45. VOGLIO RACCONTARTI UNA STORIA

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Dopo essermi informata, e dopo aver ricevuto il permesso dei suoi infermieri, mi dirigo verso la stanza di Josh. Mi hanno detto anche che è sveglio. Mi tremano le gambe e mi batte forte il cuore. Busso delicatamente alla sua porta. 

'Avanti' dice una voce non stanca dall'altro lato della stanza. 

Appena entro vedo una stanza con le pareti color giallo pastello. Un tavolo abbastanza grande con dei fiori sopra, una finestra chiusa e poi Josh. I suoi ricci sono sempre al loro posto a disturbargli la fronte. Sembra piuttosto rilassato. Indossa una maglietta bianca aderente, dello stesso colore delle lenzuola in cui è rifugiato, oppure bianco come il gesso nella quale la sua gamba è intrappolata. I suoi occhi sono sempre gli stessi, profondi e azzurri come sempre. Mi fa male non poter correre da lui per abbracciarlo e dirgli che mi è mancato tantissimo. Ma per adesso, sono una semplice ragazza che va a fargli visita. 

'Ciao' mi dice lui sorridendomi dal suo letto, sono ancora sulla porta. 'Oh, entra pure' dice subito dopo, forse ha notato il mio enorme diario con dentro le lettere. 

'Ciao' ricambiando il saluto. 'Posso prendere una sedia?' chiedo io un po' impacciata. 

'Certo, forse ce ne una vicino alla scrivania' dice sporgendosi un po' per controllare. 

E' strano parlare in questo modo ad una persona che conosci da un po' di tempo. Non è doloroso, perchè il dialogo e il contatto fisico c'è, ma mi destabilizza e non so come comportarmi. Dopo aver preso la sedia mi posiziono accanto a lui. 

'Posso sapere chi sei?' chiede lui accennando un mezzo sorriso 

'Piacere, io sono Arielle' dico io porgendogli la mia mano in avanti. Lui la afferra e ci stringiamo la mano. 'Sono qui per raccontarti una storia' dico prima che me lo chieda. 

'Serve per la mia memoria?' chiede guardandomi negli occhi. 'Perchè sai, ogni singola persona che viene qua mi ripete che sono in una fase di transito di un qualcosa, tutti mi ripetono che devo esercitarmi, tutti mi ripetono che ho lasciato una vita alle spalle che devo continuare a vivere, ma che io non riesco a ricordare. So di aver perso la memoria, ma sto bene' dice grattandosi la nuca e arrossando. 

'Non sono qua per ricordarti quello che ti è accaduto, sono una semplice ragazza che ti leggerà una storia' dico sorridendo con la bocca chiusa. 

'Oh, lo fai per tutti i pazienti?' chiede lui interessato 

'Ancora no' rido 'Ma tu sarai il primo a sentire la prima storia che ti sto per raccontare, sempre se la vorrai ascoltare' dico. 

'Si, almeno per un po' mi dimenticherò di essere qua' dice mettendo le mani incrociate dietro la nuca e appoggiando la schiena al cuscino rialzato. 'E' una vera tortura, ti svegli e sei qua. Ti addormenti e sei qua, mangi e sei qua, sei annoiato ma sei qua e non puoi fare niente. Vorrei solo andarmene.'

'Non posso capirti, non sono mai stata nella tua situazione, ma cercherò di essere comprensiva.' dico

'Lo apprezzo molto' dice ridacchiando. Mi era mancato.

'Okay allora inizio, io ti racconterò la storia di un ragazzo e di una ragazza, successivamente ti leggerò delle lettere che lei ha scritto pensando a lui' dico.

'É una storia vera?' chiede 

'Verissima' rispondo sorridendo mentre sfoglio le numerose pagine del mio diario.

 In realtà non avevo pensato a questo, avevo in mente di leggere a Josh solo le lettere, ma mi rendo conto che non capirebbe nulla in questo modo. Così, punto lo sguardo sulla finestra, pronta a raccontare la storia della nostra piccola vita. 

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