34. STAMMI LONTANO, JOSH

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'Non fare la bambina, ti ho detto che non mi interessa il motivo per cui piangi' dice e nel frattempo si toglie il cappuccio. 

'Infatti io non te lo voglio dire' piango perchè non so cos'altro dire

'certo che non me lo vuoi dire, sarà una delle tue stupide cazzate' i suoi occhi celesti sono taglianti come lame e non so nemmeno perchè io stia continuando questa conversazione. Faccio un respiro e cerco di calmarmi. 

'mi dovrai sopportare ancora tre mesi, non ti preoccupare' finisco la frase e chiudo la finestra. Corro in bagno per lavarmi la faccia, non ci voglio pensare troppo. Dopo essere uscita dal bagno avverto uno strano bisogno di scrivere. Prendo il mio quadernone da sotto il letto: è praticamente la mia casa, riempio pagine e pagine dalla seconda media.

-la mia permanenza a Boston non me la immaginavo così-

Delle volte è bellissimo rifugiarsi nella scrittura, è quasi come fare un monologo con la parte più pura di te stessa, quella parte che solo tu conosci e nascondi gelosamente agli altri. Appunti delle espressioni che sono impresse nella mente e delle volte può essere più liberatorio di qualsiasi altra cosa al mondo. Certo,il contatto con le altre persone, lo scambio di idee sono fondamentali ma ho sempre pensato che abbiamo tutti bisogno di conoscere la persona che siamo realmente. 

Dopo aver finito di scrivere, cerco di prendere sonno. Con scarsissimi risultati ovviamente. Non ho idea, e non riesco ad ipotizzare come mai Josh si sia comportato così. Di solito i ragazzi e le ragazze ubriache ridono e fanno cose stupide, ero a conoscenza della famosa credenza che gli ubriachi dicono sempre la verità. Ma non mi aspettavo questo tipo di verità, quel tipo di verità capace di toccare i tuoi punti più deboli. E i miei punti deboli non sono noti a tutti.


Qualcuno bussa alla porta, mi alzo e vado ad aprire.
E' ricky. 'Oggi devo fare orientamento nella tua scuola e vorrei che ci fossi anche tu, perciò alzati e preparati' dice con voce squillante. 

'Prima cosa Riccardo: l'educazione. Buongiorno, io sto bene e tu? E' un vero piacere che tu parli in italiano e che mi abbia svegliata proprio tu' dico con tono ironico. 

Lui in tutta risposta sbuffa e mentre volta le spalle e va verso le scale ribadisce il fatto che mi debba preparare. 

Il senso di tristezza mista alla rabbia di ieri sera sembra esser sparito. Apro la finestra: piove. Dopo aver indossato una felpa rosa pastello e dei jeans, essermi fatta uno chignon non tropo stretto e aver messo giusto tre libri nello zaino scendo al piano di sotto. Ricky mi aspetta impaziente. 

Dividiamo un ombrello in due, e devo dire che è davvero bello poter parlare con lui un po' di tutto. Mi ha spiegato il motivo per il quale è così ansioso dell'orientamento di oggi: dovrà rifarsi dei nuovi amici. Il rumore delle goccioline che cadono rapidamente nell'ombrello ci accompagnano per tutto il viaggio. Non penso che Ricky conosca a pieno la situazione in cui ci troviamo. La scuola si trova nella parte opposta alla mia, quindi dopo farò un pezzo di strada da sola. 

'come mai oggi non ti sei fatto venire a prendere per andare a scuola?' chiedo al mio fratellino ridendo e scompigliandogli i capelli

'te lo devo ripetere una seconda volta? volevo passare del tempo con te' dice serio ma non troppo. Ad una mia risata uno sguardo strano si posa su di me.

'Scusa scusa, e che...non mi aspettavo che tu mi dicessi questo genere di parole' cerco di moderare la mia risata. 'Allora spiegami come funziona l'orientamento' chiedo per cambiare discorso. 

'oh si, ci daranno una lista con dei nomi scritti e noi dovremmo barrare il nome con la quale vorremo fare l'orientamento. Credo che il nome lo dovrai scrivere tu,non ci sono scritti tutti i nomi delle persone della tua scuola ovviamente' dice lui. 

io ascolto in silenzio, il nostro ombrello è molto grande e trasparente e quindi posso vedere un pezzo di strada pieno di piccole goccioline. 

'perfetto, scriverò il nome. spero che il professore mi faccia uscire dalla classe' dico io in tono speranzoso. Nel frattempo ci avviciniamo alla scuola di Ricky, mi chiedo come sarebbe stata la mia vita adesso se avessi frequentato una scuola di questo tipo circa 3 anni fa. 

'Bene,ci vediamo dopo. dovremmo arrivare verso le undici' dice lui togliendo l'ombrello per darlo completamente a me 

'tienilo, io ho il cappuccio' dico io sorridendo tranquillamente. Mi sciolgo lo chignon e mi metto il cappuccio per dirigermi verso la mia scuola. Dopo aver salutato Ricky, mi incammino. 

La strada sembra accorciarsi quando tanti pensieri affollano la tua mente confusa. 
Non so come comportarmi con Josh, come capire il perchè del suo comportamento ieri sera, non so che cosa dirgli, sono molto confusa. Oggi mi sono portata dietro il cellulare con le cuffiette, nella speranza che mi possano rimettere in ordine le idee. Proprio come un cassetto, il mio cassetto ha una gigante etichetta con su scritto 'confusione' e probabilmente l'ultima volta che l'ho riordinato è stato per trasferirmi qua a Boston. Quindi immagino che la prossima volta che lo riordinerò sia per la partenza a Toronto. 

Tra una canzone e l'altra, quasi senza rendermene conto, arrivo al cancello della mia scuola. C'è il nostro gruppetto, ovvero: Crystal, Amanda, Derek e infine Josh. Vedo e sostengo il suo sguardo anche prima di entrare nel cortile della scuola. Sembra che a nessuno importi il fatto che stia piovendo. La mia felpa è decisamente fradicia e per questo mando un messaggio a mia madre per chiederle se può portarmi un'altra felpa. Nel frattempo, passo davanti al gruppetto salutandoli normalmente, cercando di evitare Josh. 

Alla prima ora abbiamo la materia che detesto di più: matematica. Oltre ad essere una materia che non sopporto, nel corso sono inclusi tutti i miei simpatici amici. 

Mentre mi dirigo al mio armadietto per posare la borsa, mia madre mi ha detto che tra un'oretta dovrebbe passare a scuola per portarmi un'altra felpa.  Vado al bagno per togliermi la felpa e per sistemarmi i capelli un po' umidi. Sfortunatamente non avevo previsto tutto questo e sotto alla felpa ho solo una maglietta a mezze maniche. Appena apro la porta del bagno mi trovo davanti Amanda. 

'Ciao Amanda' dico un po' impacciata, non sapendo dove mettere la felpa.

'Ciao Sheila, tutto bene?' dice lei con sguardo misterioso.

'si tutto bene,credo' dico io con un sorriso non troppo falso. 'emh, diciamo che abbiamo toccato un tasto un po' delicato al momento.' dico io cercando di allontanarmi per evitare altre domande. 

'Sheila' il tono di Amanda il potere di calmare sempre l'agitazione. 'josh vorrebbe parlarti' dice lei in tono molto basso. Probabilmente non troppo basso, perchè riesco a sentirla perfettamente. 

'Dì pure a josh, che al momento non ho tempo per le sue parole' dico chiudendo con forza l'armadietto; prendendo posto in classe. Mi posiziono nell'ultimo banco, nella speranza che nessuno di loro si sieda nelle vicinanze solo per strapparmi qualche parola.





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