🌸 19(Parte II/II)

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Subito dopo, un fischio acuto si propagò nelle orecchie degli Shinigami. Un rumore talmente fastidioso e doloroso da farli cadere in ginocchio, incapaci di compiere qualsiasi movimento. Nemmeno le mani poste sulle orecchie riuscirono a impedire a quel suono letale di raggiungerli, prosciugandoli delle forze necessarie per continuare a lottare. 

«Hideaki!» lo richiamò Kyoden, facendo appello a tutte le sue forze. Lo afferrò per il bavero della casacca e lo avvicinò al suo viso con uno strattone. «Che diamine stai combinando?!»

L'uomo lo strattonò con facilità, osservandolo inginocchiarsi al suo cospetto come se fosse stato solo un misero suddito che rende i propri omaggi al sovrano. Lo guardò pregustando il momento in cui, ne era sicuro, lo sarebbe diventato. «Solo una dimostrazione della mia potenza, Kyoden.» i suoi occhi si puntarono in direzione degli spalti, la sua espressione si fece seria mentre chiamava a sé i suoi due esorcisti con un tono irremovibile. «Eiko! Zeno!» 

I due fratelli aprirono gli occhi, sollevandosi dalla panca su cui erano seduti nello stesso istante. Cominciarono a percorrere mano nella mano i gradoni che li avrebbero condotti al centro dell'arena, continuando a mormorare parole antiche che nemmeno il Sommo Sacerdote riusciva a comprendere. 

Sembrava quasi che stessero richiamando qualcuno, o meglio, qualcosa, che avrebbe portato solo disordini e scompiglio. Qualcosa che si mostrò in tutta la sua ferocia pochi secondi dopo il suo arrivo all'interno dell'Arena. 

Fu allora che due grandi mani scheletriche si poggiarono sulle mura di pietra, a fare da sostentamento a un corpo privo di pelle e cosparso da ossa marmoree grandi e imponenti. Le orbite vuote di quell'essere osservavano la gente con l'enorme bocca umana spalancata e piena di denti bianchi  pronti a macchiarsi del sangue di cui si sarebbe cibato di lì a poco. 

Kotori lo osservò con gli occhi spalancati, la consapevolezza dell'impossibile che diventava possibile fece preda il suo corpo, immobilizzandolo.

Aveva studiato abbastanza per sapere che quell'essere, che ora si stagliava di fronte a lei, non era altro che un Gashadokuro. Un enorme scheletro nato dalla morte di centinaia di uomini, uno Yokai che si divertiva ad ammazzare le proprie vittime cibandosi del loro sangue e staccando loro le teste con l'ausilio dei denti.

Le sue mani, premute a stento contro le orecchie, scivolarono lungo i fianchi proprio nello stesso istante in cui dalle fauci dello scheletro si propagò un urlo pregno di dolore e rassegnazione. 

Lo stesso urlo lanciato da tutte le vittime che aveva inglobato il suo corpo in punto di morte. 

Bastò quel suono atroce a provocare un'improvvisa e violenta folata di vento che fece perdere l'equilibrio a Ryo. Quest'ultimo avanzò a stento, le sue caviglie cedettero, facendolo cadere morto contro il corpo di Kotori, che riuscì ad afferrarlo seduta stante. 

Si inginocchiò a terra per sorreggere il peso del ragazzo, mentre avvertiva provenire dagli spalti altre urla di spavento lanciate dalla gente che, solo in quel momento, avevano realizzato l'effettiva presenza di uno Yokai del genere. 

Mei aveva osservato la scena stupefatta prima che Eijiro la riparasse dietro il suo corpo, teso e rigido. Nobu si era sollevato dalla panca, camminando velocemente in direzione delle gradinate che lo avrebbe condotto verso Kotori e Ryo nel minor tempo possibile, mentre Ichiro combatteva contro il dolore che continuava a propagarsi sempre di più all'interno della sua testa. 

Persino le espressioni degli Shinigami Reali erano mutate, cosparse da quello che sembrava essere un terrore che non avrebbero dovuto azzardarsi a mostrare in una situazione del genere. 

Il Gashadokuro sollevò un braccio, ansimò rumorosamente e fece per calare la propria mano scheletrica sugli abitanti, ma, improvvisamente, Eiko e Zeno sollevarono a i loro arti superiori in direzione dello Yokai. 

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡àDove le storie prendono vita. Scoprilo ora