Capitolo 38 - Quello che non sai di me

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Capitolo dedicato a Seiusa88, che ringrazio per il suo immenso sostegno. La mia storia ormai è agli sgoccioli, ma passate a leggere le sue e non ve ne pentirete! ♡


***

Leonardo

Stringo la mano alla persona più onesta che io conosca, deciso a raccontarle tutto ciò che non ho mai condiviso con nessuno e a liberarmi dal macigno che mi porto dentro dalla mia adolescenza. Sento gli occhi che bruciano lievemente, mentre la guardo pronto a lasciarmi andare, convinto dalle sensazioni che mi ha trasmesso semplicemente accettandomi per ciò che negli anni sono stato considerato da molti: un errore.

«Quando sono stato messo al mondo da quelli che dovrebbero essere considerati i miei genitori, solo per puro legame sanguigno, è lì che hanno deciso di andarsene. Giulia non mi ha mai spiegato il motivo per cui hanno iniziato a viaggiare ininterrottamente, ma non credo volessero solo godersi la vita, altrimenti non avrebbero messo al mondo due figli» inizio. «Nonostante ciò, mi ha cresciuto da sola, senza mai lamentarsi, mentre io combinavo solo guai. Da piccolo non eccellevo a scuola, non rientravo a casa con il coprifuoco, partecipavo alle risse con i bulletti dell'istituto, eppure lei non ha mai mollato. La ringrazio immensamente ogni giorno per questo, perché non deve essere stato semplice.»

Abbasso lo sguardo sulle nostre mani, immaginandomi la sua espressione dolce, gli occhi color nocciola intrisi di lacrime che non le farò più versare, dopo oggi.

«Crescendo ho conosciuto l'amore, quello che fino a qualche anno fa ho provato solo verso mia sorella, ma che con Chiara ha assunto un'altra sfumatura. Quando ho iniziato a frequentarmi con lei ho smesso di fumare, di fare sesso per il solo piacere di farlo. Ho imparato a fare l'amore, a pendere dalle sue labbra.»

Alzo gli occhi su Sofia, vedendo che effetto le fa sapere del mio passato. Non apre bocca, ascolta e lascia andare le proprie emozioni emettendo lunghi sospiri. Voglio che capisca fino a che punto si spinge il bene che provo nei suoi confronti, fino a essere totalmente me stesso, senza nessun segreto da nascondere.

«Ma come l'amore da, spesso toglie anche. Da ciò mi sono reso conto che quello che provavo nei suoi confronti era solo una mia illusione, così, quando se ne è andata, ho segnato il giorno sul calendario, promettendo a me stesso di non innamorarmi più» continuo. «Nella solitudine, però, c'era ancora qualcosa che potevo fare: avere degli amici. O almeno, così credevo.»

Una ciocca di capelli blu viene spostata dietro l'orecchio e il suo sguardo vaga verso le mie mani, che stringe leggermente.

«Eravamo in cinque agli ultimi anni di liceo e loro avevano vizi abbastanza pesanti, tra cui droghe e alcol. Ogni sera la stessa storia: loro ubriachi e io in un angolo, pronto ad aiutarli. Non ho mai voluto saperne di quella roba, eppure volevo bene a tutti, perché erano stati gli unici ad accogliermi quando il resto delle persone mi avevano voltato le spalle, quando persino il mio primo amore era diventato solo un lontano ricordo. Però, quando mi sono azzardato a offrire loro un vero supporto per migliorarsi, per uscire da quel dannato baratro, mi hanno abbandonato anche loro, escludendomi dalla compagnia e consigliandomi di non farmi più vedere in giro» affermo, mentre una lacrima amara solca il mio viso. «Paolo, uno di quelli che mi ha aggredito, era il mio migliore amico. Mai avrei pensato che potesse essere capace di arrivare a tanto, pur di tornare a casa pieno di roba in circolo.»

«Mi dispiace. Ma li conosci, quindi» proferisce parola Sofia, per la prima volta, con espressione provata.

«Conosco solo lui, ma era affiancato da due persone che non rientravano nella compagnia di anni fa. Fatto sta che, quando mi sono rifiutato di dargli i soldi che mi ha chiesto, non avendone abbastanza per la loro dose, se la sono presa con me. Mi sono accorto poi, per l'ennesima volta nella mia vita, che la mia amicizia è inutile per molti e l'affetto non è quasi mai ricambiato» concludo.

La mia ragazza si alza, buttandosi tra le mie braccia improvvisamente, allora mi lascio andare. Il suo calore addolcisce anche le lacrime più amare, che sembrano non cessare, e inizio finalmente a sentirmi libero da ogni peso.

«Ma tu sei arrivata con la promessa di vivere il presente e io non ci sono riuscito a rinunciare a te. La tua promessa più grande nei miei confronti è stata quella di esserci, ed è grazie a essa se ho messo a tacere le mie paure» dico sincero, stringendola a me.

«Ora ho capito il motivo delle tue preoccupazioni» sussurra. Mi prende il viso tra le mani, lasciandomi una serie di brevi baci sulle labbra, sorridendo tra le lacrime. «Grazie.»

«Di cosa?» chiedo, perplesso. 

«Di esserti fidato di me. È tutto ciò che voglio, tutto ciò che devi continuare a fare. Credere in me, in noi. Non importa nient'altro.»

«Io ti amo, Sofia, certo che mi fido di te. So che sono parole scontate, da lieto fine scontato, ma è ciò che in questo momento provo per te.»

«Ti amo, Leonardo.»

Rimaniamo accoccolati per un tempo indefinito, persi occhi negli occhi, in una stanza che di romantico non ha nulla se non i baci e i nostri battiti che tengono lo stesso ritmo, formando una nuova melodia.

Sofia non raccoglie i pezzi di cuore che ho perso lungo il cammino, bensì approfitta delle crepe per insinuare in esse nuove emozioni che non possono essere ignorate. Le accarezza con il suono della sua risata e le bacia con la sua onestà, facendone rimbombare il tumulto nuovamente accelerato grazie a lei.

«Cosa ne sarà di quei tre?» chiede, all'improvviso. 

«Ho sporto denuncia, sono stati arrestati. Se non ancora, a breve. Se non fossero arrivati gli agenti, non si sarebbero fatti scrupoli a ridurmi peggio» rispondo, sincero. 

«Sono fiera di te» esclama con adorazione, accarezzandomi una guancia. «Ma non credi che questa posizione sia un po' ambigua?» arrossisce, accorgendosi di essersi completamente sdraiata su di me. 

«Beh, oddio, i letti sono fatti apposta per...» le sussurro vicino all'orecchio, lasciandole un bacio dietro il lobo. La sento rilasciare un lungo sospiro e sorrido all'effetto che le provoco. 

«Leonardo, siamo in un ospedale» risponde, allontanandosi di poco. Mi guarda negli occhi sorridente e ancora una volta mi perdo nei suoi, come se fossero calamite. Nessuna situazione sarà mai abbastanza strana da farmi dimenticare di farla sorridere.

«Saremo anche in un ospedale, ma questa notte ti ho tutta per me, giusto?»

«Certo, ma io dormirò», si alza, sedendosi nuovamente sulla poltrona, «esattamente qui, lontano dalle tue grinfie!»

«Ehi, lo hai detto tu che sei qui per me» le ricordo, scherzoso. 

«Certo, ma i medici hanno anche detto che si deve riposare in conseguenza a un trauma subito. Chiaro?» afferma severa, tentando di nascondere un timido sorriso.

«Agli ordini, generale!» rispondo, mimando un soldato.

Se ogni persona affetta da malattie, convalescente o reduce da un incidente fosse affiancata da una donna come quella che ho io al mio fianco, l'ospedale sarebbe un posto decisamente migliore. Perché a una vita vuota, piena di specchi rotti e pezzi di puzzle mancanti, il rimedio migliore è sempre l'amore. 

Caffè, amore e fotografia (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora