Mese Mutsuki, 1448
Arinori giaceva addormentato sul futon a causa dell'ingente quantità di sonnifero che Saki gli aveva somministrato durante la cena. Abbastanza gocce da farlo dormire per due giorni interi, in modo da permettere loro di disperdere le tracce.
Ryo aspettava la madre e il fratello all'esterno della capanna, osservando le sottili goccioline di pioggia ricadere davanti i suoi occhi spenti e affaticati. L'aria ghiacciata aveva ammortizzato il dolore che le ferite sulla schiena inferte da quella bestia di suo padre gli provocavano.
Il ragazzo aveva sempre avuto la lingua lunga, molte volte non aveva saputo resistere dal lanciare grida e urla contro quell'uomo che pretendeva di essere chiamato Otousama.
Quella volta, non si era ribellato alle sue percosse solo perché sapeva che non lo avrebbe rivisto mai più.
Il giovane chiuse gli occhi, dello stesso colore del cielo che stanziava sopra la sua testa, e cominciò a cantare. Era rannicchiato su se stesso, per evitare di disperdere il calore del suo corpo, e intonare una canzone avrebbe solamente allietato quella serata deprimente.
«Maware maware maware yo, mizuguruma maware. Mawatte ohi-san yonde koi, mawatte ohi-san yonde koi...» quella canzone l'aveva sentita durante uno dei suoi solitari pomeriggi, da una dama dalle vesti di seta, che la intonava accompagnata dalla musica di un Koto. Proveniva dalla capitale, dal luogo in cui sarebbe andato a vivere. «Tori, mushi, kemono... Kusa, ki, hana. Saite miyoute shinda to te, umarate sodatte shinda to te. Kaze ga fuki, ame ga furi...» ogni volta che pronunciava una strofa, nuvolette di condensa si innalzavano dalle sue labbra screpolate.
La sua nenia venne interrotta dalla figura di Saki. La donna aveva aperto la porticina della capanna ed era uscita allo scoperto in compagnia di Yukiteru che, sebbene fosse debole, riusciva comunque a reggersi in piedi.
«Ryo-kun, dobbiamo andare...» mormorò a voce bassa, temendo di svegliare il marito.
Il ragazzo annuì, sollevandosi debolmente da terra e lasciandosi adagiare un caldo mantello sopra le spalle.
I tre fuggiaschi si introdussero nelle vie anguste della cittadina fino ad arrivare al centro città, dove due carovane, ricolme di viaggiatori avvolti in calde vesti di lana che li ricoprivano da testa a piedi, attendevano come loro la partenza.
Ryo notò la madre fare un cenno al comandate della carovana che, distrattamente, le permise di passare. Saki lo aveva pagato racimolando per tre anni i soldi che il suo primogenito aveva rubato agli abitanti benestanti di Otsu.
La famiglia Nakamura faticò per trovare un posto libero in mezzo a quel rettangolo di legno affollato da gente di tutti i tipi; dei deboli pilastri si innalzavano ai lati in modo da sorreggere un tetto approssimativo che li avrebbe protetti dalla pioggia.
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𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡à
FantasyPRIMO CAPITOLO DELLA SAGA Il Giappone è una terra antica, fatta di onore, di sacrificio, di uomini valorosi disposti a dare la loro vita per difenderla. Eppure, non tutti sanno, che è anche un luogo in cui gli Yokai abbondano: demoni, esseri malevol...