Kotori danzava leggiadramente, senza lasciarsi ostacolare dalla gonna stretta del Kimono e brandendo elegantemente il ventaglio avanti e indietro.
Stava ballando una delle danze popolari degli Shinigami, che rappresentava le leggende che la madre le aveva raccontato durante le loro cene solitarie. Eppure, la mente della ragazzina era lontana anni luce dai racconti di Minari, concentrata in verità sul comportamento avuto quella mattina con Ryo.
Quando il ragazzo aveva finito di mangiare e si era ritirato per riposare, Nobu le aveva raccontato cos'era realmente successo in missione, facendole sprofondare il cuore in una pozza di fango e vergogna da cui non era riuscita a tirarsi fuori.
Non era stata per niente cortese, ma quello che più le dava noia era il fatto che non avesse nemmeno avuto il coraggio di scusarsi.
Roteò su se stessa, facendo finta di poggiare la mano sulla spalla di un secondo ballerino immaginario, senza notare la figura nascosta di Ryo che la fissava attraverso le fessure delle due porte scorrevoli, incantato dalla grazia che quella fanciulla stava dimostrando di possedere.
Suo malgrado, dovette allontanarsi prima di poter vedere la fine di quel balletto. Aveva sentito dei passi avvicinarsi, e non voleva che qualcuno lo sorprendesse a spiare Kotori come avrebbe fatto un qualsiasi losco figuro in giro per Heian Kyō.
Indietreggiò e scomparve nuovamente nella sua stanza, decidendo di riposare un altro po', mentre Eijiro si avviava lungo il corridoio deciso a parlare con la figlia minore.
Kotori non si accorse della presenza del padre al di là delle porte di carta di riso, continuando a compiere leggiadri passi all'interno della stanza vuota che lei e sua madre utilizzavano per la danza.
Cercò di non distrarsi, sapendo che quello era il momento dei passi più difficili. Saltò leggermente in aria e lasciò andare il ventaglio, allungando l'altro braccio per prenderlo, ma i suoi occhi, invece di concentrarsi sull'impugnatura dell'oggetto, si scontrarono con quelli del padre.
Il ventaglio cadde al suolo, sfiorando la sua mano tesa per afferrarlo.
Le guance della ragazzina si tinsero di rosso a causa della vergogna che le era caduta sulle spalle come un macigno: non avrebbe mai voluto che Eijiro la sorprendesse nel danzare un ballo in cui non era ancora abbastanza pratica.
«Otōsama...» borbottò Kotori. Una parte di lei avrebbe voluto abbracciarlo, affondare il viso sul suo petto muscoloso e non pensare più a niente, ma l'altra avrebbe voluto tenergli il broncio per essere entrato di scatto. Nel dubbio, si limitò ad abbassare rigorosamente il capo, senza ostentare troppo la sua felicità. «Siete tornato, sono così felice.»
«Eppure non mi abbracci come fai sempre, Kotori-chan.» Eijiro si abbassò velocemente, afferrando il ventaglio di carta sotto i suoi occhi spalancati.
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡à
FantasyPRIMO CAPITOLO DELLA SAGA Il Giappone è una terra antica, fatta di onore, di sacrificio, di uomini valorosi disposti a dare la loro vita per difenderla. Eppure, non tutti sanno, che è anche un luogo in cui gli Yokai abbondano: demoni, esseri malevol...