Capitolo 26 - Mi fido di te

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Leonardo

Cammino lentamente in direzione dell'Hotel con Sofia accoccolata tra le mie braccia. Sembra rilassata e mi godo la sua vicinanza senza proferire parola, cercando una panchina isolata poco distante dalla destinazione. La mezzanotte si avvicina e la sveglia suona alle sette, ma voglio godermi ancora qualche attimo in sua compagnia; a lei non sembra dispiacere.

Quando intuisce le mie intenzioni nel volermi sedere si muove, ma la stringo maggiormente per farle capire che non la voglio lasciare andare. I suoi capelli blu sono leggermente arruffati per la posizione che ha tenuto fino a ora. Cerca un contatto visivo e le sorrido, accomodandomi.

«Non credi che potrebbero fraintendere in una posizione del genere?» Chiede, con un velo di imbarazzo.

«Su una panchina nel bel mezzo di una grande città? Hanno una bella fantasia...» ironizzo.

Mi avvicino piano alle sue labbra; quando percepisco il suo respiro sulla pelle, il battito del mio cuore accelera. Passo un dito su di esse, invitanti e morbide. Sofia arrossisce teneramente, come sempre, ma non sa quanto ciò mi mandi fuori di testa.

Mi avvento sulla sua bocca, schiude le labbra sorpresa e cerco la sua lingua più volte, facendola danzare con la mia per lunghi attimi che vorrei non finissero, se non per prendere fiato. Mi lascio trasportare dalla sensazione di sicurezza che mi dona stringendo le mani attorno al mio collo, come se mi stesse chiedendo di non smettere. Immergo le dita nella folta chioma che tanto ho sognato di accarezzare e la stringo a me ancora di più, per quanto possibile. Vorrei assaporare le sue dolci labbra per l'intera notte, ma continuando di questo passo non mi accontenterei solo di quelle.

Separo le nostre lingue per prendere fiato, poggiando la mia fronte sulla sua, incredulo delle emozioni che riesce a suscitare in me con un semplice contatto. Le stesse che mi stanno colpendo con la forza di un uragano, dalle quali sarei scappato fino a poco tempo fa, ma di cui ora non voglio più fare a meno.

Quando noto il suo sguardo tornare sul mio, leggo nei suoi occhi un velo di preoccupazione.

«Qualcosa non va?» Le chiedo, sussurrando. Non voglio rovinare un momento così intimo.

«No, è solo...» sussurra, titubante. «Solo non ho mai...»

«Non hai mai?» La invito a concludere la frase, accarezzandole una guancia. La sua pelle è così morbida.

«Scusa, non ho mai provato queste sensazioni e per me è tutto così strano» conclude, nascondendosi il viso tra le mani.

«Non hai mai frequentato nessuno?» Chiedo.

«Ehm, il bambino di sette anni che avevo come vicino di banco a scuola, vale?»

Sorrido, incredulo. Sapere che una ragazza così dolce e piena di personalità non sia mai stata con nessuno è difficile da capire, ma sono felice di essere il primo ad averla così vicino.

«No, non vale» le rispondo. «Ma hai davanti un bel maschione possente, pronto a condividere tutto ciò che provi con te... perché tutte quelle emozioni a te sconosciute le prova anche lui.»

Sorride, lasciandomi un bacio a fior di labbra, uno dei suoi, talmente innocente e tenero da lasciarmi un brivido lungo le braccia, arrivando dritto al cuore.

«Sai, ho vissuto per anni in un piccolo paesino e, probabilmente a causa della mia timidezza, non ho mai avuto modo di provare tutto ciò. Ero sempre troppo presa dalle mie piccole ansie, dalle mie passioni, dalla mia bolla personale.»

«Capisco. Comunque, mi fido di te...» le intimo. Forse lo dico più a me stesso che e lei.

«Beh, puoi farlo» afferma. «Bel maschione possente!» conclude, imitando la mia voce.

In risposta mi alzo di colpo, tenendola tra le braccia. Giro su me stesso un paio di volte, rubandole un altro breve bacio, prima di poggiarla lentamente a terra. Ride e sembra gioiosa come una bambina. Un'altra, al suo posto, probabilmente mi avrebbe dato del matto. Ma lei... lei ride e, quando lo fa, tutto di me ride con lei.

«Diamine, ma è mezzanotte passata!» Nota. «Chi mi sveglia domani mattina?»

«Oh, se vuoi rimanere con me, conosco qualche modo per svegliarsi nel modo migliore...» propongo.

«Leonardo...»

«Intendevo con un buon caffè a letto e un delizioso cornetto pieno di Nutella, il tutto accompagnato da qualche bacio qua e là» concludo, con voce angelica. «Che hai capito?»

Non che mi dispiacerebbe svegliarmi tra le sue lenzuola dopo un'intera notte passata a fare l'amore, con gli occhi stanchi e appagati, ma non è ancora il momento di esaudire i miei desideri con lei. Voglio conquistarla giorno per giorno, senza avere fretta e godermi ogni passo verso la felicità, al suo fianco.

«Mmh. Beh, che dici, andiamo di sopra?»

Alzo un sopracciglio. «Così la fai sembrare realmente una proposta indecente» osservo.

«Oddio! Intendevo a dormire! Tu con Marco e io con Ilaria!» Esclama, paonazza.

La guardo di sbieco. «Ti ho appena baciata e hai già cambiato sponda?»

«Oh, dai che hai capito!» Dice, indispettita ma sorridente.

«Va bene, andiamo.»

Sono consapevole di aver tergiversato solo per tenerla ancora un po' con me, per quanto sia un gesto egoistico.

La hall dell'hotel è isolata, sono rimaste accese solo delle flebili luci calde soffuse e il silenzio regna sovrano. È presente solo il receptionist, che ci consegna le chiavi delle camere. Ilaria e Marco devono essere ancora in qualche locale notturno, altrimenti le avrebbero loro.

«Domani saranno gli altri due a non svegliarsi, se tardano ancora un po'» osservo.

Sofia fa per rispondere, ma si lascia scappare uno sbadiglio che copre con la mano. Ha gli occhi ormai rossi dalla stanchezza e suscita tenerezza. Saliamo in ascensore e le stringo la mano, aspettando di arrivare al nostro piano, in silenzio.

«Ti lascio andare a dormire, sei distrutta.»

Il viaggio, la sistemazione e la giornata intensa l'hanno stancata; io sono più abituato, anche per quanto riguarda il mio lavoro. Probabilmente non avrei dovuto invitarla questa sera, ma non sono riuscito a trattenermi: la volevo vicina a me il prima possibile, abbiamo già atteso abbastanza.

«Allora ci vediamo... beh, tra qualche ora a colazione, presumo» dice, avvicinandosi.

«Sì, a dopo, allora» sussurro, mentre tocco nuovamente le sua bocca, stringendola in un bacio dolce. Le passo la lingua sulle labbra e sembra sospirare al gesto, quindi mi avvicino un'ultima volta in uno schiocco fugace e poi la lascio andare. «Buonanotte.»

«Buonanotte, Leo.»

La guardo mentre entra in camera, chiudendosi la porta alle spalle. Tento di resistere alla tentazione di intrufolarmi con lei.

Abbandono l'idea solo quando, togliendomi i vestiti, mi torna in mente il nostro primo incontro al bar. Rivivo alcuni attimi con lei, dalla volta in cui ascoltammo la musica insieme in metro, agli sguardi rubati in aula, persino la presentazione del progetto. Ancora incredulo per essere riuscito finalmente a baciarla, ad averla vicina, mi addormento, per la prima volta dopo anni con un sorriso sincero stampato sul viso.

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