Keiji sorseggiava tranquillamente sakè all'interno della sua nuova abitazione personale, fatta costruire proprio nel quartiere più alto di Isao, da cui poteva godere della vista di tutta la città.
In quell'istante, però, del panorama gli interessava poco e niente a causa della presenza di piccole e affusolate mani, che lo stavano coccolando e accarezzando.
Keiji sospirò felicemente, lasciandosi alle spalle tutti i brutti ricordi dei momenti passati a Uji, con la paura continua che Moe tornasse dal luogo in cui si era ritirata in solitario per sottrargli il Dominio di mano. Quei tempi erano finiti e una nuova vita si era aperta davanti i suoi occhi, una vita fatta di potenza e importanza.
Era uno Shinigami Reale, oltre che un Nobile, alla capitale nessuno avrebbe mai più potuto contestarlo e lui non avrebbe mai avuto nulla da temere.
Certo, a parte le disgrazie che un uomo del suo rango avrebbe dovuto fronteggiare, ma non aveva timore degli Yokai. Quelli, erano davvero l'ultimo dei suoi pensieri.
«Keiji-dono.» Lo chiamò una delle serve che aveva da poco fatto assumere, venuta a irrompere proprio nel momento in cui le mani delle ragazze si erano accinte nello sbottonargli la casacca per liberare il suo petto dalla stoffa pregiata. «Kajitani Shiba chiede di vedervi con assoluta urgenza, lo faccio entrare?»
Keiji annuì distrattamente, scrollandosi di dosso la presa di quelle due ragazze e facendo loro cenno di andarsene. Non avrebbe potuto abbandonarsi ai piaceri della carne quando, all'interno del corridoio, si celava niente meno che l'erede al trono di Isao.
Si allacciò la fascia della casacca in vita e versò il sakè in due bicchieri, pronto ad accogliere il suo più grande alleato in quella stanza spoglia. Solo un tavolinetto basso era posizionato al centro di essa, attorniato da dei cuscini bluastri. Dietro la sua schiena, le ante scorrevoli erano state lasciate aperte e da esse si riusciva a scorgere in che maniera la nebbia del monte Fuji fosse scesa sulle vie affollate della città, mandando in confusione coloro che si affrettava a rifugiarsi nelle proprie case.
«Oyasumi, Keiji.» La voce profonda di Shiba imperversò come di consuetudine all'interno della sala, osando rivolgersi a lui senza onorifico a causa dell'elevata confidenza che avevano ormai acquistato. «Avresti potuto farle restare, quelle due: erano abbastanza avvenenti da scatenare in me emozioni recondite.»
Lo Shinigami Reale sollevò lo sguardo davanti alla risata che si propagò dalle labbra di Shiba che ora camminava all'interno della sua stanza avvolto in stoffe viola e arancioni. «Oyasumi, Shiba. Ti aspettavo per cena, insieme alla tua promessa sposa.»
Lui scosse la testa, lasciando che alcune ciocche, sfuggite alla lunga coda di capelli castani, gli ricadessero sul viso dai tratti particolari e marcati. La pelle liscia era stata preservata dalle cicatrici, gli occhi a mandorla osservavano ogni singolo dettaglio con estrema attenzione, il corpo slanciato e muscoloso gli avrebbe concesso una grande forza e resistenza in battaglia. I venticinque anni apparenti, che continuava ad ostentare per merito dell'Aranill, non lo sminuivano in alcun modo.
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡à
FantasyPRIMO CAPITOLO DELLA SAGA Il Giappone è una terra antica, fatta di onore, di sacrificio, di uomini valorosi disposti a dare la loro vita per difenderla. Eppure, non tutti sanno, che è anche un luogo in cui gli Yokai abbondano: demoni, esseri malevol...