Scendendo dalla metro mi rendo conto di quanto il centro di Milano sia affollato ogni giorno; mi sono trasferita solamente da una settimana, eppure il cambiamento radicale è già ben evidente.
Ciò che ho notato, inizialmente, è che le persone in città passano inosservate. Molti pendolari corrono di qua e di là, senza prendersi neanche un minuto di respiro per riuscire a salire sulla prima metro che passa. I turisti sono intenti a scattare chissà quali originalissime fotografie davanti al Duomo o a rimpinzarsi nel primo fast food che capita. Gli artisti di strada si esibiscono per poche monete con ciò che possono, sotto gli occhi distratti di chi in realtà non li sta guardando davvero.
Un posto in cui nessuno parla alle spalle altrui e ognuno da conto solo a se stesso, vedendo centinaia di persone diverse ogni giorno.
Nei paesi piccoli come quello in cui sono cresciuta io, invece, tutti sanno vita, morte e miracoli dei compaesani. Non sempre ciò è positivo, soprattutto quando vieni giudicato anche solo per un colore di capelli particolare e un tatuaggio sulla pelle: per esperienza.
Personalmente ho sempre amato i cambiamenti, i miei capelli lo sanno. Hanno subito le trasformazioni più fantasiose, variando dal mio castano naturale al rosso magenta, che ho tenuto per anni, per poi passare al viola scuro, fino ad arrivare all'azzurro pastello che amo alla follia e mette in risalto i miei grandi occhi color nocciola.
Ma la parte che amo di più della mia persona rimangono i tatuaggi: nonostante abbiano tutti un significato a me caro, mi hanno sempre chiesto perché "mi sono rovinata così" o se fossi figlia del Diavolo.
La mentalità chiusa e retrograda del paese è uno dei tanti motivi per cui ho deciso di inseguire il mio sogno lontano da lì.
Il secondo è che ho sempre amato le grandi città, soprattutto per i meravigliosi spunti fotografici che ti offrono. Da piccola ne ho visitate parecchie, quando ancora i miei genitori avevano tempo per viaggiare. Passavamo dalla Sagrada Familia di Barcellona, al Big Ben di Londra, per poi rilassarci in Liguria con la meravigliosa vista del mare. Uno dei miei sogni più grandi, essendo amante dell'architettura contemporanea, rimane visitare l'America da cima a fondo.
Per ora non mi rimane che sognare in compagnia del mio adorato I-pod: la musica nelle orecchie, passeggiando per queste vie, mi fa quasi sentire come la protagonista di un film.
Siccome la domenica in città è un giorno come un altro e domani sarà il primo giorno in accademia, ho deciso di fare un giro per negozi, non avendo mai avuto una gran scelta nel mio guardaroba. Le felpe scure e i jeans neri mi accompagnano da una vita, non sono amante dello shopping sfrenato come la maggior parte delle mie coetanee.
Un altro punto a favore di una città come questa sono i negozi sempre aperti, anche se non invidio i dipendenti.
Superando piazza Duomo mi dirigo verso un grande magazzino di cui ho sbirciato qualche abito online. Non sembra male e all'entrata noto già una vasta scelta. Sono presenti due piani di solo abbigliamento da donna, divisi per abiti da cerimonia e da tutti i giorni.
Li giro entrambi senza provarmi nulla come sono solita fare. Afferro una maglia bianca a mezze maniche, con qualche borchia minuscola lungo la manica, due felpe senza zip nere con stampe floreali e un paio di jeans normalissimi, blu, che decido di acquistare.
Nonostante i miei gusti semplici sono sempre stata parecchio selettiva; scegliere più di tre pezzi nello stesso negozio, per me, è un grande traguardo.
Mi dirigo alla cassa, in cui trovo la commessa che ostenta un sorriso di cortesia, dietro a un trucco e un abbigliamento impeccabile, come se fossimo in una prestigiosa boutique. «Sono 35.50€, prego.»
Le porgo le banconote e, mentre esco, decido di raggiungere il bar di fronte, sentendo la mancanza di caffeina.
Il caffè per me è sempre stato un buon amante: mi soddisfa senza pretendere nulla in cambio.
«Un caffè normale, grazie.» Mi rivolgo al barista, un ragazzo giovane sulla trentina, con una luce di simpatia negli occhi e sorridente.
«Ecco a lei.»
Mi siedo fuori, scegliendo un tavolino in un angolo, all'ombra.
Mentre sorseggio il mio caffè bollente, i pensieri per domani iniziano a farsi spazio nei meandri sperduti del mio cervello. Sarà il primo giorno in un nuovo ambiente, pieno di sconosciuti e, ricordando il fiasco che fu al liceo, qualche anno fa, non riesco a evitare una lieve preoccupazione.
Avevo tredici anni, ero in prima superiore e come tutti i primi giorni mi sentivo parecchio agitata. Mentre salivo al quinto piano del liceo artistico, cercando la mia aula di corsa, con alcuni fogli in mano freschi di iscrizione, decisi bene di inciampare in un punto bagnato. Non solo mi slogai una caviglia, ma dovetti anche completare l'iscrizione da capo il giorno dopo. Inutile dire che il mio primo giorno terminò ancora prima di iniziare, proseguendo con tre ore di attesa in ospedale.
Scaccio dalla mente l'imbarazzante ricordo con un sorriso malinconico, decisa a tornare verso casa.
Non mi preoccupa la mia lunga permanenza in questo piccolo nuovo appartamento, mi sono sempre arrangiata in tutto ciò che riguarda le pulizie e altre faccende noiose. Ma se c'è una cosa che a ventun anni ancora non ho imparato a fare, quella è cucinare. Quando vivevo con i miei genitori ci ha sempre pensato mia madre con le sue spiccate doti culinarie, soprattutto quando si trattava di dolci pieni di calorie. Certo, avrebbe potuto insegnarmi qualcosina in più, oltre a infornare patatine congelate e l'arte delle uova al tegamino.
Al momento, tutto ciò che non si prepara in dieci minuti o che non si scongela in cinque, non fa per me. Solo nel caso in cui volessi dare fuoco al palazzo con i fornelli sarei una perfetta cuoca provetta.
Mi gusto la mia scontatissima pizza scongelata in forno, con aggiunta di olive fresche, cercando di darle un sapore per lo meno decente. Nel mentre fisso dubbiosa la libreria, indecisa sulla lettura della serata. La scelta di certo non mi manca, tra romanzi rosa e storici, ormai compagni di vita.
Decido infine di distrarmi con la dolcezza spropositata di una storia d'amore, letta almeno una ventina di volte, ma di cui non mi stancherò mai. Leggo capitolo per capitolo con attenzione, perdendomi tra le parole dei due giovani protagonisti e assaporando ancora una volta l'emozione del loro amore appena nato, arrivando a poco meno di metà libro.
Con il loro amore impossibile, ma perfetto come da copione, riesco finalmente a sprofondare nel sonno.
Eccolo! Il primo capitolo in tutto il suo... il suo... beh, ecco il primo capitolo.
Se avete consigli, pareri o volete prendermi a parole, sono aperta a tutto.
Per me, i vostri pareri, sono sempre importanti.A presto, Elena.
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Caffè, amore e fotografia (Completa)
ChickLitSofia è una ventunenne romana con il grande sogno di diventare una fotografa professionista. Decisa a realizzarlo, si è da poco trasferita a Milano per studiare in una delle migliori accademie d'arte Italiana. Ricominciare da capo, da solitaria in u...