Capitolo 13 - Il verde dell'amore

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Ero impaziente di presentare il nostro lavoro, talmente soddisfatta del risultato che siamo riusciti a ottenere.

Parlando in aula, affiancata da Ilaria, non mi sentirei nemmeno troppo in imbarazzo, se non fosse per lo sguardo di Leonardo puntato su di me. Potrebbe essere una mia impressione, eppure sento i suoi occhi lungo tutto il corpo come se fossero fatti di fuoco, mentre armeggia con la zip della sua giacca di pelle. È una sensazione piacevole, che al tempo stesso mi turba. Non riesco a comprendere se il suo è interesse nei miei confronti o se è tutto frutto della mia immaginazione. Tra l'altro, il suo saluto è stato quasi inesistente e non si è nemmeno avvicinato prima della lezione, quasi come se volesse evitarmi. Quasi come se i suoi piccoli gesti dei giorni scorsi fossero nulli. Ma allora perché fissarmi?

«Bene, sono proprio curioso di vedere questa raccolta di immagini. Iniziate pure.» La voce del professore mi distoglie dai miei pensieri, spazzandoli momentaneamente via.

Devo concentrarmi solo sul progetto, per l'ultima volta.

Prendo i vari cartoncini neri, legati insieme da una sottile corda bianca e apro l'insieme, porgendo a Ilaria la parte finale che arriva fino a metà aula. Abbiamo scelto stampe abbastanza grandi da poter essere osservate anche da lontano, creando una linea di colori accesi piacevoli alla vista.

«Sono dieci fotografie divise per genere, a cui abbiamo accompagnato varie citazioni famose dedicate al colore» spiego.

Ilaria inizia con le sue due fotografie, partendo da destra.

Giuditta, la modella bionda che ho conosciuto a parco Sempione qualche giorno prima, è raffigurata interamente nel suo abito nero, circondata dal verde degli alberi. Tiene tra le mani alcune foglie, con aria giocosa e sorridente.

Il verde è il colore principale del mondo e ciò da cui nasce la sua bellezza.

Nel secondo scatto, invece, ha ripreso in primo piano un ragazzo, intento a bere il suo caffè mattutino al bancone del bar. Ha poi messo in risalto, tramite post-produzione, i suoi occhi di un verde chiaro intenso e il suo orologio da polso di un verde giada. Un bel colpo d'occhio.

Il verde è il colore migliore, perché è deciso, perché è intenso, perché rilassa.
Esistono uomini verdi?

Con la citazione allegata a questa fotografia in classe echeggia un breve riso, soprattutto delle ragazze. Rido anche io sotto i baffi e guardo Ilaria; è sempre la solita, l'ironia deve inserirla ovunque.

Quando il silenzio cala nuovamente, è il turno di Laura che si alza e si avvicina alle sue fotografie, con fare timido.

Nel primo scatto ha rappresentato alcuni murales, dipinti con varie sfumature di verde scuro, all'entrata della stazione Centrale. Le scritte sono illeggibili, ma rimangono ugualmente belli da vedere. È un tipo di arte differente, originale, che ho sempre ammirato.

Il verde rende una persona più creativa.

Continua con la fotografia a una fetta di torta di mele, ripresa centralmente su un piccolo piatto bianco da dolce, circondata da pezzi di buccia a cui è stata data una forma a molla, di un verde cangiante.

Si voltò di nuovo per ispezionare una banco di colori verdi: olive, foglie, kiwi, lime, un verde-argento come la parte anteriore della foglie di betulla, un pistacchio brillante.

Laura conclude con la sua poetica citazione e torna a nascondersi dietro al cartellone, lasciando il posto a Marco che si alza con fare simpatico.

Mostra un vasto campo pieno di erba verde che lo ricopre interamente, mettendo in risalto un cielo azzurro e limpido. Un piccolo albero sulla destra mette in evidenza le ultime fioriture di stagione. Potrebbe essere considerato uno scatto minimalista oltre che un paesaggio, perciò lo apprezzo particolarmente.

Mantieni un albero verde nel tuo cuore e forse verrà un uccello a cantare.

Poi, un piccolo insetto verde di cui non conosco il nome viene mostrato in primo piano, poggiato su una margherita. Un macro perfettamente a fuoco e in cui mostra ogni minimo dettaglio. Gli occhi più grandi di quel piccolo corpicino, le ali piegate in segno che stava per prendere il volo e una forma ovale; non ho mai amato gli insetti, a dirla tutta se ne trovo uno scappo urlando, ma la fotografia in sé è perfetta.

Il miracolo non è quello di camminare sulle acque, ma di camminare sulla terra verde nel momento presente e d'apprezzare la bellezza e la pace che sono disponibili ora.

Marco, invece di tornare al suo posto, si affianca a Ilaria, mostrandole un sorriso a trentadue denti. Lei, di tutta risposta, arrossisce visibilmente e gli sorride lievemente.

Mi sono forse persa qualcosa?

Le lancio un'occhiata interrogativa e lei mi fa cenno di tacere. Poi sono io quella che si nasconde. Se anche ci fosse qualcosa tra i due, ne potrei solo gioire.

«Se ai miei compagni non dispiace, presento le mie fotografie per ultimo» esordisce Leonardo, consapevole di passare la parola a me.

Senza pormi troppe domande, almeno per il momento, mostro il mio scatto del Bosco Verticale, il palazzo gremito di piante sulle balconate che ho poi scelto di fotografare da vicino, così da mettere in risalto la natura che prende il sopravvento anche tra il cemento.

Grigia è ogni teoria e verde l'albero della vita.

Poi è il momento della mia rosa verde giada, di cui il mittente è ancora sconosciuto. L'ho fotografata a sfondo nero, mettendo in risalto la sua bellezza, seppur non naturale, riprendendola da sinistra, lasciando una buona parte di spazio a destra del tutto nera. I soggetti centrali non mi sono mai piaciuti, per questione di stile e gusto del tutto personale.

L'inchiostro verde crea giardini, selve, prati, fogliame dove cantano le lettere, parole che sono alberi, frasi che sono costellazioni.

A distanza di giorni ancora mi chiedo chi mi abbia regalato questo meraviglioso soggetto, che mi ha addirittura salvata da un pessimo voto. Se mai lo scoprirò, ringrazierò chiunque esso sia.

Noto Leonardo finalmente alzarsi e avvicinarsi a me, leggermente nervoso. Ogni volta che si avvicina non posso evitare di sentire un lieve rossore sulle guance, quasi come se il mio corpo avesse volontà propria.

Mentre lo seguo con lo sguardo a ogni sua parola, mostra con aria titubante e testa china un insieme di luci verdi e gialle, somiglianti a quelle di un locale notturno, che creano forme indefinite su uno sfondo nero. Stampate su carta lucida, rendono l'idea di astrattismo e del colore acceso.

Se prendo il verde non vuol dire che intendo dipingere l'erba, e se prendo il blu non significa che dipingerò il cielo. Il colore esprime lo stato d'animo dell'artista.

Se leggo bene tra le righe, probabilmente nella sua fotografia e nella sua citazione vuole rappresentare una speranza sentita. O forse sono solamente troppo poetica.

L'ultima fotografia del progetto rappresenta una composizione di rose rosse, in un enorme vaso di vetro trasparente, da cui spunta una rosa verde più lunga delle altre al centro, messa in risalto da una luce fredda appositamente. Non mi ero soffermata sulle sue fotografie, come su nessuna delle altre prima della presentazione, ma notando la bellezza di quei fiori vorrei quasi fossero stati regalati a me.

Il fiore si nasconde nell'erba, ma il vento sparge il suo profumo.

Ascolto la citazione e, quando collego le sue parole al biglietto, il mio cuore perde un battito. Non può essere...

Le risposte alle mie domande degli ultimi giorni non tardano ad arrivare quando alzo lo sguardo di scatto su Leonardo, confusa, accorgendomi che la frase è stata letta mentre già mi guardava. Mi sorride nervosamente, mentre i miei occhi diventano lievemente umidi. Siamo davanti all'intera aula, ma le persone attorno a noi sembrano sparire.

Ci siamo solo noi, mentre realizzo che l'anonimo ha un nome. Il suo.

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