Capitolo 30 - Rientro con sorpresa

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Il ritorno alla routine, dopo un viaggio, è sempre malinconico: che si tratti di una semplice giornata fuori porta o una destinazione più lontana, non è rilevante. Ogni luogo differente da quello a cui sei abituato sembra farti rinascere, trasportarti in una realtà parallela che ti riempie il cuore, proprio come quando inizi a leggere un buon romanzo e ti immergi totalmente all'interno delle sue pagine.

Questi cinque giorni in particolare, che pensavo sarebbero stati pessimi, si sono rivelati meravigliosi.

Perdersi tra le vie di una delle città più belle d'Italia, fotografarne ogni monumento e anche gli angoli più nascosti. Trovarsi tra amici, la sera, sorridenti davanti a un bicchiere di vino e ammirare il paesaggio illuminato artificialmente. Provare la gioia spensierata di un amore appena nato e sentirsi al sicuro tra le braccia di qualcuno. È così che ricorderò Venezia fino al nostro prossimo incontro, felice di aver scoperto in quel luogo caratteristico ciò che vorrei per me da qui all'eternità.

Mi chiudo la porta alle spalle, appoggio la valigia a terra e mi stendo per un attimo sul letto, spossata dal viaggio in pullman e sola.

Sto seriamente valutando l'idea di adottare un cane: per quanto mi piaccia l'indipendenza, tornare a casa e non avere nessuno ad aspettarmi mi fa sentire svuotata. Dopo giorni in compagnia, tra l'altro, è tutto più triste. Poi, ho sempre desiderato un pelosetto da tenere con me.

Vago per la cucina alla ricerca di cibo commestibile, senza alcuna voglia di mettere in ordine il caos che regna nel resto dell'appartamento. Domani mattina sarò obbligata, dato l'arrivo dei miei genitori.

Accendo il televisore mentre tengo tra le mani un panino alla Nutella, pronta a rilassarmi, quando sento il citofono suonare. Probabilmente è Ilaria che non sa cosa fare; chi altro può essere alle nove di venerdì sera?

«Chi è?» chiedo, attraverso il citofono. 

«Sono Leonardo, puoi scendere un minuto?»

«Prendo le chiavi e arrivo.»

Ci siamo salutati solo due ore fa, eppure non nascondo un velo di gioia nel vederlo. Ma è strano trovarlo davanti a casa mia; potevamo rimanere insieme già da prima.

«Che ci fai qui?» chiedo, abbracciandolo. Il velo di barba che incornicia il suo volto mi solletica, facendomi sorridere. 

«Ciao anche a te.» Mi prende in giro, mentre mi abbraccia. «Hai da fare?»

«Veramente stavo mangiando qualcosa, perché?»

«Vorrei chiederti se ti andasse di fare un giro. Mia sorella è uscita e, dopo queste giornate in compagnia, casa mia mi sta stretta.»

«È quello a cui stavo pensando io... oltre a prendere un cane» ammetto ad alta voce.

«Se hai solo bisogno di compagnia, sai, non faccio fatica a raggiungerti» dice, lasciandomi un bacio lento. Le sue labbra sono sempre un invito valido.

«Lo so, ma intendevo giorno e notte» preciso. «Comunque, dovrei farmi proprio una doccia, non mi sono ancora cambiata dal viaggio e...»

«Ehi, se sei stanca non fa nulla. Posso sempre tornare a casa a strimpellare con la chitarra» dice, facendomi l'occhiolino.

«Beh, ehm... puoi salire, se vuoi» dico, cercando di non farla sembrare una proposta indecente. 

«Non voglio metterti a disagio e poi, beh, devo ancora cenare.»

«Nessun disagio, se non il caos che troverai entrando» ironizzo. «Possiamo ordinare una pizza, se vuoi e, non so, cenare insieme? Non credo mi basti il panino alla nutella.»

«Se la metti così, una pizza non si rifiuta mai!» esclama. 

Saliamo le scale in silenzio, forse entrambi a disagio per la situazione nuova, ma non importa. Una serata con lui è ciò che desidero ormai ogni giorno e la sua compagnia è migliore di qualsiasi altra. 

«Eccoci, scusa per il casino, davvero. Ho messo in programma di ordinare tutto domani mattina, ma questa sera proprio non...»

«Tranquilla, sono io l'intruso. Voglio solo stare con te.» Mi tranquillizza, baciandomi la fronte. Da ora in poi dovrò mettere in ordine giorno per giorno, che così è già abbastanza imbarazzante. Stiamo insieme da pochi giorni e ha già scoperto la mancanza della vena casalinga che dovrei avere.

«Allora ordini tu le pizze? Se non ti dispiace, io vado a farmi una doccia nel frattempo» affermo. «Fa come se fossi a casa tua, ci metto un attimo, promesso!»

«Mettici tutto il tempo che vuoi. Ma, una cosa importante devo chiedertela: come vuoi la pizza?» chiede, avvicinandosi.

«Salame piccante, grazie» affermo. Mi lancia uno sguardo malizioso che subito non capisco, poi scoppia a ridere, allora intuisco. «Dai! Perché voi uomini vedete un doppio senso ovunque?»

«Questi luoghi comuni! Comunque, probabilmente perché voi donne siete talmente sensuali», sussurra al mio orecchio, mentre mi stringe i fianchi, «da mandarci fuori di testa anche con le cose più banali» conclude sorridente, come se non avesse appena mandato a fuoco i miei ormoni.

«Oh, ehm, beh... vado! A tra poco!» esclamo, lasciandolo in cucina con quel sorriso dannato stampato sul viso. 

Imposto la doccia sull'acqua fredda, date le mie gote parecchio accaldate. Ammetto che invitarlo qui non è stata una scelta ponderata, eppure mi stupisco sempre dell'effetto che ha su di me. Se penso alla situazione che si è creata qualche giorno prima, in hotel, ancora arrossisco.

Lascio scorrere l'acqua sulla pelle, che trascina con sé la stanchezza accumulata durante il giorno e mi prepara a tenere gli occhi aperti ancora per un po', per il mio uomo. Definirlo mio, ancora adesso, è strano; eppure mi regala ogni volta una piacevole sensazione di pienezza.

Sorrido mentre mi asciugo in fretta e furia, per non farlo aspettare troppo. Spalmo lungo tutto il corpo della crema alla vaniglia di cui amo sentire il profumo, godendomi il massaggio rilassante direttamente dalle mie dita. Mi infilo un paio di jeans neri e una camicia viola svolazzante, pettino i lunghi capelli blu e lascio un velo di mascara sulle ciglia, accompagnato dal correttore per non sembrare un completo orrore. Per rimanere in casa sono persino troppo elegante, ma non vorrei ritrovarmi single tra due minuti. 

«La cena è servita!» annuncia Leonardo, appena metto piede in cucina. 

«Grazie, sei un tesoro» dico sincera, lasciandogli un bacio a stampo per il gesto gentile. Non ho nemmeno sentito suonare il campanello, talmente presa dai miei pensieri.

Le pizze sono bollenti, il profumo è invitante e il mio stomaco brontola dalla fame. Ne addento una fetta, sotto lo sguardo attento del moro che mi osserva compiaciuto, chiudendo leggermente gli occhi in segno di apprezzamento. 

«Sei bella anche mentre mangi. Ti gusti la pizza come se fosse la cosa migliore del mondo» osserva. 

«La ritengo un bene di Dio tra i migliori, sì» affermo ironica. «Tu, invece, sei dolce anche quando io sembro un'affamata perenne.»

«Con te è tutto spontaneo, non so come spiegarlo...» sospira, scuotendo la testa.

«Forse posso capire la sensazione» ammetto. Intuisco l'affetto che vuole dimostrarmi, i suoi smeraldi luccicanti che trovo alzando gli occhi ne sono la prova. Gli accarezzo il viso di istinto; terrei le mani su di lui, ovunque sul suo corpo, coccolandolo così per ore intere, senza stancarmi mai.

«Hai del pomodoro lì» indico, verso le sue labbra. «Sei buffo!»

«Qui?»

«No, aspetta. Qui» dico, mentre lo pulisco con un dito, accarezzandogli la bocca. Di tutta risposta, prende il mio dito in bocca e lo mordicchia, provocandomi un brivido. Se non fossi convinta di un suo gesto fatto solo per farmi ridere, mi sentirei in completo imbarazzo. Eppure, non ne sono più così convinta quando, mentre mi mordo il labbro inferiore, si avventa sulla mia bocca.

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