(Shin nella foto in alto)
Un piacevole e fresco venticello ristorò Hideaki, penetrando dalle finestre presenti nella camera da letto dell'uomo intento ad osservare il paesaggio rurale estendersi davanti i suoi occhi stanchi e tristi.
Al piano inferiore della pagoda, molti dei suoi Shinigami erano intenti a festeggiare l'Obon Matsuri. Stavano commemorando i propri cari defunti con danze, preghiere e allegria, mentre lui se ne stava rinchiuso all'interno della sua stanza a ripensare al passato.
Aveva smesso di prendere parte a quella festività da tempo, sebbene all'interno di quella gilda fosse lui la persona con più cari da piangere.
Ma era una cosa che non avrebbe mai più fatto: i morti dovevano rimanere tali.
Non sarebbero mai più ritornati, lei non sarebbe mai più ritornata.
«Sensei.» la voce atona di Hana raggiunse le sue orecchie, ma lui non si voltò. Voleva cancellare dai suoi occhi la tristezza che i ricordi gli avevano portato alla mente, prima di affrontarla. «Ho fatto come mi avete chiesto.»
«Ti sei assicurata, prima di agire, che quello fosse davvero Tanaka Ichiro?» domandò Hideaki, cominciando a camminare verso colei che era una delle sue migliori Shinigami. Il suo corpo bianco era coperto da una veste talmente misera che non avrebbe potuto definirsi tale, mentre la sua carne era stata segnata da una passione troppo violenta persino per lei.
La giovane chinò il viso verso il basso. «Certo che sì.»
«E com'è andata? Ha assorbito bene lo Yokai?»
«Ovviamente, un'anima ferita è come un lucchetto rotto.» Hana sollevò lo sguardo verso di lui, incrociando gli occhi scuri del suo padrone, sempre imperturbabili. «Me lo avete detto voi.»
Hideaki sorrise appena, carezzandole delicatamente il volto con la punta delle dita. Era palese che la ragazza fosse ristorata da quel cordiale gesto, ma lui era sempre stato restio a donare il proprio contatto come se niente fosse. «Puoi andare, per il momento hai finito.»
«Arigatou...» sussurrò lei, appena prima che l'uomo si allontanasse da lei.
Lo sentì aprire le leggere porte scorrevoli, udì i suoi passi attraversare il corridoio e prendere velocemente giù dalle scale, come se avesse troppa fretta per dedicarle un minuto in più.
E, a dire il vero, era proprio così.
Hideaki scese i gradini fino ad arrivare al piano terra della pagoda. Non appena i membri della sua gilda lo videro passare, si sollevarono rispettosamente dai cuscini e chinarono il capo. L'uomo fece loro cenno di tornare ai festeggiamenti: non voleva assolutamente disturbarli in una giornata così gioiosa.
Tutto si poteva dire di Asano, ma non che trattasse male i propri Shinigami. In quella sorta di gilda, il rispetto stava alla base di ogni cosa. Se questo fosse venuto a mancare, ognuno di loro sarebbe stato il pieno responsabile delle conseguenze che le loro azioni avrebbero comportato.
Hideaki girò intorno alla scala, concentrando l'attenzione sul grande tappeto che copriva il pavimento lucido sotto i suoi piedi. Afferrò la stoffa con violenza, tirandola via prima che la sua mente lo portasse a cambiare decisione, scoprendo una botola al centro del suolo dorato che si premurò di sollevare istantaneamente.
Solo una lunga gradinata in discesa, illuminata da una serie di lanterne, si stagliava davanti i suoi occhi. Prese un lungo respiro prima di procedere, discendendo lentamente nei sotterranei della sua pagoda.
Alla fine dei venti scalini, si trovò dinnanzi un lungo corridoio oscuro ai cui lati si aprivano varie porte di legno distanziate l'una dall'altra con regolarità e contrassegnate da Kanji scritti con il sangue. Gli strilli e le urla dei vari Yokai che si trovavano all'interno delle prigioni arrivavano attutiti alle sue orecchie, ormai abituate a quei suoni macabri e stonati.
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡à
ФэнтезиPRIMO CAPITOLO DELLA SAGA Il Giappone è una terra antica, fatta di onore, di sacrificio, di uomini valorosi disposti a dare la loro vita per difenderla. Eppure, non tutti sanno, che è anche un luogo in cui gli Yokai abbondano: demoni, esseri malevol...