Capitolo 12 - Immagini

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Leonardo

L'indomani mi guardo allo specchio consapevole dell'immagine distrutta che ne è riflessa. Gli occhi rossi e stanchi, sintomo della pessima notte che ho passato non riuscendo a chiudere le palpebre per più di due ore.

Il passato ha sempre avuto la meglio su di me, sul mio sonno, soprattutto quando mi viene sbattuto in faccia per la milionesima volta, mentre ormai era chiuso in un cassetto. Giulia ne ha sempre la chiave con sé, pronta ad aprirlo e far tornare alla luce ricordi che non voglio affrontare. Per questo un po' la odio, ma odio più me stesso per rimanere sempre un passo indietro mentre vorrei solo capitolare in avanti senza pensare a nulla.

Come se non bastasse, è il giorno della presentazione del progetto e spero di dover aprire bocca il meno possibile. Parlare davanti a una quarantina di persone non è mai stato nella mia lista dei desideri, oggi ancora meno.

Necessito di una buona dose di caffeina per reggere tre ore chiuso tra quattro mura. Tra l'altro, non posso evitare l'incontro con Sofia per il progetto e ciò mi turba profondamente.

Meglio mantenere le distanze ed evitare di provocarle del male, oltre a quello che infliggo a me stesso. Mentalmente parlando, si intende, ma è come un buco nero da cui non riesco a uscire. Per un momento ho pensato di farcela, di aver lasciato il dolore alle spalle e ricominciare, passo per passo. Ma tutto torna, è inevitabile.

Passo le mani nei capelli cercando di pettinarli, infilo la giacca di pelle a cui non rinuncio nemmeno nelle giornate peggiori ed esco di casa. Le note di Nothing else matters mi accompagnano verso la metro, riempiendomi la mente. I Metallica riescono sempre a migliorare il tragitto, per quanto le parole siano poco adatte alla situazione.

I posti sono pieni di pendolari, con il giornale sulle gambe, intenti a leggere. Alcune donne accompagnano le loro creature a scuola con lo zainetto in spalla e i soliti ventenni chiassosi che cantano canzoni rap non mancano mai. Come può la gente essere così contenta alle otto del mattino? È forse la mia mente che trasforma ogni espressione in gioia per allontanare la tristezza?

Non mi resta che entrare in aula, in cui i miei occhi hanno già individuato Sofia, seduta al solito posto, senza chiedere il permesso. È una calamita per la mia mente; questo non posso evitarlo.

«Buongiorno a tutti! Come previsto, oggi presenterete i vostri progetti, sono veramente curioso di vedere come avete lavorato!» dice entrando in classe il professor Ludicoli, con la sua solita carica di positività. Me ne basterebbe solo un quarto di quella che ha lui e la mia vita sarebbe del tutto diversa. «Chi inizia?» chiede.

Laura tenta di alzare la mano per prenotare il nostro gruppo, ma viene interrotta da Marco che le lancia un'occhiata maligna. Si chiude così a riccio, con espressione imbronciata.

Per ora sono salvo. Parlare davanti all'aula è già abbastanza imbarazzante per subirsi anche il nervoso della prima presentazione.

Quattro ragazzi scelti dal professore, sprovvisti del quinto, prendono posto davanti al computer, proiettando sullo schermo digitale il loro lavoro creato con Power Point. Mi sembra di tornare al liceo, nei lavori di gruppo dell'ultimo momento, un giorno prima di essere consegnati... e non ho tutti i torti.

Il professore sgrana gli occhi, mentre le pagine e le immagini scorrono, senza che i ragazzi spieghino nessun contesto. Una macchina da corsa rossa, che sembra una Ferrari, sfreccia in pista, mossa e con un rumore evidente, sintomo degli ISO troppo elevati. Una ragazza vestita elegantemente cammina a passo veloce in mezzo a una fiera, un bambino rincorre un pallone spalancando le braccia, un cane gioca con il proprio osso; tutte immagini volutamente mosse. Sarebbe stata un'idea originale se non fossero fotografie di pessima qualità, scattate di fretta e presentate senza un nesso logico.

«Scusi, professore, se sono poche, ma Luca non si è nemmeno presentato e noi ci abbiamo provato!» proferisce finalmente parola Giovanni, uno dei quattro smarriti, mentre gli altri ridono sotto i baffi.

Mi ricordano i classici ragazzini di quattordici anni; bulletti che vengono mandati a scuola perché non hanno voglia di lavorare. Eppure, qui, non c'è nessun obbligo.

«Ragazzi, l'idea poteva essere carina, ma non per un artista. Cosa stanno a significare delle immagini totalmente fuori fuoco? Non avete nemmeno dato una definizione. Volete diventare fotografi professionisti o web star su Instagram?» chiede il professore, mentre l'aula scoppia in una sonora risata. Lui, però, non accenna un sorriso. «Andate al posto, mi aspettavo molto di più da voi. Vi do un sessanta solo per non esservi presentati a mani vuote e per l'idea» conclude, schietto.

In questi casi realizzo di aver scelto bene il mio percorso di studio. Non è il professore burlone di turno come pensavo, solo che a volte utilizza l'ironia per metterci a nostro agio. Spesso, l'apparenza inganna.

«Bene, direi che possiamo continuare con il gruppo di Ilaria. Però vi avviso: se avete immagini di motori in corsa non le voglio nemmeno vedere!» esclama Ludicoli ironico, mentre l'aria diventa più leggera.

«No, professore, non si preoccupi. È persino monocolore!» risponde Ilaria a tono, mentre ci alziamo per prendere posto davanti all'aula.

Ci siamo. Il momento che temo maggiormente di questa giornata; la presentazione... che include lei.

Prendo posto di fianco a Marco, rimanendo ultimo nella fila, mentre Ilaria e Sofia sono di fronte a noi a presentare il nostro Verde. Lei mi guarda per un attimo con espressione pensierosa, accennandomi un saluto con la bocca. Vorrei premere quelle labbra carnose sulle mie senza mai separarmene... ma sarebbe uno sbaglio.

«Abbiamo scelto il verde come titolo del progetto. Il colore è quello che abbiamo voluto utilizzare per scattare le nostre fotografie, una per ogni stile, legate insieme dalla speranza che questo lavoro vi piaccia!» introduce Sofia. E quella bocca non riesco a evitare di fissarla, mentre la mia trema.

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*ISO: indica la sensibilità della luce al sensore. Più alti sono gli ISO, più c'è probabilità di rumore nelle immagini.

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