Capitolo 15 - Distanza

3.4K 197 111
                                    

L'idea della mia amica non ha avuto un gran successo, sono tre giorni che non incontro Leonardo. Sembra essere sparito nel nulla; nessuna chiamata, nessun accesso su Whatsapp, assente in accademia. Nemmeno i professori hanno saputo darci qualche informazione. Così, invece di dover evitare il suo sguardo, è lui che evita ogni contatto con me.

«Spero non gli sia successo nulla...» dico a Ilaria, sinceramente preoccupata. Ho una pessima sensazione, ma spero di sbagliarmi. D'altra parte, non saprei dove andarlo a cercare, non so nemmeno dove abita.

«Probabilmente è solamente chiuso in casa a cercare di non pensare a te» conclude lei con un occhiolino.

Le sorrido, anche se io non sono sicuramente il motivo della sua assenza. Ma probabilmente ha ragione, sarà solo rimasto a casa.

Siamo sedute su un divanetto in pelle, in un elegante salone di bellezza, dato che lei ha appuntamento per spuntare i capelli e mi ha trascinata con sé.

Sicuramente, è un luogo che non mi appartiene; le pareti sono dipinte di un rosa antico, accompagnate da un arredamento impegnativo, bianco, che donano al posto un'aria raffinata e lucente. Sono presenti alcune signore di una certa età, curate in modo impeccabile e ragazze giovani altrettanto eleganti, intente a leggere riviste di gossip aggiornate mentre vengono acconciate.

Non oso immaginare i prezzi del negozio, ma ho scoperto che Ilaria è la nipote della parrucchiera, nonché sua cliente da quando è nata. Probabilmente, è la stessa signora che si sta avvicinando a noi nel suo shiccoso tailleur nero.

«Ciao tesoro, accomodati pure! Oh, ma sei accompagnata. Chi è questa ragazza piena di colore?» si rivolge a noi, educatamente.

Penso si riferisca principalmente ai miei capelli, anche se oggi ho deciso di indossare una felpa azzurra, in tinta con essi. Non la tiravo fuori dall'armadio da un'eternità e credo sia l'unico capo di un colore acceso in mio possesso.

«Zia, questa è Sofia, un'amica e collega di studio in accademia» mi presenta.

Ha una folta chioma lunga e riccia, castana scura. I suoi capelli sembrano i classici ricci indomabili, ma molto curati. Gli occhi verdi le mettono in risalto il viso, mentre un rossetto bordeaux incornicia il sorriso dolce che mi rivolge.

«Benvenuta nel mio salone, Sofia, piacere di conoscerti. Sono Giorgia, ma tutti mi chiamano Gio, persino le clienti» afferma amichevole, mentre le stringo la mano.

Non mi aspettavo questa accoglienza in un luogo così fine. Solitamente, non entro in questi posti per paura di essere cacciata anche solo per aver indossato scarpe senza tacco.

Il negozietto in cui ero solita andare a tingermi i capelli, nel mio paese, interamente arredato di nero da Ikea, era gestito da una ragazza punk, le cui clienti erano semplici ragazzine trasandate appena uscite da scuola o donne poco pretenziose. L'eleganza non era compresa nel pacchetto, spiccava solo la semplicità.

«Tranquilla, non siamo davanti alla regina di Inghilterra. Mia zia tiene solo particolarmente alla buona clientela e alla pulizia, in realtà è piuttosto simpatica» mi sussurra Ilaria, mentre ci accomodiamo nella stanza dedicata al taglio.

«Ho notato»

«E non hai visto nulla. Ha cinquant'anni, ma fuori dal lavoro sembra una ragazzina!» aggiunge, fiera.

Me la immagino in un attimo seduta a tavolino con mia madre, mentre prendono un aperitivo e discutono su quale vestitino indossare per andare al ristorante. Trattengo un sorriso; sarebbero buone amiche.

«Allora, Ilaria, solito taglio scalato? Mai tagliare due dita in più, giusto? E pensare che vanno di moda dei bellissimi tagli corti!» cerca di convincerla, mentre prende in mano alcune riviste.

«Se vanno tanto di moda puoi farteli tu, zia!» taglia netto la mia amica, mentre assisto alla loro piccola discussione.

Continuano così per dieci minuti buoni, tra affermazioni su capelli rovinati e tagli orrendi di cui una o l'altra non ne vuole sapere. Sorrido nel vederle così giocose, mi ricordano la mia famiglia.

Quando abitavo con i miei genitori, ogni volta che andavo dal parrucchiere e tornavo a casa avevano qualcosa da ridire. O avevo i capelli troppo lunghi, o troppo corti, o troppo colorati e papà aveva sempre qualche battuta pronta. "Se esci di casa in questo modo ti scambiano per un arcobaleno!" da parte sua non mancava mai.

In questi momenti sconsolati vorrei averli qui con me. Mi immagino mia madre intenta a darmi consigli per i "piccoli problemi di cuore" e papà che mi prepara una cioccolata calda per rendermi felice, come uomo più importante della mia vita. Saranno sicuramente in viaggio, ma mentre Ilaria è intenta a rendersi più bella di quel che già è, decido di chiamarli, spinta dalla nostalgia.

Esco dalla porta principale, affacciandomi a una Milano fresca e soleggiata, in confronto al tempaccio dei giorni scorsi. Decido di chiamare mia madre, sperando che non mi liquidi con un messaggio su Whatsapp.

«Pronto? Tesoro? È successo qualcosa?» mi risponde lei. Sorrido, ricordandomi da chi ho preso la mia negatività.

«Mamma, tranquilla. Volevo solo sentire se va tutto bene da voi.»

«Oh, certo, tutto a posto. Papà è in azienda come sempre e io in negozio, ma oggi non vedo un cliente, c'è un tempo pessimo! Lì come va?»

Tutto bene, se non fossi stata scaricata ancora prima di intraprendere una possibile frequentazione, vorrei risponderle.

«Tutto bene, c'è un sole splendido. Sono con un'amica dalla parrucchiera e ne ho approfittato per sentirvi. Anche in accademia tutto a posto, se vuoi tranquillizzare papà» mi limito a rispondere. So bene quanto mio padre tenga al mio percorso di studio; se abitassi ancora con loro, me lo chiederebbe ogni giorno.

«E... il ragazzo che avevamo visto al bar?»

Come fa a ricordarsi di uno sconosciuto?

«Chi? Oh, non c'è niente tra noi, mamma, te l'ho già detto» taglio corto.

Le ho sempre detto tutto, ma il suo discorso sugli uomini l'ho già sentito sin troppe volte. Figuriamoci se le raccontassi ciò che è successo.

«Certo, certo. Ma ricordati che ci vedo perfettamente, nonostante la mia età» dice, come se avesse cento anni.

«Beh, allora ti consiglio una visita dall'oculista. Questa volta ti sbagli, non c'è proprio nulla!» Purtroppo, è l'amara verità.

«Se lo dici tu, allora ti saluto. È entrata una cliente. Ci sentiamo, tesoro.»

Mentre chiudo la chiamata mi assale un leggero senso di tristezza; il sole viene coperto da una piccola nuvola, come se tutto fosse in linea con il malumore che cerco di allontanare senza alcun risultato.

Non ho mai permesso a nessuno di togliermi la gioia; la mia indipendenza è servita anche a questo, a rendere conto solo a me stessa. Eppure, sento quanto al momento vorrei al mio fianco i miei genitori e le loro pessime battute, di quanto io apprezzi la presenza di Ilaria con la sua allegria spropositata e, sognando a occhi aperti, vorrei ci fosse anche lui qui con me, a guardare il sole che torna a splendere.

Forse anche io ho una piccola nuvola a intralciare il mio cielo sereno; una nuvola temporalesca che non andrà via facilmente.

Caffè, amore e fotografia (Completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora