Capitolo 20 - Fame a stomaco chiuso

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Il tramonto è lo spettacolo naturale per eccellenza; che tu lo veda di sfuggita mentre cammini od oltre una finestra è sempre meraviglioso.

Sto andando in una pizzeria da asporto poco lontana da qui, essendomi accorta di avere il frigorifero vuoto. Un giorno o l'altro mi deciderò a fare la spesa una volta a settimana come ogni persona indipendente, ma non è questo il giorno.

Mi dirigo verso il parchetto abbandonato dietro casa per dimezzare la strada, illuminato ormai solo dalla flebile luce giallastra del sole nascosto dietro i palazzi milanesi. Questo luogo, da quando l'ho scoperto, mi trasmette pace e tristezza al tempo stesso; la persona che me lo ha mostrato è la stessa che momentaneamente posso solamente guardare da lontano.

Mentre percorro lo stradello che attraversa il parco, sento una voce femminile e squillante, quasi disperata, in lontananza. 

Lancio uno sguardo verso la panchina a destra, quasi in fondo al parco, e noto due persone sedute su di essa. Il ragazzo sembra immobile, mentre lei continua imperterrita a farsi sentire per attirare la sua attenzione.

Più mi avvicino a loro, più il ragazzo mi ricorda...

Leonardo, è lui.
Ma lei chi è?

"Non porti domande di cui non vuoi conoscere le risposte." Mi ricorda la mia coscienza.

Probabilmente ha ragione: mi ha scaricata ancor prima di iniziare qualsiasi cosa. Non può importarmi. Non deve. 

Decido di seguire la strada passando dall'erba, di modo che non mi notino, rimanendo coperta dagli alberelli lungo il percorso. Non è di mio interesse fare conoscenza, tanto meno di quella che ha tutta l'aria di essere una gallina.

"Sei gelosa?" Chiede la parte più razionale del mio cervello. La ignoro, continuando a camminare con lentezza, mentre torno a girare lo sguardo verso di loro come se lui fosse per me una calamita.

Lo vedo alzarsi e camminare velocemente dalla parte opposta del parco, da dove sono entrata io. Lei strilla parole che non riesco a comprendere, essendo ormai lontana. Poi lo segue e, quando lo raggiunge, assisto a una scena che so riconoscere perfettamente anche a distanza; lo bacia con foga. Lui rimane incollato alle sue labbra.

Non riesco a smettere di fissarli, mentre subisco l'ennesimo colpo al cuore degli ultimi giorni. 

Giudicando il loro comportamento così confidenziale, mi torna in mente il giorno in cui mi ha parlato delle persone che lo hanno abbandonato. Quella deve essere la sua ex ragazza e, probabilmente, anche lui voleva quel bacio da parecchio tempo.

Con tutta la forza di volontà che posseggo per non lasciarmi andare alle lacrime, mi giro verso l'uscita che stavo cercando e mi siedo sulla prima panchina che trovo fuori dal parco.

Non sento più nulla, se non il senso di oppressione nel petto che si estende ulteriormente e gli occhi ormai colmi di lacrime trattenute che iniziano a scorrere senza poterle controllare.

Le parole di Leonardo non erano altro che scuse per trovare il modo di dirmi che aveva intenzione di aspettare lei e di non voler andare avanti in nessun altro modo. Se me lo avesse detto, certo, non ne sarei stata felice, ma non mi avrebbe lasciata lì, in balia di un'inutile speranza del suo interesse. Mi sento presa in giro; uno dei ragazzi più particolari che io abbia mai conosciuto, l'unico ad aver realmente attirato la mia attenzione, è in realtà solo un bugiardo.

Cosa mi aspettavo, esattamente? Il principe azzurro su un cavallo bianco?

L'apparenza inganna; mia madre negli anni me lo ha ripetuto spesso. Non sbagliava.

La tristezza temporanea viene velocemente sostituita dall'amarezza e, senza trattenermi oltre, prendo coraggio per tornare verso casa, passando dalla via opposta.

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