Capitolo 32 - Sorpresa?

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Dischiudo gli occhi tra le braccia del mio uomo, a causa della flebile luce solare che filtra dalle tende, passandomi le mani sul viso per destarmi da ciò che per un attimo mi è sembrato un sogno. Leonardo mi accarezza dolcemente i capelli e mi fissa con aria adorante; mi avvicino al suo volto passando un dito sulle sue labbra, per poi baciarle.

«Buongiorno, amore» mi sussurra, approfondendo il bacio.

«Buongiorno. Allora è vero che sei qui» biascico sorridente.

«Sì e sono esattamente dove voglio essere» afferma, stringendomi nuovamente tra le braccia.

Dirigo la mano sul suo petto, ancora nudo da ieri sera, lasciandogli alcune carezze. Sentendo il suo calore, mi torna in mente la serata trascorsa in questo letto e arrossisco lievemente al ricordo dei nostri corpi uniti. Passerei giornate intere a fare l'amore con lui, nella nostra piccola bolla, dove le nostre lingue si uniscono e i nostri cuori, nel completo silenzio, si ascoltano.

Mi sorride senza alcun accenno alla malizia, impossessandosi della mia pelle nuda sotto le coperte e percorrendo ogni centimetro del mio corpo con le dita, facendomi piacevolmente rabbrividire.

«Perderei volentieri l'intera giornata sotto queste coperte, sai?» dice, raggiungendo il mio collo con le labbra.

«Oh, anche io, credimi, ma...» sussurro con voce roca, cercando di resistere alle provocazioni. Cederei volentieri, ma oggi aspetto visite e vorrei evitare di farmi vedere nel letto, nuda, dai miei genitori. «Oggi arrivano i miei genitori, amore...»

Continua imperterrito a percorrere il mio collo con le labbra, baciandolo e raggiungendo il punto più sensibile, dietro il lobo, che mordicchia dolcemente. Sta ignorando completamente le mie parole e solo Dio sa quanto vorrei farlo anche io, ma devo alzarmi da questo letto o la mia razionalità verrà scacciata dalle sue mani su di me.

«Leonardo, smettila, davvero!» Esclamo.

«Mmh, ma quando arrivano i tuoi?» chiede con voce sensuale, come se fosse una domanda indecente, dirigendosi verso il mio petto.

«Oggi pomeriggio, non so di preciso a che ora, per questo dobbiamo alzarci.»

«Sono solo le nove del mattino, Sofia, abbiamo tutto il tempo del mondo» continua.

«Ma devo mettere a posto l'intero appartamento da sola e...»

«Ssh, ti aiuterò io. Ora lasciati andare» sussurra, facendomi perdere ogni barlume di lucidità, senza potergli resistere. Ho atteso talmente tanto per trovare l'amore, che mi lascio trasportare ancora una volta dalle sue mani in una danza sensuale che non ha bisogno della musica in sottofondo, senza pensare al resto.

Tremo sotto il suo corpo, accasciato dolcemente su di me, incredula delle sensazioni che scatena ogni volta come se fosse la prima. I suoi baci, le sue carezze, mi fanno sentire desiderata e amata ogni giorno di più. I nostri corpi, i nostri pensieri, sono ormai un tutt'uno di cui non posso e non voglio più fare a meno.

«Sai, non ho più così tanta forza di mettere a posto» sussurro, riprendendo fiato.

Leonardo sorride malizioso e divertito, lasciandomi un bacio casto sulla bocca. «Fosse per me, rimarremmo qui tutto il giorno, lo sai. Ma credo che dovremmo davvero alzarci, per il tuo bene.»

«Sì, hai ragione. Devo assolutamente farmi una doccia, però.»

«Oh, se vuoi ti accompagno» propone.

«Non ci provare!» Esclamo. L'idea è allettante, ma se viene con me l'appartamento rimane davvero così com'è.

Con gli occhi ancora sognanti mi fiondo nella doccia, godendo dell'acqua calda che scorre sul mio corpo. La sensazione di calore allevia il tremolio che mi ha accompagnata nell'ultima ora, riuscendo a distendere i muscoli. Sono quasi dispiaciuta di dover tornare alla realtà, senza le braccia possenti di Leonardo a stringermi. Tra poche ore dovrò lasciarlo andare via, per rivederlo solo quando i miei genitori se ne saranno andati.

Non è ancora tempo di fare conoscenza tra di loro, stiamo insieme da poco e probabilmente lo spaventerebbero. Tra l'euforia di mamma e la iperprotettività di papà per quanto riguarda i ragazzi, scapperebbe a gambe levate. E voglio godermelo per un lungo tempo.

Non posso, però, non essere contenta del loro arrivo. I mesi passano e le nostre abitudini familiari mi mancano.

In questo momento, dopo un sano esercizio fisico, vorrei trovare in cucina uno di quei vassoi di mamma pieni di tortine alla frutta fresca. Invece, non so nemmeno se c'è ancora qualche biscotto al cioccolato.

«Mi sono permesso di prepararti un caffè. Mi piace la moka perché puoi farne quanto ne vuoi» dice Leonardo quando entro in camera, porgendomi una tazza fumante.

«Mi ci voleva, grazie, davvero» dico, lasciandogli un bacio sulla spalla. «Giri sempre a petto nudo a casa degli altri, tu?» Osservo.

«No, solitamente mai» precisa, con un sorriso sornione.

«Oh, beh, attento che potrei abituarmici.»

«Mi dispiace toglierti quella bellissima espressione adorante, ma mi conviene vestirmi e iniziare ad aiutarti.»

«Già» sospiro.

«Però... posso usare un secondo il bagno?»

Ridacchio. «Certo, ti ho lasciato dei panni puliti se vuoi farti la doccia» affermo.

Mi ringrazia dandomi l'ennesimo bacio e chiudendosi la porta alle spalle. L'idea di raggiungerlo è più interessante di pulire tutto, ma mi dirigo in cucina e inizio a lavare alcune stoviglie a mano. C'è ancora tempo.

Passo un panno umido sul tavolo e butto i cartoni della pizza, sorridendo ancora al ricordo della serata. Mi dirigo verso il letto, del tutto sfatto, cambiando le coperte nere. Appoggio i panni sporchi nella borsa per la biancheria, che nasconderò per poi fare la lavatrice a giorni.

Sento la porta del bagno aprirsi e il profumo di pulito raggiunge i miei sensi, mentre torno ad abbracciare il mio uomo.

«Hai fatto tutto da sola? Dovevi aspettarmi!» Esclama sorridente.

«Beh, tu sei l'ospite. E poi dovrei lavare i pavimenti, ancora.»

«Dai a me, faccio io.» Si offre. Lo guardo, seduta sul letto, mentre pulisce e mi viene da ridere per quanto è concentrato.

«Sei una bellissima casalinga!» Esclamo ironicamente.

«Mi prendi in giro? Sono un perfetto uomo di casa, sai?» Afferma, dapprima ironico, poi tornando serio. «Vivere solo con mia sorella per la maggior parte del tempo, mi ha portato a imparare tante cose. Le casalinghe mi fanno un baffo!» Dice, tornando a sorridere.

«Non mi hai mai raccontato molto dei tuoi genitori.»

«Perché non c'è molto da dire. Hanno deciso di viaggiare, di godersi la vita... e non ci sarebbe niente di male, se lo avessero fatto prima di sfornare due figli e lasciarli a loro stessi» dice, passandosi una mano tra i capelli e prendendo posto al mio fianco, sul letto. «Quando Giulia ha raggiunto i sedici anni, loro sono praticamente spariti lasciandoci soli e lei si è assunta tutte le responsabilità che una sedicenne non dovrebbe avere. Ho sempre pensato che fossimo stati concepiti per sbaglio e mia madre, per evitare sensi di colpa più grandi di lei, ha voluto tenerci. Tutto qui» conclude.

«Mi dispiace, non volevo ricordartelo» dico sincera, appoggiando il capo sulla sua spalla.

«Non deve dispiacerti, Giulia è la mia famiglia e tu... tu sei la mia casa.»

Mi prende il viso e mi guarda, facendomi perdere ancora una volta nei suoi occhi verdi, emozionati. Mi lascio trasportare dalle sue parole, piene di significato, lasciando scorrere una lacrima di gioia sul viso. Premo le mie labbra sulle sue, lasciandogli un bacio che riassume la mia adorazione e il senso di protezione che voglio trasmettergli.

Veniamo interrotti dal mio cellulare, abbandonato dalla sera prima sulla libreria, che riproduce Paradise city a tutto volume. Guardo la chiamata, sbuffante, e rispondo.

«Pronto? Mamma?»

«Tesoro, sorpresa! Siamo qui sotto. Abbiamo pensato di arrivare prima per passare più tempo insieme, spero non ti dispiaccia.»

Il mio cuore perde un battito. Fisso Leonardo che, avendo sentito tutto, ridacchia in silenzio, mentre il panico prende il sopravvento. 

Merda!

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