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Sono stretto nella morsa del braccio di un criminale, mi tiene stretto per il collo, mi tiene saldamente, altri due per le braccia e cerco di respirare, annaspando.
Ho le mani legate dietro la schiena, tento invano di liberarmi, ma sono in ginocchio e mi costringono a guardare impotente lei, la mia bellissima moglie Julie.
Lei implora pietà al suo aguzzino piangendo disperata, mi sta crollando il mondo addosso.
È costretta a stare in ginocchio anche lei, davanti a lui, legata e imbavagliata.
La guarda in modo glaciale, impassibile, senza pietà ignora le sue richieste e il sangue mi ribolle nelle vene.
Continua a puntarle la pistola alla testa, mi dimeno ancora per liberarmi ma non ci riesco e grido a quel mostro di lasciarla andare.
Si volta lentamente e mi guarda negli occhi, sorride beffardo, mentre continuo a gridargli contro e poi spara quel fottuto colpo a bruciapelo in piena fronte, mentre l'altro la tiene forte per i capelli.
La lascia andare e cade a terra esanime, con gli occhi ancora pieni di lacrime e il viso bagnato.
«Julie!» Grido forte, mi dimeno più forte, con tutta la forza che ho, ma il dolore mi spezza in due e le forze mi abbandonano.
Poi il criminale punta la pistola verso di me, si avvicina e spara, colpendomi ad una spalla, ormai non sento più niente, non vedo più niente.
Un altro colpo in piena fronte anche per me e il suono agghiacciante si propaga e rimbomba in un'eco assordante.

Apro gli occhi di scatto, è sempre lo stesso incubo, sempre la stessa scena ricorrente, la stessa condanna che si ripete ogni qualvolta voglio nascondermi e restare solo.
Sono un'anima persa, ho rifiutato di seguire la luce per mettere in pratica la mia vendetta e vago per questa città senza una meta.
Sono invisibile alla vista di chi guarda ma non vede e all'udito di chi ascolta ma non sente.
È un vantaggio per me, i miei nemici mi passeranno accanto, ignari della mia presenza e il mio nome, Mark Chesterfield, è stato inghiottito dall'oblio, come me e alla possibilità di tornare ancora in carne ed ossa.
Ero un immortale e avrei potuto avere tutto.
Libertà. Fama. Soldi. Ricchezza. Donne. Il mondo intero.
Ma mi sono innamorato e il destino aveva scelto lei per me, l'unica donna che in secoli di di vita al limite, era riuscita a domarmi, a conquistare quella parte di me che non avrei mai creduto di avere.
Per merito di una pallottola firmata 'atto criminale' è morta, per colpa mia e la mia punizione sarà eterna.
Non ho più un cuore, quel cuore che avevo donato a lei si è spento per sempre.
Non esiste più nessuna emozione da provare e donare, nessun legame, quel giorno sono morto definitivamente.
Sono condannato ad essere una specie di fantasma alla ricerca della verità per aver messo in pericolo una vita umana, la donna che amerò finché questa non-vita me lo permetterà.
Cammino in mezzo alla strada, annoiato da questo esistere, questo non essere, che dura da troppo tempo ormai, nel buio di questa notte inquieta.
Ad un tratto qualcosa mi distrae e mi fermo, i miei sensi sono in allarme, stranamente mi formicolano le mani.
Alzo gli occhi al cielo, scruto le nubi che si fanno più dense in un attimo e le gocce di pioggia toccano il suolo lentamente, sta per succedere qualcosa di insolito.
Nessun tuono, nessun lampo.
L'acqua scroscia furente all'improvviso e non è buon segno.
Un'auto arriva nella mia direzione, mi attraverserà e continuerà la sua corsa verso chissà quale destino.
È sempre più vicina, corre veloce e intravedo una donna alla guida, stranamente la sento.
Sento il suo dolore, il suo pianto, pare fugga da qualcosa o da qualcuno, il suo cuore pulsa ferito, le lacrime le scendono copiose sul suo viso, come la pioggia insistente.
"Ma che cazzo... " Penso stupito e perplesso, mi guardo le mani e velocemente tutto il resto del corpo, sono letteralmente una sagoma d'acqua.
"Ma cosa... " È tutto così strano.
Alzo la testa, qualcosa mi dice che non andrà affatto bene se non mi tolgo dalla traiettoria dell'auto e in pochi secondi è davanti a me.
«Cazzo!» Con un balzo mi sposto di lato, l'auto sbanda come se stesse evitando qualcosa.
Me?
"Possibile che mi abbia visto?" L'auto slitta sulla strada bagnata, scivola velocemente al lato opposto della carreggiata, sono impotente davanti a questa scena, non riesco a fare nulla.
Sento la sua paura, lei grida terrorizzata, ha perso il controllo dell'auto, poi lo schianto.
Un boato riempie l'aria e lei, non piange più, non la sento più soffrire.
Non riesco a credere che non sono riuscito ad evitare che accadesse e prendesse in pieno un albero.
Ormai è tutto finito, davanti ai miei occhi spalancati e porto le mani alla testa.
"Non è possibile!" Corro verso ciò che resta del mezzo, ci sono detriti ovunque.
Guardo la donna priva di sensi, il sangue le imbratta una parte del viso tumefatto, ha lineamenti delicati, lunghi capelli scuri ed è molto bella.
«Chi sei tu?» La guardo accigliato, non credo di conoscerla.
«Angel... » Un soffio, un nome sibilato in risposta, ma non è lei a parlare.
Mi volto di scatto mentre l'eco svanisce, per capire da dove provenga, ma non c'è niente, non c'è nessuno, solo il ticchettio della pioggia che lentamente si placa.
Non capisco.
Non mi era mai capitato prima.
Torno a guardarla, per tentare di capirci qualcosa e scorgo una catenina al suo collo, ha il simbolo dell'infinito come ciondolo che brilla.
Un tuono rimbomba forte nello stesso momento in cui lo sfioro e guardo il cielo, sarà una coincidenza o un segno del destino.
«Qui sento puzza di guai.»
Il rumore di una vecchia auto che si avvicina cattura la mia attenzione e si ferma, ma non voglio ancora andarmene.
«Oh mio Dio.» Esclama un uomo anziano, sceso in fretta dal suo pick-up arruginito e si avvicina di corsa, alzandosi il cappuccio sulla testa.
«Signora, mi sente?» Grida, ma nessuna risposta.
Avvicina la mano sotto il naso di lei, poi poggia due dita sul collo e attende qualche secondo, prende il telefonino dalla tasca dei pantaloni e chiama qualcuno.
«Tom, sono John. C'è stato un brutto incidente sulla statale verso nord. Una donna è finita con l'auto contro un albero.» Si tocca la fronte spaventato.
«Sì è ancora viva, il respiro è debole, ma c'è molto sangue. Fate presto!» È molto preoccupato e chiude la chiamata.
Minuti interminabili che passano lenti, la osservo, è immobile nella stessa posizione.
È pallida e mi chiedo da cosa fuggiva così disperatamente, ha l'aria stanca e triste.
Osservo il viandante che l'ha soccorsa, cammina su e giù, stringendosi nel suo k-way scuro, nell'attesa di aiuto, poi va di corsa alla sua auto e prende una torcia, l'accende e agita la luce verso i soccorsi che stanno arrivando con le sirene spiegate.
«Salve John! Ha notato cambiamenti?» Dice un paramedico all'anziano, seguito da altri due.
«Non si è mossa, ma ora è pallida.» Risponde triste e porta le mani alla bocca, scuotendo la testa.
«Ok, grazie John. Ora ci pensiamo noi.» Dice il paramedico con voce ferma ma l'anziano non si tranquillizza affatto.
«Forza venite qui! Dobbiamo spostare la donna.» Grida il paramedico ai vigili del fuoco.
Decido di allontanarmi, non è un posto tranquillo dove passare la notte. Cammino verso la camionetta dei vigili mentre loro mi sorpassano e mi trapassano di corsa.
È straziante vedere una persona che lotta tra la vita e la morte, persone che si occupano di anime da strappare dalle grinfie della 'signora' , combattono fino alla sconfitta o al trionfo, non voglio più guardare.
«È in arresto cardiaco. Defibrillatore, presto!» Grida agitato uno di loro, fanno il possibile per farla restare in vita.
Ho una strana sensazione, mi fermo e mi volto piano, quando sento un mormorio confuso e capisco.
Tentano più volte di far battere il suo cuore, ma non c'è più nulla da fare.
«Non ce l'ha fatta!» Mi dico dispiaciuto, guardando verso di lei, tutti si alzano sconvolti, mentre un raggio di luce scende ad illuminarla.
«Ecco! Sono venuti a prenderla.» Sorrido amaramente e rassegnato, ma all'improvviso la luce si ritira velocemente e scompare, davanti ai miei occhi attoniti.
Poco dopo lei si muove leggermente, fa un grande sospiro, ma non apre gli occhi.
«Oh mio Dio, guardate, respira!» Grida uno di loro sbalordito, indicandola col dito e gli altri si rituffano veloci ad aiutarla.
«Ma cosa sta succedendo?» Sono perplesso, mi avvicino a lei e vedo una piccola scintilla che percorre il simbolo dell'infinito che ha al collo, poi scompare, sono proprio curioso di sapere di cosa si tratta.
La caricano sull'ambulanza e salgo anch'io, mi siedo vicino a lei, questa situazione m'intriga, voglio capire chi è questa donna e cosa rappresenta quel simbolo che ha al collo.

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