49. STJERNEKLART

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Percorrendo il corridoio silenzioso di quell'ospedale, mi ritrovo ancora una volta a pensare. In fondo Derek aveva ragione, le nostre strade si devono separare in ogni caso. Oggi gli dico tutto, che devo partire tra poco, chi sono io veramente e perchè gli ho raccontato quella storia. 

Sono circa le diciotto e l'ospedale è pieno, a differenza degli altri giorni in cui è deserto. Ignoro  le persone che mi guardano, non capisco cosa abbiano da guardare, sarà per il mio aspetto. Ho un sorriso sulle labbra, non mi dispiace andare a trovare Josh per la seconda volta in una giornata. Non invidio quelle persone, due settimane fa non avrei mai pensato di vedere qualcuno sorridere in questo postaccio. 

Arrivo alla sua camera, ma non busso subito. Sento che Josh sta dicendo qualcosa, ma non riesco a sentire. Così mentre mi concentro sul cartellino attaccato sulla sua porta. 'Josh Peters' dice la scritta. Prendo un gran respiro e busso alla porta, posso anche dire di essere abbastanza agitata, tanto che mi tremano le gambe. 

Fortunatamente smettono di tremare quando mi apre la porta. 'Ciao' mi accoglie con sorriso sincero. 'Sono contento che tu sia venuta, mi annoiavo a morte e ho letto tutte le lettere quindi non so più cosa fare' dice mentre entrambi entriamo in stanza. Al contrario di stamattina, il letto è fatto e la stanza sembra molto più in ordine. 

'Ti sei dato alle pulizie?' dico io ridendo appendendo il giubbotto nell'attacca panni dietro la porta. 

'Oh no, oggi sono andato a fare una lunga chiacchierata con quello che osa definirsi come il mio psicologo. E di solito le signore che puliscono vengono sempre fermate da me che dico che già un'altra collega è passata per pulire, in modo che la stanza me la sistemi io. Oggi quando ho lasciato la stanza per un paio d'ore ne hanno approfittato ed eccomi qua, odio l'ordine. Voglio vivere nel mio disordine. Per quel che mi riguarda il mio disordine è molto più comprensibile del lavoro di quelle signore.' 

Non posso fare a meno di ridere. L'ultima volta che sono andata in camera di Josh era ordinata come poche, non c'era niente fuori posto. Adesso sembra aver cambiato idea. 

'Dovresti vedere la mia stanza allora: vestiti sparsi in terra, fogli volanti ovunque, coperte, caricabatterie, guantoni e cuscini ovunque. A volte mi perdo anche io in quella stanza' dico ridendo, sedendomi nel letto. Mentre lui è ancora in piedi. 

'Fai boxe?' noto che nei suoi occhi si accende una scintilla che li fa brillare. Voglio mentire, ma ho già deciso di dirgli tutta la verità. Senza tralasciare una virgola. 

'Si, lo ammetto' dico io ridendo e coprendomi il viso. L'atmosfera è piuttosto calma, sarà perchè fuori è già buio, oppure sarà il tipo di luce della lampada nel comodino. Non so come faccia Josh a stare a maniche corte. Oggi indossa una maglietta a maniche corte e degli skinny jeans neri. 

'Lo sapevo che eri il tipo di ragazza adatta per fare questo sport' dice alzando il pugno in aria. Io continuo a ridere, chiedendomi se tra poco, quando gli avrò detto la verità, si adirerà. C'è un'alta percentuale che mi cacci dalla stanza, magari non vorrà più vedermi, ma io provo lo stesso. Nel frattempo che questi pensieri si facevano spazio nella mia mente, un po' arrugginita, un silenzio è calato in stanza. Così decido di parlare. 

'Josh, ti devo dire una cosa. Anzi, delle cose' dico io alzandomi e andando verso la finestra. Improvvisamente inizio a torturarmi le mani. 

'Anche io, anzi io ti devo chidere una cosa' dice lui entusiasta. Ringrazio tutti i santi che conosco, non ero realmente pronta per sputare via tutto. 

'Certo, dimmi' dico io. 

'Okay, allora, ho letto tutte le lettere due volte..' dice sedendosi sul letto, ma io lo interrompo

'due volte?' chiedo io ridendo con un sopracciglio alzato. 

'come pensi che io ammazzi il tempo?' dice serio. 

'Okay okay, vai avanti' dico io ridendo sotto i baffi. Doveva essere veramente annoiato se si è letto cento lettere per ben due volte. 

'Voglio sapere una cosa, sempre se tu la sai. Vedo che sei legata a questa storia.' dice lui, ma si interrompe per studiare il mio sguardo interrogativo verso quell'affermazione. 'Arielle, non guardarmi cos, ti brillano gli occhi ogni volta che me ne parli' dice lui per poi continuare con il suo discorso. 'Voglio sapere quale è stata la prima parola che si sono detti quei due appena si sono conosciuti'. 

Inutile dire che, ho perso qualche battito con questa domanda. E adesso la mia mente mi porta inconsapevolmente a fare un mega viaggia nel tempo. A quella sera, in cui ero in balcone, a quella sera in cui mi rivolse la parola. A quella sera in cui abbiamo parlato per quasi tutta la notte. Fa davvero male sapere che Josh, la stessa persona che ha pronunciato quella frase non si ricordi nulla. Forse non mi abituerò mai al fatto che lui abbia perso la memoria. Prendo un gran respiro e gli rispondo. E' seduto sul letto e mi guarda dritto negli occhi, in attesa di una risposta. 

'Stjerneklart' dico io 
'signfica...'

'Cielo buio illuminato soltanto dalla luce delle stelle' diciamo insieme. Non so cosa fare, Josh si è ricordato di un particolare, che aveva detto a me. 

'E' un termine norvegese molto utilizzato' continua lui. Io sono ancora qua in piedi, non ho il coraggio di guardarlo negli occhi adesso, se lo facessi potrei scoppiare a piangere in qualsiasi momento. 

Silenzio, sto pregando mentalmente che Josh dica qualcosa, perchè adesso posso sentire anche il mio cuore battere all'impazzata. Non so più cosa fare, il mio cervello ha deciso di non funzionare più. 

'Aspetta un momento' dice guardando la parete davanti a lui per poi guardarmi di nuovo negli occhi. Noto che si alza con urgenza e mi abbraccia, mi era mancato uno dei suoi abbracci, quelli che ti fanno sentire meglio solo dopo un tocco. Non ci penso due volte prima di ricambiare l'abbraccio in modo energico, stringendolo a me, quasi potesse scomparire un'altra volta. Posa il suo mento nella mia spalla, sono più bassa di lui quindi noto che assume una posizione semi curva. 

'Tu non sei Arielle' dice con tono molto calmo, scandendo bene le parole e parlando molto lentamente. Non posso impedire che le lacrime inizino a bagnarmi il viso, e forse anche un po' la maglietta di Josh. 

'Tu sei Sheila' dice, il suo tono si è improvvisamente spezzato. E adesso le mie lacrime si sono trasformate in singhiozzi pieni di gioia. Lui si stacca dall'abbraccio e mi guarda. 

'Sono Sheila' dico tra un singhiozzo e l'altro. I suoi occhi color ghiaccio hanno il potere di mettermi ancora più felicità, nonostante non riesca a smettere di piangere. 'Pensavo che non ti saresti ricordato mai più di me' dico mentre lui mi asciuga le lacrime. 

'Impossibile dimenticarsi di te' dice mentre mi abbraccia ancora una volta accarezzandomi i capelli, nel tentativo di placare le mie lacrime che a quanto pare non vogliono cessare. 

'Ti amo' gli dico, l'unica frase che poteva fargli capire che io c'ero, ci sono e ci sarò sempre per lui, qualunque cosa accada. A quelle parole sorride e poi mi bacia, e improvvisamente sembra di aver fatto un grande tuffo nel passato e di ricominciare tutto, dopo il mio compleanno. Sembra anche che quello che è successo negli ultimi due mesi si sia azzerato completamente. 

'Ti amo anche io, Josh' 

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