🌸 6 (Parte II/II)

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Faceva sempre più freddo e, nonostante il calore emanato dai corpi di Saki e Ryo, Yukiteru continuava a peggiorare

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Faceva sempre più freddo e, nonostante il calore emanato dai corpi di Saki e Ryo, Yukiteru continuava a peggiorare. La tosse scuoteva il suo corpo indebolito, le borse violacee sotto gli occhi spiccavano sulla carnagione giallastra e le sue palpebre si abbassavano costantemente.

«Non addormentarti, Yuki-chan, vedrai poi... quanto sarà bellaHeian Kyō.» gli disse Saki, carezzandogli i capelli. «Rimani con gli occhi aperti. Mi hai capita?»

Ryo osservò il suo fratellino annuire e la madre sorridere tristemente. Era inutile che provasse a nasconderlo: anche lei era consapevole del fatto che Yukiteru non ce l'avrebbe fatta.

Eppure entrambi, stretti nel loro abbraccio, continuavano a parlargli, terrorizzati dall'idea che, se avesse chiuso gli occhi, non li avrebbe riaperti mai più.

Ryo strinse la mano della madre, guardandola preoccupato e cercando in lei un appiglio e una consolazione che, come sempre, trovò. Saki gli sorrise, carezzandogli con il pollice le nocche biancastre.

«Andrà tutto bene, Ryo-kun... Vedrai.»

«Ti credo, Okaasan...» mormorò il ragazzo, venendo interrotto dall'ennesimo colpo di tosse che si propagò dalle labbra del fratellino.

Era ormai da più di un'ora che il suo malessere disturbava i passeggeri, i quali, dalla compassione, erano passati all'astio. Si lamentavano sottovoce, rivolgendo loro occhiate minacciose che Ryo sopportava a malapena.

«Insomma! Non fa altro che tossire, qui vorremo dormire!» sbraitò un uomo, coperto da una pesante pelliccia sulle spalle curvate.

Saki fece per parlare, ma Ryo l'anticipò, usando un tono che non gli avrebbe portato niente di buono. «Non tutti possediamo una calda veste, quindi non lamentarti e ringrazia i Cieli per quello che hai.»

«Chi ti credi di essere per parlarmi in questo modo saccente, ragazzino?» sputò l'uomo, attirando l'attenzione dei presenti.

Ryo sentì la mano di Saki stringersi sul suo braccio, come ad ammonirlo, ma lui la ignorò. Non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa, mai più. «Nessuno, esattamente come lo sei tu. Ora taci, non ho voglia di ascoltare le parole di un grasso buzzurro quale sei.»

A quelle parole, l'uomo fece per allungare un braccio nella sua direzione, pronto a mollargli un ceffone sulla guancia, ma la sua azione venne bruscamente interrotta da qualcosa di ben peggiore: la loro condanna a morte.

Tutto accadde così velocemente che Ryo nemmeno se ne rese conto.

Il carro incappò in una buca e i cavalli persero l'equilibrio, cadendo rovinosamente al suolo e trascinandosi dietro il mezzo di trasporto.

Saki lanciò un urlo, afferrando entrambi i figli e mettendosi sotto di loro in modo da far avere ad entrambi un atterraggio morbido. Ryo si strinse al Kimono sdrucito che aveva indosso la madre, avvertendo l'impatto sordo dello schianto e le grida terrorizzate della gente.

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝑂𝑠𝑐𝑢𝑟𝑖𝑡àDove le storie prendono vita. Scoprilo ora