scoprilo ora