Capitolo 39 - Con il passato ci facciamo il sugo

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Capitolo dedicato a koreleven, grafica e lettrice di fiducia che ringrazio di cuore per il sostegno. Noterà il motivo nel corso della lettura, intanto voi passate dalla sua storia. Come sempre, non ve ne pentirete. ♡
***

Dormire tra le braccia del proprio uomo, anche nel letto peggiore di sempre, dovrebbe essere considerato uno dei momenti migliori della propria esistenza. Mi sono addormentata tra le braccia di Leonardo, anche se avrei dovuto adagiarmi sulla poltrona di fianco a lui, ma dopo ciò che mi ha raccontato non ho avuto la forza di lasciarlo solo e perdermi la tranquillità di una tempesta ormai passata: la sua.

«Buongiorno, tesoro» afferma dolce, lasciandomi un bacio sulla fronte e un senso di intimità talmente forte che solo nelle ultime ore ho potuto provare.

«Buongiorno a te» sussurro in risposta. «Posso... posso usare il bagno, qui?»

«Certo, non è nemmeno casa mia!»

Gli lascio un bacio lieve sulle labbra, prima di chiudermi la porta alle spalle per darmi una rinfrescata. Il bianco è triste, ma il sapone sul lavandino e il piccolo specchio di fronte, che riflette la mia immagine ancora assonnata, basteranno a rinsavirmi prima di uscire da questo posto.

I Fourth-off July mi tengono compagnia, trasmessi alla radio tenuta a basso volume in sottofondo, che vorrei alzare e cantare fino a perdere il fiato per l'uragano di emozioni che sento oggi dentro di me.

Mi strofino leggermente gli occhi con acqua tiepida, lasciando che i residui di trucco del giorno prima spariscano e perdendomi nelle parole sussurratemi dal mio ragazzo poche ore fa. Tutto ciò che mi è stato raccontato da lui vale più di qualsiasi notte d'amore o regalo costoso, perché la vera intimità sta nel fidarsi completamente della persona che si ha al proprio fianco e lui, a me, ha raccontato ogni sua ammaccata e meravigliosa sfumatura, senza vergogna alcuna.

In mezz'ora riesco a rendermi presentabile, così decido di lasciare perdere i pensieri e tornare alla realtà. Sento una voce femminile provenire dalla stanza. Mi passo le mani tra la lunga chioma blu, cercando di pettinarla ed esco.

Quando torno in camera, una chioma bionda di fianco al mio uomo, finalmente in piedi davanti alla finestra, gli prova la pressione senza proferire parola. Ho un sussulto quando vedo Leonardo sussurrarle qualcosa con un ghigno sul volto e guardo lei, che mi fissa a sua volta con espressione indecifrabile.

Riaffiorano alla mente alcune scene di qualche tempo prima, al parco, quando lei era intenta a baciare quello che ora è il mio uomo e lui che me ne parla come la persona peggiore che potesse incontrare.

«Quindi tu saresti la sua ragazza?» azzarda lei, venendomi in contro.

«Sì» rispondo semplicemente, mentre cerco una risposta negli occhi di Leonardo, serio alle sue spalle.

«Peccato, è carina. Ci avrei quasi fatto un pensierino!» esclama. La guardo confusa, senza riuscire a comprendere la situazione. «Oh, so che ti ha già raccontato di me, ma... piacere, Chiara.»

«Piacere?»

«Leonardo, prima che si metta a piangere, le spieghi tu? Io devo tornare a lavorare. Ciao Sofia. Ah, ecco la lettera di dimissione» esclama, consegnandogli una busta e chiudendosi la porta alle spalle nell'uscire.

Guardo il mio uomo interrogativa, sentendo una strana sensazione opprimermi nel petto. Ma pur pensando al peggio, la risposta arriva senza che io potessi immaginarla.

«Mentre eri in bagno è entrata da sola, non sono un suo paziente ma ha saputo che ero qui e ha voluto parlarmi. Inizialmente la avrei cacciata dalla stanza, ma quando mi ha mostrato una fotografia sul suo cellulare che ritraeva lei e la sua ragazza, l'ho lasciata parlare» afferma, con un mezzo sorriso.

«Spiegati meglio.»

«Mi ha raccontato, in breve, che quando è tornata in città, baciandomi, l'ha fatto solo perché era confusa. Non accettava il suo cambiamento e ha pensato che tornando con me sarebbe riuscita a dimenticare l'unica persona che ama veramente, la sua donna.»

«Quindi è fidanzata con un'altra? Non era qui per provarci con te» affermo, calmandomi. «Per un attimo ho pensato...»

«No, non pensarlo mai più. Tutto ciò che mi ha raccontato è servito solo a farmi passare, in parte, il dolore che mi ha provocato in passato, tutto qua. Non ti avrei mai sostituita, neanche se ci avesse provato ancora e ancora. Tu sei insostituibile» afferma deciso, schioccandomi un sonoro bacio sulla bocca, finalmente sorridente.

«Sarà meglio per te, altrimenti sarò costretta a cambiare sponda» sussurro sulle sue labbra.

«Non ti biasimerei, in realtà. Le donne hanno talmente tante belle,» si interrompe, guardandomi il seno, «forme, tante belle forme» afferma ironico.

Lo guardo alzando un sopracciglio e scuotendo la testa, da una parte contenta del suo ritorno ironico alla realtà. «Scherzi a parte, sono contenta.»

«Di cosa?»

«Del fatto che non dovrò più preoccuparmi di lei, da ora in poi. Una in meno è meglio di niente» dichiaro, soddisfatta.

«Ehi, ho appena scoperto di avere una ragazza gelosa. Non pensavo, sai?»

«Non sono una persona gelosa, ma ciò che è mio non si tocca!»

Mi sorride sornione, accorciando la distanza dei nostri volti. Mi alza il mento, affondando i suoi smeraldi nei miei occhi color cioccolato, avvicinandosi ancor più lentamente. «Quindi sono tuo? Cos'è, mi hai comprato?» chiede, sussurrando con voce roca e un leggero sorriso.

«Non ho avuto bisogno di comprarti, sono state le nostre anime a scegliersi.»

Le sue iridi brillano in tutto il loro splendore e la distanza delle nostre labbra diventa nulla in un battito di ciglia. Le nostre lingue si impossessano l'una dell'altra, dando inizio a una danza che non sarò mai abbastanza stanca di praticare. Le sue mani, sulla mia schiena, mi tengono stretta a lui, all'unico petto che vorrei non smettere mai di accarezzare. I nostri corpi si cercano, si sfiorano senza poter essere separati da nulla e si stringono in silenzio, senza bisogno di parlare, perché i nostri pensieri, in questi momenti, diventano un tutt'uno.

«Che ne dici se ti porto a casa mia e ti mostro la mia collezione di farfalle?» propone, malizioso.

«Attento, potrebbe sembrare una proposta indecente e ti ricordo che sei convalescente» lo rimprovero.

«Quale miglior modo per guarire?»

«Beh, in questo caso... sai, in effetti ho sempre amato le farfalle» sussurro sulle sue labbra, ormai arrossate dai troppi baci.

«Bene, allora usciamo di qui!»

Intreccio le mie dita con le sue e ci dirigiamo verso l'uscita dell'ospedale, l'ultimo posto in cui, quando sono arrivata in città, mi aspettavo di ricevere l'inatteso lieto fine.

Caffè, amore e fotografia (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora