Cena e ritorno a casa - Hiroshi

38 3 0
                                    

Abbiamo lasciato la spiaggia, ripreso il treno e siamo tornati in città. Ora mi sta portando a casa sua. È la prima volta che ci vado. Chissà come sarà la casa?

«Eccoci, io abito in quella casa lì.»

Che bella casa, ha anche il giardino. Entriamo. Com'è pulito dentro, c'è già il tavolo pronto. Aveva proprio organizzato tutto.

«Vieni, ho già la roba pronta in frigo, devo solo tirarla fuori. Cena a base di sushi. Ti piace, vero?»

«Sì, adoro il sushi. Hai cucinato tu?»

«Beh, in realtà mi ha dato una mano Masaki. Io da solo so fare ben poco. Giusto l'indispensabile per vivere.»

«Allora devo insegnarti a cucinare. A me piace un casino dilettarmi tra i fornelli.»

Non vedo l'ora di preparargli qualcosa con le mie mani. Beh, se riesco a convincere mia madre a trasferirmi qui... Già, convincere mia madre. Cosa posso inventarmi?

«Sei diventato improvvisamente pensieroso. Cosa è successo?»

«Niente, ripensavo alla tua proposta e a come fare a convincere mia madre.»

«Ora pensa alla serata, a quello troverai una soluzione domani.»

Abbiamo mangiato a volontà. C'era ogni tipo di sushi. Era veramente tutto squisito. Appena finito di sparecchiare mi dà un bacio e mi dice sottovoce.

«Andiamo in camera?»

Arrivati in camera sua iniziamo a spogliarci. Ci adagiamo sul letto. Kaito inizia a baciarmi ed accarezzarmi su tutto il corpo. Se vengo a vivere con lui questi momenti d'intimità aumenteranno, e non dovrei più inventarmi scuse con mia madre per passare la notte fuori.

«Kaito, ti amo» gli sussurro, dopo l'orgasmo.

«Anche io ti amo, Hiro» mi risponde, sfiorando le mie labbra con le sue.

Ci addormentiamo abbracciati, sfiniti ma felici.

Il mattino dopo, purtroppo, torno in contatto con la realtà.

«Kaito, ora è meglio che torni a casa.»

«Aspetta, Hiro, ti accompagno. Voglio vedere dove abiti.»

«Ma non ce n'è bisogno.»

«Non accetto un rifiuto. Finisco di prepararmi e usciamo.»

Allora, avrò preso tutto? Dunque, lo zaino ce l'ho. Non l'ho neanche aperto quindi dentro la roba dovrebbe esserci tutta. Il cellulare c'è, anche se forse è meglio che lo riaccenda. Le chiavi di casa ci sono e anche la chiave che mi ha dato ieri Kaito.

Cosa posso dire alla mamma perché mi faccia venire ad abitare qui?

Appena acceso, subito il telefono mi notifica un messaggio.Oh, è di Chiaki-chan.

"Hiro-kun, com'è andata la giornata di ieri?"

A volte mi chiedo se si preoccupa per me o è semplicemente curiosa. Provo a chiederle se oggi è libera, così magari riesco anche a farmi consigliare sul trasferimento.

"Giornata fantastica, poi ti racconto. A proposito, possiamo vederci oggi? Ho bisogno di aiuto per una cosa."

Vediamo se risponde.

«Eccomi, Hiro. Possiamo andare. Di chi era il messaggio?»

«Eh? Ah, sì, di Chiaki-chan. Voleva sapere com'è andata la giornata di ieri.»

«Vi raccontate proprio tutto voi due. Devo preoccuparmi?»

«Kaito, cosa dici? Lo sai che Chiaki-chan è come una sorella per me!»

«Ahah, sisì, lo so. Stavo scherzando. Non ti arrabbiare così.»

Per fortuna. Se dovessi scegliere tra l'amicizia con Chiaki-chan e la relazione con Kaito non saprei proprio che fare.

Meglio uscire, va'.

«Aspetta, prima di aprire la porta.»

Mi afferra per un braccio, mi gira verso di lui e mi bacia.

«Una volta fuori poi non potremo più farlo.»

Già, è meglio che per ora non si sappia. Se ci vedesse qualcuno che conosciamo sarebbero guai.

Ci incamminiamo verso casa mia. Io continuo a pensare a un modo per chiedere alla mamma il permesso di trasferirmi e non dico una parola.

«Hiro, come mai sei così silenzioso?»

«Scusami, ero assorto nei miei pensieri.»

«Stai pensando a come convincere tua madre, vero?»

«Già. Ecco, siamo arrivati. Io abito nella prossima via, quella che costeggia il parco.»

«Davvero abiti qui? Ci passo tutte le mattine da questo parco per andare all'università.»

«Lo so.»

Accidenti, che ho detto! Non gli avevo mai detto che lo vedevo passare di qua tutte le mattine nascosto dalle tende della mia camera.

«E così mi osservavi?»

«Già. Praticamente sapevo a memoria tutti i tuoi orari. Ogni giorno all'ora giusta mi mettevo a guardare fuori dalla finestra sperando di vederti.»

A ripensarci adesso mi vergogno del mio comportamento.

«Sono contento che mi guardavi. Se avessi saputo, qualche volta avrei alzato lo sguardo.»

Per fortuna non mi ha giudicato male.

«Io sono arrivato. Grazie per la splendida giornata. Ci sentiamo.»

«Certo. Fammi sapere per quella cosa.»

«Sì, d'accordo.»

Entro in casa. Non c'è nessuno. Arriva un messaggio. È la risposta di Chiaki-chan.

"Certo. Se ti va bene, vengo da te anche subito."

Le rispondo: "Io sono arrivato a casa adesso; puoi venire, se vuoi."

È inutile che continuo a pensare a una soluzione, meglio aspettare di parlarne con Chiaki-chan.

"Ok, dammi 10 minuti e sono lì."

Sempre tempestiva nelle risposte. Spero che lei abbia qualche idea.

Love & ComicsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora