🌸 16 (Parte I/II)

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(Qui sopra un audiolettura di una parte del primo spezzone del capitolo❤️)

Minari era tornata a casa più tardi del previsto: quando era uscita fuori dal portale si era resa conto che doveva essere passata già da un pezzo la mezzanotte. Nonostante il suo impegno, non era riuscita a rendere quella visita meno lenta di quanto si aspettasse.

Il suo nome era conosciuto a Isao e molte vecchie conoscenze si erano fatte vive, pretendendo di scambiare due chiacchiere con la Shinigami, prima che quest'ultima riuscisse anche solo a entrare all'interno della biblioteca di Yuji Sato.

La donna si avviò in direzione della casa, salendo i gradini d'entrata e notando le porte d'ingresso spalancate. Qualcuno doveva aver dimenticato di chiuderle, qualcuno che avrebbe sicuramente rimproverato.

Scosse la testa prima di entrare all'interno della Buke-Zukuri, trovando ad accoglierla un silenzio surreale e terribilmente pesante. Chiuse le porte dietro di sé e aggrottò le sopracciglia, avvertendo una sensazione per niente positiva attorcigliarle lo stomaco.

Cominciò a camminare lentamente per quel corridoio stretto e silenzioso, guardandosi intorno con occhio vigile. Le porte delle camere erano tutte chiuse, a eccezione di quella della figlia. Dalla sua stanza, proveniva una luce fievole e un terribile fetore che Minari avrebbe riconosciuto fra mille altri odori: sangue.

Strinse la mano sulla Katana e la sfoderò lentamente, facendo qualche altro passo prima di avvertire un singhiozzo talmente disperato da ridurle il cuore in mille pezzi. I lamenti che si stavano propagando dalle labbra della secondogenita furono sufficienti a farle capire che qualcosa fosse senza dubbio successo.

Qualcosa di immensamente peggiore di quanto osasse immaginare.

Corse verso la camera di Kotori, affacciandosi con tutta la forza che ora la pervadeva. Qualsiasi cosa avesse trovato al di là di quelle porte, avrebbe difeso la sua bambina. Ma, ormai, era troppo tardi. Lo scempio si era ormai consumato e lei non aveva potuto far niente per evitarlo.

I suoi occhi color castagna intravidero subito la presenza dei tre cadaveri all'interno della camera, immersi in una pozza di sangue talmente larga d'aver imbrattato i tatami.

Il corpo esanime di Nagisa occupava un angolo, con gli occhi vitrei e un coltello ficcato nella tempia. Priva di vita, priva di luce, priva di qualsiasi altra cosa che l'avrebbe potuta contraddistinguere dagli altri.

Minari non riuscì a parlare, il suo sguardo stava passando in rassegna gli altri due corpi maschili, che non erano null'altro se non sacchi di carne senza vita. La Shinigami si avvicinò alle membra esanimi di quello che aveva riconosciuto, trovando conferma ai suoi dubbi. Era proprio Hiroto, con il petto unto di sangue e gli occhi spalancati e avvolti dal tipico pallore della morte.

Un altro singhiozzo attirò la sua attenzione, facendole sollevare lo sguardo in direzione di una Kotori che non aveva mai visto prima. Tutta la sua gioiosità era stata estirpata, il suo sorriso cancellato e la sua voce corrotta da lacrime che non le permettevano neanche di respirare.

Minari strinse i pugni, sentendo il manico della spada premere contro la sua stessa mano. Aveva timore persino ad avvicinarsi e chiederle cosa fosse successo, il solo pensiero che il suo corpo fosse stato ridotto in quella maniera da quei due balordi era sufficiente a farle ardere il cuore di rabbia.

«Kotori...» la chiamò la donna, a bassa voce, avanzando lentamente verso la figlia che, non appena la vide, si strinse di più contro il muro, quasi volesse scomparirci dentro. «Kotori, non ti farò del male.» ritentò.

La ragazza si sollevò goffamente in piedi, stringendosi le vesti della camicia da notte sul petto con una mano. Le lacrime continuavano a colarle dal viso sul collo, il sangue le impregnava le stoffe bianche e, nella destra, la sua Katana gocciolava di sangue. «Non... non ti avvicinare...»

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡àDove le storie prendono vita. Scoprilo ora