Sono felice che Mark sia qui con me, mi piacerebbe vederlo, ma sto attenta a cosa penso, potrebbe leggere i miei pensieri.
Mi alzo da terra a fatica, la testa mi fa male e mi sento lo stomaco sottosopra.
Mi avvicino al lavandino e prendo un bicchiere d'acqua, ho anche la gola secca, ho bevuto molto alla festa.
Guardo l'acqua che scorre e sorrido, so benissimo come potrei riuscire a vedere Mark, sono curiosa di sapere com'è il suo vero volto.
Non ricordo quasi niente di ieri sera, ma sono sicura di aver sentito la sua presenza, che mi sia stato molto vicino, mi balenano in testa immagini vaghe di noi due insieme e sospiro.
"L'abbiamo fatto di nuovo?" Mi chiedo sbalordita e sorrido sfiorandomi le labbra con le dita, sento i brividi per tutto il corpo, piego la testa indietro e chiudo di nuovo gli occhi, sospiro ancora.
"Dove mi porterà tutto questo? Non avremo mai nè un presente nè un futuro e mi sta coinvolgendo troppo." Appoggio le mani al bordo del lavandino e guardo le gocce d'acqua che scivolano lentamente verso la bocchetta di scarico.
"Perché non può essere reale? Non so nemmeno se sia giusto o sbagliato ciò che succede, so soltanto che sto bene quando c'è lui, mi sento diversa e questo sinceramente mi spaventa." Scuoto la testa e tiro su col naso, la testa mi pulsa e sfrego la fronte con la mano.
"Devo ragionare, usare bene la testa e prendere assolutamente un'aspirina prima che questa testa mi scoppi." Riempio con l'acqua metà bicchiere, mi dirigo in bagno, frugo nell'armadietto dei medicinali e trovo ciò che mi serve.
Butto un paio di pastiglie nell'acqua del bicchiere e le guardo sciogliersi e creare bollicine, diventano sempre più piccole e il pensiero di Mark non mi abbandona.
"Non posso vivere così. Sono stata legata ad un uomo che me ne ha fatte passare tante, non posso diventare schiava anche di questo. Dovrei dedicarmi a me, essere migliore, una brava moglie e farmi rispettare da mio marito." Bevo metà del contenuto del bicchiere.
«Ma che diavolo mi prende stamattina?» Bevo il resto del medicinale e mi asciugo la bocca col dorso della mano, fissandomi allo specchio.
"Dio, sono un disastro orribile!" Sbuffo scocciata e mi sciacquo il viso, prendo velocemente l'asciugamano e lo tampono piano, torno a guardarmi allo specchio e il mio pensiero è ancora lo stesso.
«Angel.» Tempismo perfetto, chiudo gli occhi, mentre sobbalzo e sospiro.
«Mark.» Sorrido leggermente imbarazzata, guardo il lavandino, il cuore mi va mille, non voglio guardarlo, so che mi scioglierei come neve al sole e stringo l'asciugamano tra le mani.
«Come ti senti?» La sua voce è così sensuale da farmi accapponare la pelle.
«Bene, grazie.» Cerco di tenere le distanze, usando un tono serio, senza voltarmi, continuando a guardare in basso.
«Non direi.» Lo sento ridere e vorrei sprofondare sotto il pavimento.
«Ero preoccupato, hai esagerato troppo ieri sera.» Si preoccupa e mi rimprovera, m'irrigidisco.
«Ho esagerato troppo?» Mi giro di scatto, sono infastidita dalla sua affermazione, il mio sguardo scivola velocemente su tutta la sua figura, è stupendo.
«Sono quasi morta, mi stavo soltanto godendo la mia seconda opportunità!» Urlo gesticolando, ma la mia voce trema.
«Cosa? Hai fatto una cazzata, Angel!» Urla anche lui e si avvicina troppo.
«Una cazzata? Volevo soltanto divertirmi, me lo merito!» Gli urlo in faccia, lo fisso e il mio cuore accelera ancora.
«Non in quel modo Angel, non così!» Continua ad urlare anche lui, ha un'espressione adirata in viso.
«Che cosa ho fatto di tanto sbagliato?» Sono nera, ma come si permette?
«Hai scopato con tuo marito... » Sputa furioso e spalanco occhi e bocca, mi allontano di poco, stupita.
«Pensando a me.» Continua cambiando tono, abbassa la voce, le sue labbra tremano e fissa le mie.
«Sei geloso?» Sbotto col fiato corto.
«No, neanche per idea!» Rivela con tono duro.
Non so che dire, le sue parole mi feriscono, indietreggio piano e mi appoggio con le mani al lavandino, all'improvviso ricordo tutto, com'è andata e chiudo gli occhi, tremando, non sono così.
«Oddio.» Bisbiglio e abbasso la testa, guardo a terra, non ho il coraggio di guardarlo, mi ha usata e non gli importa niente di me.
Inoltre la sera prima ero ubriaca, non mi sono resa conto che sono stata con Ben, pensando di fare l'amore con lui, mi sento male, anche al pensiero che lui ci ha visti e mi ha sentita, sono una povera stupida, illusa e visionaria.
«Angel.» Alzo la testa, continuo a tremare e piango silenziosamente, le lacrime mi bagnano il viso, non credevo di arrivare a tanto, sto peggio di quanto pensassi.
«Vattene Mark.» Gli ordino con poco fiato, le parole escono a stento dalla mia bocca, sono spaventata da me stessa e da ciò che provo per lui, le lacrime scivolano incessanti.
«No, non ti lascio sola.» Il suo tono è calmo e determinato, si avvicina ancora, mi accarezza dolcemente una guancia e mi confonde.
«Devi lasciarmi sola.» Scandisco le parole lentamente e con tono adirato, fissandolo seria negli occhi, mentre continuo a tremare.
Sembra dispiaciuto, deglutisce piano, lascia la mia guancia e indietreggia titubante di qualche passo.
«Non posso andarmene.» Mi fissa serio.
«Vattene!» Gli urlo contro con tutto il fiato che ho in corpo, sono furiosa con me stessa, come se la colpa di ciò che mi sta succedendo sia solo sua, sparisce senza dire una parola, scivolo a terra e scoppio a piangere, singhiozzando.
Stringo le braccia intorno alle gambe piegate, piango disperatamente, sto perdendo la ragione, il contatto con la realtà ed ho paura, sono infatuata di un tizio che ho inventato e che neanche mi vuole.
Devo sfogarmi, non posso tenermi tutto dentro, ma ho paura di parlarne con qualcuno, non accetto il fatto di essere considerata pazza.
Ho bisogno di distendere i nervi, sono confusa e spaesata, voglio fare una doccia calda, mi calmerà.
Tento di alzarmi, un senso di nausea mi investe, mi trascino fino al water e vomito copiosamente, svuotando completamente lo stomaco.
"Perfetto! Mi mancava pure questo." Tossicchio, la gola mi da fastidio.
Mi alzo piano, mi svesto lentamente e m'infilo nella doccia, mi sento uno straccio, l'acqua calda scorre su di me, mi lascio accarezzare e cerco di rilassarmi, liberando la mente.
"Devo calmarmi e riflettere. Questa cosa mi sta scivolando di mano, non posso chiudermi in una bolla fatta di fantasie e illusioni!" Mi strofino il viso, scuoto la testa mentre mi tiro i capelli bagnati.
Mi sciacquo bene la bocca, m'insapono con calma il corpo e i capelli, mi sento meglio e mi sciacquo velocemente, compio gesti meccanici, come se fossi un robot.
"Non devo pensare a lui, mi distruggerà tutto questo." Mi asciugo con cura i capelli, cerco di non pensare a nulla, se non a ciò che sto facendo, mi lavo anche i denti per togliere il cattivo sapore che ho ancora in bocca.
Vado in camera, mi asciugo il corpo in fretta, indosso intimo pulito e pigiama, mentre decido di rimettermi a letto, voglio soltanto dormire e dimenticare tutto.
Mi sdraio, mi giro e mi rigiro nel letto per evitare di pensare, finalmente trovo la posizione giusta e fisso il vuoto.
"Devo soltanto dormire, poi starò bene." Chiudo lentamente gli occhi e in un attimo mi addormento profondamente.
«Angel! Angel!» Qualcuno alle mie spalle mi chiama canzonando il mio nome e ride divertito, mentre cammino su un prato verde e c'è il sole, mi volto a destra e a sinistra, ma non vedo nessuno.
«Angel, ti prendo!» Ancora quella voce inquietante e quella risata, mi guardo intorno, ho paura, cerco di scappare, corro con tutte le forze che ho.
«Piccola Angel. Dove scappi? È tutto inutile!» Di nuovo quella voce e ancora quella risata, rabbrividisco, mi volto ancora in tutte le direzioni, non c'è nessuno, continuo a correre e guardo avanti.
«Non puoi scappare da me!» La voce è diventata cupa e terrificante, la risata è diventata maligna, una figura oscura appare davanti a me, ha gli occhi neri colmi d'odio e mi blocco terrorizzata, non riesco più a muovermi, mi afferra con una mano per la gola, mi guarda con disprezzo, stringe la presa e ringhia infuriata, mi manca l'aria, mi sento soffocare.
«No!» Grido spalancando gli occhi, ho il fiatone, mi tocco il collo, guardo intorno a me terrorizzata, mi rendo conto di essere nel mio letto, tento di regolarizzare il respiro e sono madida di sudore.
«Oddio, era così reale!» Mi copro il viso con le mani e scoppio a piangere, era un bruttissimo incubo.
Dopo aver sfogato l'ennesimo pianto, mi calmo e mi metto seduta sul letto, realizzo che ho bisogno di parlare con qualcuno di ciò che mi succede e ammetto a malincuore a me stessa che devo farmi aiutare.
In momenti come questi vorrei che mia nonna Marion fosse qui con me, ogni volta che avevo un incubo, da piccola, mi aiutava a capire che era soltanto la mia fantasia che distorceva la realtà nei miei sogni.
Ma tutto questo è diverso e l'unica persona che potrebbe aiutarmi è Mary, l'infermiera che si è presa cura di me all'ospedale, è l'unica che ragiona come mia nonna e potrebbe spiegarmi molte cose.
Prendo il telefonino e scorro velocemente sulla rubrica fino ad arrivare al suo nome e lo fisso, temporeggio, non sono sicura di voler inviare la chiamata e sbuffo, grattandomi la fronte.
Squilla il telefonino tra le mie mani, mentre sono assorta sul perché e sul come accadono certe cose e sobbalzo.
Leggere il nome di Sara sul display mi fa nascere un sorriso sul viso.
«Ehi ciao, come ti senti?» Esordisce allegra e mi distrae dai miei tarli.
«Uno schifo direi.» La sento ridere e sorrido anch'io.
«Non sei la sola, ma non possiamo buttarci giù. Quindi proporrei di uscire per fare una passeggiata in centro o al parco e magari cenetta tra amiche. Che ne dici?» Spara a raffica e senza pensarci due volte decido che è una buona idea, ho proprio bisogno di distrarmi e di prendere aria.
«Dico che è un'ottima idea.» Sorrido guardando il soffitto.
«Tra un'ora passerò a prenderti, ok?» È entusiasta.
«Perfetto! A dopo.» Chiudo la chiamata e mi butto indietro sul letto lamentandomi della decisione che ho appena preso e sbuffo di nuovo.
«Forza Angie, esci da questo stato depressivo!» M'impongo decisa e balzo giù dal letto, non posso rimanere rintanata in casa.
Scelgo dall'armadio qualcosa di comodo, dobbiamo camminare quindi escludo gonna e tacchi, a priori.
Faccio un'altra doccia, l'acqua riporta i miei pensieri a Mark e sospiro, sono stata troppo dura con lui, lo ammetto, ma non posso comportarmi come una fuori di testa e continuare a sbavargli dietro, per lui sono stata solo uno sfogo.
Sono troppo confusa, devo imparare a distinguere realtà e fantasia o avrò dei seri problemi mentali, sto meglio, anche se l'incubo mi ha scosso un pò.
"Basta con questi tormenti!" Mi ammonisco, mentre esco dalla doccia e tampono i capelli.
«Scusami Angel.» Trattengo il respiro, Mark è di nuovo qui, lo ignoro, non posso dare retta alle mie fantasie, afferro il fono velocemente e mi asciugo i capelli, lui ridacchia e io canticchio.
«Vuoi evitarmi?» Lo sento troppo vicino e alzo il tono di voce, canto a squarcia gola, dice qualcosa che non sento per via del rumore.
I capelli sono asciutti e spengo il fono, tendo l'orecchio per sentire se è ancora con me, ma sembra essere andato via e sospiro rilassata.
«Funziona!» Sorrido soddisfatta allo specchio, vado in camera e mi vesto in fretta.
Manca poco all'appuntamento con Sara, non vedo l'ora di uscire e passare del tempo spensierata con la mia amica.
«E Dana?» Prendo il telefonino e la chiamo, ma il suo è irraggiungibile, riprovo dopo cinque minuti, ma risulta ancora non raggiungibile e mi rassegno.
Sono pronta e vado in cucina, bevo un bicchiere d'acqua, spero che la mia amica sia puntuale, alzo per caso gli occhi sulla lavagnetta vicino alla porta, il mio cuore perde un battito.MI DISPIACE!
Trattengono un sorriso e tossicchio tentando di rimanere seria.
«Dov'è la mia borsa?» Sto cercando di distrarmi, torno in camera a passo svelto, la prendo e c'infilo dentro cose a caso e il telefonino, mi tremano le mani, sono stranamente contenta.
Suona il citofono e sorrido, spero sia Sara.
«Sì?» Dico speranzosa.
«Sono Sara. Scendi Angie.» Sorrido.
«Sì arrivo!» Mentre apro la porta, il mio sguardo cade di nuovo sulla lavagnetta, è pulita, stranamente ci rimango male, sorrido amaramente, abbasso lo sguardo, sospiro ed esco malinconica.
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Oltre la mente [In Revisione]
FantasyCos'è che spinge una persona ad amare? Ciò che vediamo, tocchiamo, la presenza tangibile di un corpo, il viso, le mani, la pelle... la reale esistenza di un'altra persona che ci sorride e ci sfiora, che ci guarda negli occhi e ci bacia? Non è una...