39. Memories

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Cerco di capire cosa mi abbia rapito tanto di lui, perché alla fine so che è così.

Distolgo i pensieri e torno a sedermi al solito posto, mentre fisso i nuovi arrivati. Volevo andare da Gos e sputargli in faccia la mia rabbia, ma non ci sono riuscita, un po' perché lui mi ha bloccato, un po' perché non mi sento io pronta ad affrontarlo ora, anzi, forse mai, voglio solo andarmene via da qui e non rivedere più nessuno.

<<Cosa avete scoperto?>>

Per la milionesima volta, Helki spiega la storia a Connor e dopo essere rimasto allibito, lui e la sua grande amica si mettono a canticchiare e a saltare. Mi sale la gelosia addosso ed è nello stesso momento in cui se ne accorge, perché il mio battito è scoperto a lui.

<<Tu non festeggi?>>

<<Non ancora>> rispondo solo, alzandomi e andandomene via. La freddezza è palpabile nei miei gesti e nella mia voce. Un ghiaccio sarebbe più caloroso di me.

<<Vieni con me dopo, ti devo portare in un posto>> mi sussurra a un passo dall'orecchio. Attivo la modalità-lupo e non percepisco nulla di strano da Enola, la vedo blaterare con Helki.

<<Dove?>>

<<Sorpresa>> mi dice solo e sto lottando con tutta me stessa. Sto lottando per dirgli di no, per respingerlo, per mandarlo lontano, perché io lo devo uccidere, lo devo fare per Sam. Glielo devo. La verità è che vorrei solo sbatterlo al muro e baciarlo fino a consumarmi, fino a consumarci tanto da creare in noi la mortalità, quella che non richiede magia, se non quella dell'amore. Però, non l'abbiamo e nemmeno possiamo averlo.

Accetto la sua richiesta, mentre passo il pomeriggio a decidere cosa mettermi. Opto per qualcosa di veramente semplice e mi dirigo nel posto dove ci siamo dati appuntamento la prima volta, il famoso bosco in fila centrare, trentaseiesimo albero.

<<Dove dobbiamo andare?>> domanda una volta lì. È bello. I capelli alzati da quello che gli umani chiamano gel, una camicia che a quanto pare ama e una giacca nera molto elegante. Toglie il respiro.

<<Sei molto carina>> commenta e io mi sento avvampare.

<<Anche tu...>> mi lascio sfuggire, ma appena me ne accorgo voglio solo sotterrarmi, proprio sotto questi alberi, proprio in questo luogo magico sarebbe perfetto far finire la mia vita per colpa di una orrenda figura con Connor.

<<Andiamo>> dice allungando la mano, ma la ferma a mezz'aria, indicando poi di avanzare, perché io non posso afferrargliela, non posso intrecciare la mano nella sua, le dita incastrate, niente di tutto ciò.

Sospiro e lo seguo. Sono avvolta nei miei pensieri, ho talmente tante cose per la testa che a ogni passo peggioro il respiro, credo di avere quello che gli umani chiamano: "attacco di panico".

<<Lia, tutto bene? Guardami>> Connor si avvicina. È a un solo passo da me, cerca il contatto con i miei occhi, peggiora la situazione e basta.

Non sa quello che ho in mente io e devo farlo, per forza.

Lui non mi vuole o se mi vuole, non mi può avere. E che senso avrebbe allora rincorrersi così? Un traguardo che vedi con i tuoi stessi occhi, ma ogni volta che ti avvicini, in realtà non lo fai, sei sempre al solito punto che corri fermo all'inseguimento dell'impossibile.

"Non esiste maledizione che non possa essere spezzata" mi ricordo la frase detta da papà una sera. Chissà a cos'era esattamente riferito, me lo sono chiesta, negli ultimi giorni, ma non sono riuscita a darmi una risposta.

The Death Key (The death Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora