Capitolo 27 - Passioni in comune - Seconda parte

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La cattedrale ci accoglie già intrisa di turisti che vanno e vengono, persino a quest'ora del mattino. Mentre i ragazzi la riprendono in tutto il suo perimetro, monto sulla mia Reflex il cinquanta millimetri* per riprenderne alcuni dettagli più da vicino, avendo già scattato abbastanza immagini da cartolina ieri.

Quanto utilizzo quest'ottica sento tutta l'emozione che prova una bambina scartando un nuovo giocattolo. Per i dettagli scolpiti è fenomenale; i colori accentuati giocano a suo favore e il mio occhio fotografico, direttamente collegato al cuore, è sempre più soddisfatto.

«Se non siete mai stati a Venezia, dovete sapere che questa è la chiesa più importante della città. Assieme al campanile e alla piazza stessa ne è il monumento principale, come potete immaginare» spiega il professore, prima di dirigersi verso l'entrata. «L'interno è pieno di mosaici, colonne e sculture storiche, perciò potrete sicuramente sfogare la vostra vena fotografica al meglio» continua.

«Non credo che sia consentito utilizzare il flash. Che peccato» osserva una compagna.

«Perché utilizzare il flash quando è sufficiente aumentare gli ISO? Suvvia, queste sono cose che dovreste già sapere» risponde Ludicoli. «Iniziate a conoscere le vostre macchine fotografiche senza gli extra che possono farne parte e vedrete che saprete arrangiarvi anche nelle situazioni più scomode.»

«Possiamo fare un giro separatamente, prof?» Chiede Ilaria.

«Dovete farlo, siamo qui per questo. Ci troviamo davanti all'uscita tra un'ora e mezza. Puntuali, che ci aspettano altre visite.»

Leonardo mi spinge contro il suo petto e mi stringe, prima di intrecciare le nostre dita e iniziare a camminare per la chiesa con gli altri, alla ricerca di qualche dettaglio interessante.

Alzando gli occhi al cielo noto i famosi mosaici, lucenti e caratterizzati dal loro contorno dorato. Li riprendo da più prospettive, facendo attenzione a regolare la luce nel migliore dei modi, evitando fotografie mosse per la scarsa luminosità, come il professore si è raccomandato di fare poco prima. Il bel moro al mio fianco segue i miei movimenti e mai come ora mi sono sentita così soddisfatta a scattare delle semplici fotografie. Se senza di lui questa è la forma d'arte più affascinante del mondo, al suo fianco, per quanto possibile, la è ancora di più.

Ilaria e Marco sono intenti a riprendere alcune possenti sculture poggiate tra una colonna e l'altra. Laura, invece, si avvicina ad alcune candele religiose poste su alcuni piedistalli argentati, come se ne fosse incantata nonostante tutto ciò che di bello si trova in questo palazzo. I nostri compagni sembrano essere spariti, professore compreso, e ne approfittiamo per una foto ricordo da tenere per noi.

«Ragazzi, dai, sorridete! Questa volta, però, guardate l'obiettivo, non come a Milano!» Esclama Ilaria, alludendo alla mostra di Vivian Maier, in cui io e Leonardo eravamo troppo intenti a guardarci negli occhi. Io e lui ci scambiamo uno sguardo d'intesa, ricordando il momento sorridendo, poi volgiamo a lei l'attenzione.

«Dite tutti... beh, dite quello che volete, ma guardate qui!» Annuncia Marco. «Tre,due, uno» scatta. Un altro nostro attimo impresso per sempre.

«Formaggio!» Ironizza la bionda. 

«Beh, è venuta bene» osservo, guardandola. «Ora forse è tempo di uscire, gli altri saranno già all'esterno.»

***

Dopo un breve sguardo a uno dei campanili più alti d'Italia, a piazza San Marco ed esserci fermati a lanciare qualche pezzetto di pane ai piccioni, da buoni turisti, l'ora di pranzo si avvicina e il mio stomaco inizia a fare i capricci.

«Se non volete lasciare un vostro rene in un ristorante per pagare il conto, propongo di trovare un posto in cui stare tranquilli fuori dalla piazza e mangiare i panini che ci siamo portati dall'hotel» propone Ludicoli. Giovane, saggio, professore. 

Tornando a guardare l'acqua, intrisa di gondole galleggianti e palazzi colorati illuminati dal sole, troviamo delle panchine su cui accomodarci, con dei tavoli da perfetto picnic.

«Non è esattamente il ristorante a cinque stelle in cui volevo portarti, ma per oggi ci accontenteremo» dice Leonardo, ironico.

«Non ti preoccupare, non ho intenzione di svuotare il tuo portafoglio» rispondo, mantenendo il suo tono.

«Mi piaci anche per questo» confessa.

Gli sorrido, poi lascio che i miei occhi vaghino verso la laguna. «Ciò che amo di questo posto è la vista; non ti devi nemmeno allontanare per vedere l'acqua» osservo, rivolta a lui.

«Sì, la vista è bellissima. Ma anche i tuoi occhi, sai, lo sono» afferma, lasciandomi un bacio tenero sulle labbra. Nonostante il mio rossore evidente a ogni suo complimento, mi godo il suo affetto.

«Se continui a farmi dei complimenti per giornate intere rischio di montarmi la testa, sai?»

«Dico solo la verità.»

Mi passa un panino che ha tenuto nella sua borsa per alleggerire il peso della mia. Lo ringrazio, poggiando la testa sulla sua spalla e rilassandomi. Nonostante il freddo in città, nell'anima il calore non manca, grazie a lui. 

Ho notato che, oltre ad amare l'arte, apprezza tutto ciò che a mia volta adoro anche io. Si perde a guardare l'orizzonte, come spesso sono solita fare davanti a una tazza fumante di cappuccino, stesa sul letto di casa mia. La tranquillità lo rilassa, il rumore della discoteca lo mette a disagio, vuole viaggiare e fotografare il mondo, ha bisogno della sua dose di caffeina a ogni ora del giorno; sono piacevolmente sorpresa di questi piccoli dettagli che ci accomunano. Non pensavo fosse una persona tanto simile a me in tutto ciò. Se fino a ieri avevo paura di non essere abbastanza, oggi non vedo l'ora di scoprire altro sul suo conto che potrebbe meravigliarmi ancora una volta.

***

*Cinquanta millimetri: obiettivo per macchina fotografica.

*ISO: indica la sensibilità del sensore alla luce. Più è alto, più la sensibilità è elevata (rischiando fotografie sgranate).

Caffè, amore e fotografia (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora