🌸 21 (Parte I/II)

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(Sì, sempre Eijiro ^^)

Nonostante il fresco venticello notturno trapelasse attraverso le serrande, Minari non riusciva a dormire. 

Si era rigirata troppo quella sera, alla ricerca un sonno che non si decideva a renderla preda. Eppure lei, preda, lo era già diventata, ma di un altro sentimento, molto più temibile e odioso: la paura. 

Quest'ultima stava rendendo quelle ore serali impossibili da sopportare. La opprimeva, non scivolava via dalle sue carni, mentre invece non sfiorava neanche lontanamente la tranquillità di suo marito, immerso nella beatitudine portatagli dal sonno.

Per evitare di svegliarlo, Minari scalciò via le coperte e fece per sollevarsi dal letto. Prima che riuscisse a mettersi in piedi, però, sentì la mano di Eijiro posarsi sopra la sua coscia e la sua voce bassa raggiungerle le orecchie. 

«Dove stai andando?» le domandò, lasciando che qualche lunga ciocca di capelli ricadesse sopra i suoi occhi languidi e umidi. 

Minari sorrise, ricordandosi quanto il marito fosse sempre stato particolarmente sensibile agli spostamenti. Posò le dita sopra le sue nocche e cominciò a percorrerle leggermente. «Volevo prendere un po' d'aria... non riuscivo a dormire.»

«Perché?» domandò ancora lui, sedendosi sui materassi morbidi per poi passarle un braccio nudo intorno alle spalle coperte dalla stoffa bianca della camicia da notte. 

Minari riprese lentamente fiato, decidendo allora di esternargli a parole le sue inquietudini. Non sarebbe mai riuscita a mentire, non con lui. «Ho paura, Eijiro. Continuo a pensare a domani, al momento in cui ci lascerai per chissà quanto tempo e... non riesco a sopportarlo... per quanto io ci provi...»

Il Samurai le passò una mano fra le lunghe ciocche corvine, lasciando ricadere le dita al di sopra della spalla di lei, per poi stringere la seta della veste che indossava. «Minari, ti ho promesso che tornerò sempre da te. Non importa quanto difficile possa essere. Abbi fiducia...»

La donna scosse la testa, avvertendo le lacrime pizzicarle gli occhi come ad avvisarla che di lì a poco il pianto avrebbe preso possesso del suo corpo. Non era colpa sua, ma sapeva perfettamente quanto pensare ad Eijiro lottare all'interno di un campo di battaglia potesse nuocerle, annullando tutta la calma e la tranquillità che aveva conquistato a stento.

«Ho fiducia, ma... a volte la paura è più forte...» ammise, con voce fievole, prima di sentire le labbra del marito premere sulle sue e il proprio corpo venire sospinto sopra i materassi del Futon. 

Forse, fu proprio quel bacio a rendere Minari vittima di un'imboscata che il marito le aveva teso in quello stesso istante. Quando avvertì le mani di Eijiro allargarle la veste fino a tirarle lontano dal suo corpo, capì di essere divenuta la sua preda. 

Fu inutile cercare di chiamarlo, le sue labbra si muovevano velocemente e la sua lingua aveva coinvolto quella di lei in una danza frenetica e totalmente imprevedibile che aveva portato Minari a sentire la passione e il desiderio crescere all'interno del suo corpo rigido. 

Le mani della donna si mossero da sole, privando il marito di tutto ciò che gli era rimasto addosso, per poi percorrere leggermente la sua schiena con le dita. Una schiena ruvida, solcata dalle mille cicatrici che andavano a testimoniare le innumerevoli battaglie a cui aveva preso parte. 

Si baciarono e si sfiorarono per un periodo di tempo che parve infinito, finché Eijiro non si allontanò dalle sue labbra per cominciare a solcare con la bocca umida la carne chiara del suo corpo. Prima passò sul collo, fino ad arrivare al petto e impossessarsi dei suoi seni.

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡àDove le storie prendono vita. Scoprilo ora