(Ryo nella foto in alto)
«Quindi Kyoden-sama ha ben deciso di farti faticare.» sorrise Kotori, che fino a quel momento si era trovata in perfetta sintonia con Ryo. La loro discussione era stata ricca di argomenti nuovi e non c'era mai stato un attimo di silenzio.
«Sì, non pensare che sia stata una passeggiata, però! Cominciavamo al mattino e concludevamo verso la sera, durante i giorni peggiori. Per un periodo le mie mani sono state indurite dai calli che si formavano a causa della gran quantità di armi a cui ci ha abituato.» spiegò Ryo, osservandosi il palmo ora roseo della mano destra.
Kotori sollevò la propria, di mano, molto più piccola e non ancora deturpata dei fastidiosi calli lasciati dalle armi. «Anche mia madre mi diceva di non fossilizzarmi solo sulla Katana, ma, a differenza di Kyoden-sama, lei mi faceva oliare le mani con un unguento profumato, per ammorbidire la pelle dopo l'allenamento.»
«Beh, è più che naturale, sei una ragazza d'altronde... quella è la cascata Otowa?» domandò Ryo, notando in lontananza due massicci pilastri di pietra che sorreggevano una struttura grigia e imponente. Le persone facevano la fila pur di dissetarsi con l'acqua sacra che sgorgava dalle sottili fenditure, da cui zampillavano rigoli cristallini.
«Sì, ti va di bere un po' di quell'acqua? È da anni che aspetto di farlo.» Kotori si affrettò a scendere gli ultimi gradini della rampa di scale che avevano imboccato, per poi mettersi in fila. «Da quale dei tre corsi berrai?»
Ryo guardò i rivoli d'acqua, afferrando un particolare contenitore di bambù, costituito da una piccola ciotola leggera da cui partiva un lungo e sottile manico che permetteva di riempirla senza doversi sporgere troppo. «Quello della salute. Sono sicuro che mio fratello avrebbe fatto lo stesso. Tu, invece?»
Kotori prese la stessa ciotola e la protese verso la cascata della saggezza, sperando che, una volta ingerita l'acqua, avrebbe potuto vantare un'arguzia maggiormente spiccata, lasciando da parte i suoi inutili atteggiamenti da bambina.
«Quella della saggezza. sono stufa di sentirmi dare dell'immatura...»
Ryo si limitò a sorridere, lasciando che la dolce e fresca acqua bagnasse le sue labbra secche a causa della calura. Rivolse un ultimo pensiero a Yukiteru e lasciò andare l'oggetto insieme agli altri, continuando a camminare per quel tempio che sembrava quasi non finire mai.
Lui e Kotori cominciarono di nuovo a parlare, ma, stavolta, qualcosa turbò la loro conversazione non più vivace come prima. Ryo si rese conto che la giovane si guardava intorno freneticamente, i suoi occhi si spostavano da una parte all'altra del tempio con velocità, quasi stesse cercando qualcuno che non riusciva a trovare da nessuna parte.
«Kotori, ti stai annoiando?» le domandò ad un certo punto, attirando la sua attenzione su di lui. «Perché, se è così, ti basterebbe solo dirmelo...»
«No, non è così.» si giustificò lei, incrociando le braccia sopra l'obi stretto al di sotto del seno per niente prosperoso. «Il punto è che...»
«Che?» Kotori si voltò verso di lui, incrociando il suo sguardo inquieto e preoccupato. Provò una grande tenerezza nei confronti di Ryo, che stava solo tentando di farla divertire, mentre lei era impegnata a cercare Kosaki in lungo e in largo senza riuscire a trovarla. Si chiese se fosse giusto renderlo partecipe dei suoi sospetti e se, nel caso, lui l'avrebbe ritenuta strana. Alla fine, decise che sarebbe stato meglio confidargli le sue paure invece di restare in silenzio facendo la figura della stupida.
Lo afferrò per il polso e lo trascinò accanto alla Torre Campanaria, l'unico posto appena isolato del Kiyomizu Dera. Dei pali di legno sostenevano l'intera semplice struttura, al di sotto della quale pendeva una pesante campana di bronzo.
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡à
FantasyPRIMO CAPITOLO DELLA SAGA Il Giappone è una terra antica, fatta di onore, di sacrificio, di uomini valorosi disposti a dare la loro vita per difenderla. Eppure, non tutti sanno, che è anche un luogo in cui gli Yokai abbondano: demoni, esseri malevol...