4. You can tell me what you see

74 6 8
                                    

Non sono sopra il ponte, ma su una via che mi permette di vedere anche tutto quanto il paesaggio dietro. Non so dire come mai, ma i miei occhi si aprono più del normale e penso siauna cosa preoccupante, ma appena mi giro verso Samuel vedo il suo sguardo che rispecchia il mio.

<<Ogni volta che vengo, ogni volta sembra nuovo>>

<<Bello>> commento nel mentre mi perdo tra quei particolari: il ponte per esteso che si distingue tra il colore azzurro limpido e i colori delle case dietro fatte a punta, sembrando torri. Intorno dei minuscoli cespugli che danno una tonalità di verde, quasi necessaria a lasciare senza fiato. E poi parliamo dell'unica cosa che, anche se diversa, è uguale: il cielo. Ha nuvoloni sparsi ovunque, i quali non lo fanno sentire solo il possente celeste.

Un secondo dopo, sento i suoi occhi fissi su di me, ma decido di non girarmi, perché togliere dalla vista questo mondo incantevole, mi sembra quasi di non rendergli omaggio. Inoltre, il suo cuore aumenta a battiti più veloci che non riesco a interpretare, ma penso -spero – che sia solo, non so, meraviglia? Può la bellezza di un paesaggio accelerare un cuore?

"Non farti domande complicate, lascia stare" mi dico nel mentre immortalo anche i minimi dettagli, i minimi movimenti di quelle persone che passano: tra i giovani che giocano indisturbati; tra le mamme che insegnano ai bambini; tra le coppiette che si sbaciucchiano in modo disgustoso.

<<Dicono che questa è la città più romantica del mondo>> inizia a spiegare Samuel lasciandomi perplessa, tanto da farmi girare lo sguardo.

"Ma come se ne esce con queste domande?"

Il suo volto è girato davanti, sembra abbia adesso timore di guardarmi e questo mi preoccupa molto. Che motivo ha di non guardarmi?

<<Capito, pensi sia così, tu?>>

Stavolta mi guarda. Dritto negli occhi.
"Dio, che bei occhi che ha"

<<Si, c'è chi dice Parigi, c'è chi dice Milano, ma secondo me Praga non la batte nessuno>> dice convinto delle sue parole.

Voglio tanto ribattere quella sicurezza, ma non conosco nessuno dei posti che mi ha detto e quindi acconsento solo con la testa.

<<Andiamo, dall'interno è ancora più bello, ti porto lì così vedi. C'è chi dice che è meglio di sera, con le luci, ma io preferisco di giorno, immerso tra i colori>> inizia a parlare tanto velocemente che mi sono persa a metà.

Incontrollabilmente mi scappa una risata che sembra uscire dal cuore. È così buffo.

<<Faccio tanto ridere?>> Mormora nel mentre si incammina con me a fianco.

<<Si, sei divertente>>

<<Grazie – sorride imbarazzato – tu parli poco, invece>>

"Oh, pure intelligente. Non posso raccontare molto, sai com'è"

<<Lo so>> borbotto abbassando la testa, facendolo passare per un gesto di timidezza.

<<Tranquilla, cioè è normale. Allora... oddio guarda è mezzogiorno, vuoi andare a mangiare?>> chiede notando le lancette sull'orologio entrambe sul dodici.

Voglio dirgli di no, ma dato che devo mangiare e tornare da Ester non sembra il massimo, quindi in qualche modo, il mio cervello acquista voce propria, dato che mi trovo a dire:

<<Va bene, ma poi me ne vado>>

<<Okay>> risponde. Ed insieme ci incamminiamo verso un ristorante che suppongo lui conosca.

The Death Key (The death Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora