Dopo tre giorni di degenza, mi sono finalmente seduta, la testa mi gira un pò ma sono certa che presto starò meglio e potrò alzarmi da questo letto.
Sembra una bella giornata, guardo fuori, c'è il sole, mi piacerebbe tanto fare una camminata nel parco e respirare l'aria fresca a pieni polmoni, ma sono inchiodata a questo letto e chissà per quanto ancora dovrò starci.
Non voglio intristirmi, più di quanto non lo sia già, il tempo scorre troppo lentamente e sembra sia passata un'eternità, perciò sfoglio una delle riviste di gossip che l'infermiera di turno mi ha portato, per trascorrere diversamente questo tempo, ma mi annoio ancora di più.
Chiudo gli occhi giusto un attimo e sospiro, mi accarezzo lentamente il collo con la mano, sono così rilassata che non posso fare a meno di appisolarmi.
Avverto qualcosa ma non ho la forza di aprire gli occhi.
Un pizzicorio sul collo m'infastidisce, i brividi mi percorrono la spina dorsale, provocati da un'immagine che si presenta inaspettata, è sfocata.
Qualcuno da lontano si avvicina piano e minaccioso, stringo gli occhi per la paura, mi agito nel letto, voglio mettere a fuoco e capire chi sia, mi assale l'ansia e non riesco a muovermi.
La paura mi paralizza e non riesco neanche a gridare, il respiro si fa pesante e inizio a disperarmi.
La figura è sempre più vicina e riesco quasi a vedere il suo viso, ma sono troppo spaventata per continuare a guardare.
Non ho buone sensazioni e sono sicura che vorrà farmi del male, devo fare qualcosa.
È davanti a me e vorrei scappare, ma ho il corpo troppo pesante per potermi muovere.
Tende una mano, la sua è una mano troppo grande per riuscire a sfuggirgli, mi manca il respiro.
Un tocco leggero sfiora la mia mano, apro gli occhi di scatto, sobbalzo e un urlo strozzato lascia la mia bocca, mi guardo intorno spaesata e respiro con affanno.
«Ehi, ciao.» Lei mi sorride e torno lentamente alla realtà.
«Dana?» Trattenengo ancora il fiato, guardo velocemente intorno a me, poi la fisso per qualche secondo e capisco che il mio momentaneo stato di panico è dovuto ad un incubo, sorrido rilassandomi e la abbraccio.
«Ma cos'è successo? Sei sudata e pallida.» Dice a raffica e si siede vicina a me.
«Un brutto... Sogno.» Mi tocco la fronte, ancora un pò agitata, sembrava così reale, ma non voglio raccontarlo per non provare di nuovo quelle orribili sensazioni.
«Sono felice di vederti.» L'abbraccio ancora, ora sono più calma.
«Come... Stai?» Si sfrega le mani quasi imbarazzata.
«A parte l'incubo e qualche fastidio qua e là, abbastanza bene.» Le sorrido, mi guarda come se mi vedesse per la prima volta.
«Oh. E va tutto... Bene? Voglio dire... » Gesticola in modo confuso e poi sbuffa, ridacchia nervosa e infine si schiarisce la voce.
«Vuoi sapere... Cosa è successo durante il... Coma?» Annuisce con la testa, sinceramente non avevo pensato a certe cose e, riflettendo, non ho nessun ricordo.
«Niente, credo. Ehm... Buio totale.» Mi mordo il labbro, qualche dubbio s'insinua tra i miei pensieri e lei sospira.
«Sai, sono venuta più volte quando eri in coma. Ho avuto paura che... » Non finisce la frase, abbassa lo sguardo e deglutisce forte.
«Dai, smettila. Sto bene, sono viva e non ho intenzione di lasciare questo mondo, prima di aver compiuto cent'anni!» Le do un colpetto al braccio per distrarla, per farla sorridere e ci riesco.
«Te la senti di raccontami cos'è successo prima dell'incidente?» Mi aspettavo qualche battuta, ma la sua domanda mi spiazza, deglutisco lentamente e la guardo seria, il tempismo non è mai stato il suo forte.
«Hai litigato di nuovo con Ben, vero?» Chiede fissandomi, tenendomi strette le mani tra le sue, annuisco abbassando la testa e sospiro.
«Era fuori di se per una stupidaggine. Pensava che lo stessi tradendo con Henri, ti rendi conto?» Troppa amarezza condisce il mio sorriso, per l'assurdità della causa di tutto.
Rimango in silenzio, il ricordo di ciò che Ben mi ha fatto dopo mi fa rabbrividire.
Mi rabbuio in un attimo, le immagini che mi tornano in mente fanno troppo male e chiudo forte gli occhi per cancellarne l'esistenza, ma non funziona.
«C'è dell'altro, Angie?» Mi tocca un braccio e torno a guardarla affannata, lei mi guarda inconsapevole di cosa si cela dietro il mio silenzio e trattengo a forza il pianto.
«Sì, ma non mi va di parlarne ora. Ti prego non insistere.» Tento di non piangere, ma le lacrime scendono veloci e stringo i pugni.
«Va bene, ne parleremo in un altro momento.» Sembra aver compreso il mio disagio, mi abbraccia e respiro profondamente.
«Voglio uscire da qui, voglio tornare a casa.» Sfogo il pianto che non riesco più a trattenere e lei mi lascia fare, senza dire niente, mi stringe a se e mi culla.
«Mi dispiace, Angie.» Rompe il silenzio all'improvviso, mi guarda con aria colpevole, come se tutto questo fosse successo per causa sua e, sinceramente, non ne capisco il motivo.
Ma forse sono io che percepisco in modo sbagliato le sensazioni e le emozioni degli altri, visto che sono ancora un pò frastornata.
«Portami fuori, ti prego.» La imploro anche con lo sguardo, ma non ottengo l'effetto desiderato.
«Non puoi ancora uscire, ti sei appena svegliata dal coma e devono tenerti sotto controllo.» Mi ammonisce bonariamente e sbuffo, non resisto più, voglio prendere aria.
«Fatti dare una sedia a rotelle e portami fuori, ne ho bisogno, Dana.» Insisto e provo a poggiare un piede a terra, ma un forte capogiro mi ferma, stringo gli occhi, sospiro e poi ci riprovo.
«Ferma, ferma! Ma cosa vuoi fare?» Dana mi blocca e la guardo negli occhi.
«Voglio... » Il capogiro è più forte, lei mi aiuta a distendermi sul letto e chiudo gli occhi, rassegnata.
«Angie... » Un sibilo, un soffio tra i capelli mi sorprende, sbarro gli occhi e mi guardo intorno spaventata.
«Dana, hai sentito anche tu?» La mia amica che mi guarda in modo strano, non mi fa stare meglio.
«Cosa Angie?» Mi fissa perplessa.
«Quella voce! Quella... Voce... » Sono sicura di ciò che ho sentito.
«Quale voce Angie?» Stavolta è preoccupata e mi agito.
«Qualcuno ha detto il mio nome, ne sono sicura! Non hai sentito?» Mi guardo intorno allarmata, sento il cuore che batte tanto forte, come se vorrebbe schizzarmi via dal petto.
«No, Angie. Guardami! Qui ci siamo soltanto io e te!» Dice per calmarmi, ma la sua voce trema quanto me, mentre mi tiene il viso tra le sue mani fredde e mi guarda seria.
«Hai battuto la testa e sei confusa, forse hai bisogno di riposare. Fai una bella dormita e poi ti sentirai meglio, ok?» Sembra sia spaventata anche lei, come se abbia visto un fantasma, porta una mano in tasca velocemente e poi mi aiuta a sistemarmi meglio nel letto.
"Ma cosa succede? La mia migliore amica si comporta in modo strano e pensa che sono pazza. Fantastico!" Le sorrido appena, non voglio insistere a farle capire che non sono impazzita di colpo, ottengo soltanto il risultato contrario.
«Va bene.» Mi accorgo che si sente a disagio e non dico altro.
«Tornerò presto a trovarti, ok? Magari la prossima volta ti porterò a fare un giro.» Sorride nervosa, mi bacia piano sulla fronte, indietreggia lentamente e mi saluta con la mano.
"Ma che ha?" La guardo perplessa, mentre esce in fretta dalla camera, come se avesse commesso qualcosa di irrimediabile e scappa via come una ladra alle prime armi.
Abbandono i miei dubbi da isterica visionaria, rifletto per un istante sulle mie condizioni e forse ha ragione, devo pensare a rimettermi bene ed è meglio se riposo tranquilla.
Sospiro sopraffatta dalla stanchezza, mi giro su un fianco, chiudo gli occhi e scivolo lentamente in un sonno profondo.
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Oltre la mente [In Revisione]
FantasiCos'è che spinge una persona ad amare? Ciò che vediamo, tocchiamo, la presenza tangibile di un corpo, il viso, le mani, la pelle... la reale esistenza di un'altra persona che ci sorride e ci sfiora, che ci guarda negli occhi e ci bacia? Non è una...