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«Ryo...» mormorò Kotori, sentendo la mano del fratellastro chiudersi intorno al suo polso.

Nobu non perse tempo, la raggiunse e la bloccò prima che potesse attuare qualsiasi iniziativa nei confronti del suo amico: sapeva che avvicinarsi sarebbe stato inutile e, soprattutto, sapeva quanto Ryo potesse essere pericoloso quando perdeva la calma.

Era già successo, in passato, ma non aveva mai dimostrato tutta quella potenza, non era mai riuscito a terrorizzarlo tanto.

«Dannazione...» sussurrò il ragazzo, scontento che il piano di Arinori fosse andato a buon fine.

Quest'ultimo, a dispetto di tutta quella situazione, fece sfoggio della sua vittoria dando voce a una fragorosa risata.

«Guardate, Sensei!» esclamò a gran voce, con il petto gonfio d'orgoglio e un dito puntato in direzione del primogenito. «Ecco come diventerà vostro figlio un giorno, ecco quanto potere sarà in grado di possedere!»

Hideaki lanciò uno sguardo interessato a Ryo, sentendo il proprio volto contrarsi in una maschera di sdegno. Quello che aveva davanti non era di certo ciò che si sarebbe aspettato e il solo pensiero che presto o tardi anche Shin sarebbe rimasto vittima di quel potere, gli fece rivalutare l'idea che si era fatto riguardo gli esperimenti di quel pazzo.

Alla fine, tornò a fissare Hana cacciando via quei pensieri dalla mente. Non era il momento di dar voce ai dubbi: aveva ben altro a cui pensare durante il suo assalto.

«Hana.» la richiamò, notandola voltarsi immediatamente verso di lui e chinare il capo come se non aspettasse altro che un suo ordine. «Aiuta Eiko e Zeno a riprendersi, fate in modo che quel Gashadokuro ritorni nel minor tempo possibile sotto il nostro controllo e... assicurati che Ryuji difenda Shin.»

«Hai, Sensei.» disse, sollevando lo sguardo nella sua direzione. «Voi siate prudente.»

Un sorriso inaspettato comparve sulle labbra dell'uomo, ben lungi dal pensare che qualcuno all'interno della sua gilda provasse reale preoccupazione nei suoi confronti. Eppure, quella giovane era sempre stata in grado di sorprenderlo.

La situazione, però, aveva cominciato a farsi più complicata. Specialmente per chi se ne stava sugli spalti come il piccolo Shin, che si era subito rimesso in piedi e aveva cercato di difendersi dall'attacco dei mille guerrieri che si erano avventati contro di lui, con il chiaro intento di catturarlo e usarlo come ostaggio.

Se non ci fosse stato Ryuji, era sicuro, sarebbe già stato catturato. Data la sua scarsa manualità con la spada parava malamente colpi che sarebbero dovuti essere semplici da schivare; al contrario, il suo amico brandiva il machete con precisione micidiale.

Al ragazzino bastò voltarsi un solo istante per osservare il bagno di sangue in cui lo Shinigami stava affogando i suoi nemici, Nonostante il dolore che aveva preso possesso del suo corpo, Ryuji colpiva tutti con una violenza pari a quella di un ciclone. Un ciclone che lo trascinò con impetuosità fino a che il sangue di Yokai iniettatogli lo rese preda di una grande sofferenza.

Con un gemito ricadde al suolo, tossendo e con il corpo percosso da spasmi.

«Ryuji-kun!» lo chiamò Shin, singhiozzando. Lasciò perdere la spada che Eiko gli aveva consegnato quella mattina e gli corse incontro, notando lo Shinigami sollevarsi e scattare verso di lui per frenare la lama di una Katana prima che si infrangesse sulla sua schiena.

«Shin...» mormorò, con la voce spezzata a causa della fatica. «Ora devi scappare... io li terrò occupati, va bene?!»

Il ragazzino si voltò verso di lui, osservandolo mentre con uno strattone brusco allontanava il corpo di uno Shinigami facendolo ricadere lungo le scalinate, cosicché trovasse la morte semplicemente sbattendo la testa. «Ma io... non ti voglio lasciare...»

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡àDove le storie prendono vita. Scoprilo ora