(Eiko nella foto in alto)
Shin sopportava a stento l'aria pesante che si respirava all'interno della gilda. Quel luogo dove tutti lo fissavano con disprezzo, pieni di pregiudizi, additandolo come artefice di terribili violenze che non si ricordava minimamente di aver compiuto.
Solo Hana e Ryuji avevano trovato un posto nel suo cuore, solo loro erano riusciti a farlo sentire accettato quando tutti all'interno di quel luogo si dimostravano ostili al suo solo passaggio. Proprio a causa dell'ostilità che percepiva nell'aria, una volta uscito dalla sua gabbia, si era immediatamente diretto fuori dalle grandi porte dorate di quella pagoda, per poter prendere una boccata d'aria fresca. Aveva sorpassato la foresta di cadaveri e risalito la collina,coperta da un manto di margherite profumate che brillavano sotto la luce del caldo sole di Fumizuki.
Quello era il suo posto, il luogo di cui aveva sentito maggiormente la mancanza.
Si gettò a capofitto su quel letto di fiori, lasciando che i petali bianchi gli solleticassero il volto diventato pallido a causa dell'assenza di sole cui era stato condannato durante l'anno precedente.
Avvertire di nuovo la piacevolezza della natura intorno a sé gli fece incurvare le labbra in un sorriso spontaneo. Incredibile come quella tranquillità fosse differente dalla solitudine che aveva sopportato per ben dodici mesi all'interno della sua cella.
Avrebbe anche potuto addormentarsi, al riparo da un ciliegio e con il fievole venticello che gli scompigliava dolcemente i capelli chiari. Solo la presenza di una sgradita voce femminile lo fece ridestare dal suo placido torpore, portandolo a sollevarsi istintivamente.
«Sei tu il figlio del Sensei, non è così?» Shin si mise seduto, guardando una ragazzina, che doveva essere poco più grande lui, stagliarsi davanti i suoi occhi. Era talmente delicata da sembrare una bambola di porcellana a grandezza naturale. «Sei diverso da come mi ricordavo.»
Shin la guardò intensamente, fissando gli occhi castani nelle sue iridi scure e penetranti. Sembrava quasi che la notte fosse stata racchiusa all'interno di due occhi a mandorla e le fosse stata donata. I suoi capelli, del medesimo colore, sfioravano appena le spalle, cosa alquanto strana, visto che la maggior parte delle ragazze giapponesi tendevano a farseli crescere fino alle caviglie. Il suo corpo minuto era racchiuso in un Kimono bianco e l'obi che portava in vita aveva lo stesso colore del sole al tramonto. Le labbra erano rosee, la carnagione era talmente bianca da sembrare quasi che nessun raggio di sole l'avesse mai intaccata e una leggera frangia le copriva la fronte.
Assomigliava a un crisantemo, questa fu la prima impressione che ebbe di lei: era bella come un piccolo crisantemo.
«Sì, sono Shin, e non ricordo d'averti mai incontrato.» disse acidamente il ragazzino, notandola allungare un braccio verso il suo viso.
«Dicevano che eri deperito...» mormorò lei, pizzicandogli leggermente una delle guance paffute. Infastidito, l'altro le schiaffeggiò la mano con brutalità. «... E anche parecchio violento.»
«Per questo motivo faresti meglio a starmi lontano.» la minacciò, ma lei sorrise, prima di avvicinarsi a lui di qualche passo. Non sembrava intimidita. Pareva addirittura non risentire delle parole utilizzate dal ragazzino.
«Non mi metti paura, Shin, so benissimo cosa sei e la cosa non mi infastidisce minimamente.» detto ciò, si inginocchiò accanto a lui e chinò lentamente il capo in maniera rispettosa. «Io sono Togashi Eiko, è un onore poterti conoscere, ora che sei finalmente cresciuto.»
«Non è lo stesso per me.» sibilò lui. sapeva che quella ragazzina non poteva essere altri che la spia inviata da suo padre per controllarlo.
«Non è comportandoti così che mi allontanerai.»
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡à
FantasyPRIMO CAPITOLO DELLA SAGA Il Giappone è una terra antica, fatta di onore, di sacrificio, di uomini valorosi disposti a dare la loro vita per difenderla. Eppure, non tutti sanno, che è anche un luogo in cui gli Yokai abbondano: demoni, esseri malevol...