Capitolo 7 - Freddezza e affetto

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Caffè e Rock N Roll è l'insegna che leggo accomodandomi con i miei genitori in uno dei tavoli fuori da questo bar e un sorriso accennato compare sul mio viso, guardando all'interno attraverso la vetrina.

Oltre al lungo bancone di fianco a destra, pitturato interamente di nero opaco, noto sulle pareti alcune fotografie di medie dimensioni, segnate dal tempo e valorizzate da cornici piuttosto vintage, in cui riesco a riconoscere volti familiari di artisti che hanno fatto la storia del rock. Freddie Mercury è ripreso in primo piano con un largo sorriso mentre tiene davanti alla bocca il microfono, Slash con la sigaretta in mano e il suo famoso cilindro nero appoggiato perfettamente sulla sua riccia chioma scura, quel pazzo di Angus Young mentre saltella sul palco.

Non ero ancora stata in questo posto, nonostante sia a pochi metri da casa mia, ma è appena diventato il mio locale preferito.

Il mio sguardo si sposta nel tavolo di fianco al nostro, verso il barista che sta prendendo l'ordinazione; è di spalle ma sentendolo parlare ha una voce conosciuta. Forse ho parlato troppo presto.

Si volta verso di noi, per venire a prendere l'ordinazione e trasalisco in un attimo.

Leonardo lavora qui? Possibile io non lo abbia mai notato, passando per strada?

"Beh, se passi i pomeriggi a guardare la tv non è colpa sua!"

"Zitta, coscienza impertinente!"

Non credo mi abbia ancora vista, concentrato sul suo Pad per le ordinazioni.

«Salve signori, cosa posso portarvi?» chiede, gentile.

«Io e mia moglie gradiremmo un bel caffè fresco, shakerato, per favore. Per te, Sofia?»

«Lo prendo anche io» affermo, guardandolo.

Leggo un certo stupore dai suoi occhi, quando incrocia i miei. «Oh, Sofia, ciao. Vi porto subito i vostri caffè» dice, sparendo poco dopo dietro la vetrina.

«Lo conosci?» chiede mia madre, rivolgendosi a me.

«Si, è nel mio corso di fotografia.» Non dico altro, sperando che smetta immediatamente con le domande.

«È un bel ragazzo, però! Sembra che tu abbia fatto colpo» insiste.

«Mamma! È solo un conoscente, dai» affermo, imbarazzata.

«Oh tesoro, ormai conosco abbastanza gli uomini per dirlo. Secondo me gli interessi, dai retta alla tua vecchia.»

Parla come se avesse cent'anni e non posso fare altro che scuotere la testa in segno di resa, sbattendomi automaticamente il palmo della mano sulla fronte. È una bravissima donna, ma la sua curiosità, ahimè, non conosce limiti.

«Ehm, ehm! Ci sono anche io!» esordisce mio padre, guardandomi di traverso.

Lui, dei discorsi "da donne" non ha mai voluto saperne nulla, soprattutto quando si tratta di me. Mi considera ancora la sua bambina, me lo disse poco tempo fa: "ormai hai ventun anni, ma ciò non significa che parlerò con te di un eventuale uomo da strozzare".

Sorrido al pensiero, mentre un altro barista arriva con i nostri caffè. Deve essere un collega di Leonardo, o, data la sua mezza età apparente, magari il proprietario del locale.

***

I discorsi con i miei genitori variano spesso, oltre alle solite domande di routine familiare, eppure non riesco a concentrarmi totalmente su di loro, sentendo il mio pensiero vagare spesso verso di lui.

Vedendolo servire ai tavoli, con l'aria concentrata e una certa freddezza, sembra un'altra persona. Mi chiedo se è un altro aspetto del suo carattere a me ancora sconosciuto o se tiene questo atteggiamento solo per non farsi notare dai clienti. La seconda ipotesi è più difficile da immaginare, dato il suo bell'aspetto, ma lo conosco troppo poco per darmi una risposta.

Caffè, amore e fotografia (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora