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Subito dopo pranzo, Minari non le aveva lasciato il tempo di fare domande: si era alzata da tavola e l'aveva trascinata in giardino

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Subito dopo pranzo, Minari non le aveva lasciato il tempo di fare domande: si era alzata da tavola e l'aveva trascinata in giardino. Insisteva di voler vedere se la figlia fosse in grado o meno di maneggiare la nuova Katana.

Nobu si era appostato sul ramo di un albero, e osservava divertito il volto corrucciato di Kotori, esilarante mentre brandiva la spada a destra e a manca.

Mei, invece, aveva raggiunto Minari sulla veranda, inginocchiandosi accanto al suo corpo per osservare quella giovane ragazza che tentava di brandire al meglio quella lunga arma che le era stata donata.

«Sei brava a usare la spada.» si complimentò Minari, dopo alcuni minuti. Aveva osservato attentamente la figlia, constatando che riusciva a muoversi agilmente e a maneggiare la spada sia con due che con una sola mano. «Potresti essere portata per il suo uso.»

«Grazie, Okaasama...» Kotori riprese fiato, posando la mano libera sul ginocchio sinistro. «Ora posso chieder...»

«Ho detto che parleremo dopo.» la zittì la donna, scuotendo il capo infastidita. «Continua ad allenarti.»

Mei sorrise, addolcita al solo vedere un evidentissimo broncio formarsi sul viso rotondo della ragazzina, che aveva nuovamente afferrato la lama a due mani, cominciando a volteggiare su se stessa. «Nobu!» lo chiamò a gran voce, attirando la sua attenzione. «Tu sai usare la Katana, perché non aiuti Kotori ad allenarsi?»

Il ragazzo rise sardonico, prima di scendere con un agile balzo dall'alto ramo su cui si era sistemato. «Forse usare un'arma sarebbe sleale nei suoi confronti, visto che è ancora una principiante.»

«Principiante?» Kotori lo guardò con aria di sfida: quell'insinuazione non le era per niente piaciuta. «Non ho bisogno di una spada per metterti a tappeto.» sbuffò, gettando la Katana al suolo.

Nobu sorrise, avanzando verso di lei tranquillamente. «Bene, allora cominciamo, sorellina.»

Quel modo di appellarla bastò per attizzare ancora di più la rabbia della tredicenne, che scattò in avanti e gli sferrò un veloce calcio diretto al fianco, che però non riuscì nemmeno a sfiorarlo.

Nobu si era infatti spostato immediatamente e, con altrettanta velocità, le aveva afferrato la caviglia, storcendogliela abbastanza da farla cadere a terra. La ragazza gemette di dolore mentre il giovane guerriero le saliva sopra, in modo da bloccarle ogni via di fuga.

Kotori si ritrovò a dover fronteggiare il suo viso soddisfatto, sicuro d'aver appena ottenuto la vittoria. «Beh, non c'è voluto molto, non pensi?»

Minari si lasciò sfuggire una smorfia di disapprovazione, Mei invece un sorriso orgoglioso. Sapeva quanto Nobu si allenasse notte e giorno pur di rendere fiero suo padre.

Kotori non rispose a quella provocazione, preferendo sollevare la testa e colpire il suo avversario con un colpo ben assestato sul naso, che capovolse completamente la situazione. Non aveva di certo intenzione di farsi rinfacciare da sua madre quella sconfitta per tutta la vita!

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡àDove le storie prendono vita. Scoprilo ora