🌸 9(Parte II/II)

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  Heian Kyō  

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  Heian Kyō  

Durante l'ultimo giorno dell'Obon Matsuri l'intera Heian Kyōera in costante fermento. Tutti si preparavano per la cerimonia del Gozan no Okuribi, e persino Kotori non stava più nella pelle. Voleva ammirare quei cinque monti infiammarsi nel cielo notturno e, cosa ancora più importante, voleva rivedere Nobu e Ryo. Erano gli ottimi presupposti per un giorno perfetto, nessun brutto pensiero, nessuna preoccupazione, eppure la sua mente era in costante subbuglio.

La ragazza sferrò un colpo diretto al tronco possente di uno dei grandi alberi del suo giardino con l'Uchigatana, tanto forte da creare una spaccatura su di esso. La lama estremamente ricurva si era incastrata e la ragazza dovette tirare con tutte le sue forze per provare a sfilarla. Suo malgrado, ebbe il solo effetto di cadere rovinosamente al suolo.

Kotori fece per riprendere la spada, ma la voce di Kosaki le arrivò alle orecchie, melodiosa come il canto di un usignolo.

«Diamine...» pensò, stringendo fra le mani l'impugnatura, forse per reprimere l'istinto di andare da lei e tirarle dei ceffoni in pieno viso.

Il motivo era semplice e risaliva a pochi giorni prima, precisamente il primo giorno dell'Obon: Kotori era uscita di casa con i suoi genitori, ma Ichiro non era andato con loro, preferendo trascorrere la giornata con i suoi amici e lasciandola a fare da terzo incomodo fra Minari ed Eijiro. La ragazza aveva ovviamente retto per poco la situazione, e aveva finito col distaccarsi dai suoi proprio nei pressi del fiume Kamo. Si era recata verso le sponde, per specchiarsi e respirare un po' d'aria fresca senza avere idea che, di lì a poco, i suoi occhi avrebbero registrato l'immagine di Kosaki stretta fra le braccia di un altro uomo.

Un uomo che non era Ichiro.

Senza sapere a quale forza divina avesse fatto appello, Kotori aveva deciso di trattenersi ma, quel giorno, non gliel'avrebbe fatta passare liscia. Dovevano solo arrivare al Kiyomizu dera, e poi l'avrebbe avuta tutta per sé, anche a costo di strapparla dalle mani di Ichiro. Non poteva permettere che per colpa sua il disonore ricadesse sul fratello maggiore.

«Kotori?» la chiamò suo padre, sfilandole la spada di mano per poi conficcare la punta nel terreno. «Vatti a preparare, tra poco usciamo e tu sei ancora...»

«Perché Kosaki è qui?» lo interruppe la giovane, la cui voce era notevolmente più matura, passandosi un braccio sopra il volto sudato e stremato dall'allenamento.

«Verrà con noi al Kiyomizu dera, pensavo di avertelo detto.»

«No, non lo avete fatto.» sibilò la ragazza, che non stava tentando minimamente di nascondere il suo disappunto, cosa di cui Eijiro si rese immediatamente conto.

«Qual è il problema?» le chiese, tentando di capire quale fosse la causa del fastidio provato dalla figlia nei confronti di quella ragazza.

«Il problema è Kosaki. Non è come sembra... È una falsa!» sbottò la Shinigami, ad alta voce, come se non avesse timore di farsi sentire. Avvertiva il nervosismo corroderle le viscere e torcerle lo stomaco, ne aveva abbastanza di dover stare in silenzio e ignorare quella terribile verità.

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡àDove le storie prendono vita. Scoprilo ora