7. If your homesick, give me the hand

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Non ricevo una risposta a quella domanda inespressa. Così cambio argomento, cercando di stare quanto più possibile vicina a lui, così da capire cosa realmente nasconde questo ragazzo dagli occhi celeste indefiniti.

<<Il bambino di ieri al parco chi è?>> gli chiedo per cambiare argomento e poi sono sicura che lui sappia qualcosa a riguardo. Magari, sono io che cerco nei posti sbagliati, non sono gli adulti quelli a cui devo rivolgermi, ma i bambini. Loro non ignorano la verità.

<<Il figlio di una mia amica. Quando mi sono trasferito qui lei mi ha aiutato tantissimo ed io ho cercato di fare lo stesso>>

<<Capisco, mi sembrava molto simpatico – strano, ma vero – posso vederlo?>>

<<Sul serio?>> Mi guarda con occhi spalancati come se non capisse il mio perché, e come dargli torto.

<<Si, uno dei pochi che mi sta simpatico>>

<<Un bambino>> ribatte alzando un sopracciglio. Mi alzo rimettendo i piatti in cucina ed aprendo l'acqua tiepida per lavarli.

Sento la sua presenza dietro di me, mette le mani nel marmo intorno al lavabo e mi blocca da ogni via d'uscita. Nel suo cuore, nuovamente parte il desiderio. Non so mai definire se il fatto di poter sentire un cuore è un bene o un male, forse a volte è meglio vivere senza sapere, nell'ignoranza.

<<Va bene>> mi sussurra affondando in naso tra i miei capelli. Ancora non lavati.

Ci metto pochi secondi a ricompormi da questa stranezza che mi emana.

<<Okay, ma ora ti puoi staccare? Devo andare da Ester>>

Si stacca posizionandosi accanto a me nella parte destra, per avere metà visuale del mio volto.

<<Ma ha detto che hai il giorno libero>>

<<Non la lascio da sola.>> replico asciugando in fretta i piatti e mettendoli al proprio posto.

<<Va bene>> conclude con tono deluso. Probabilmente voleva passare la giornata con me, ma veramente sarei finita per azzannarlo. Era troppo noioso.

<<Mi vesto, e andiamo, ti offro un pranzo>>

<<Ciao Ester>> saluta la mia amica con i classici bacini sulle guance e si siede in un tavolo per due. Resto io sul turno e lascio che la mia amica si metta di fronte a lui per chiacchierare. Appena trovava un momento lontana da tutti mi ripeteva che lui era cotto di me e che insieme saremo stati bene e altre cavolate di questo tipo, al quale non credo minimamente, inoltre, per quanto cerca di non farlo trasparire il suo cuore, in simultanea con le sue guance, cambia atteggiamento ogni volta che lo incontra.

Decido di non dirglielo, per far in modo che il tempo glielo faccia capire da sola.

Preparo ogni piatto per loro e glielo poso davanti. Nell'avvicinarmi però, il fazzoletto accanto ad Ester casca in terra e va a finire sotto la sua sedia. Faccio per raccoglierlo, ma esso si muove da solo, di pochi millimetri, ma si è mosso. Guardo intorno a me e non fila nemmeno l'aria per dire che sia stato il vento e noto che la mia amica muove la mano agitandola. Lei continua a fissare Sam, anche se il suo cuore sente che qualcosa non va, c'è un problema di fondo che lei sembra non capire. Probabilmente pensa di essere pazza, ma non è così.

<<Holly, tutto okay?>> mi richiama Sam. Distolgo lo sguardo dalla mia amica e prendo il fazzoletto portandolo in cucina per dargliene uno nuovo.

<<Guarda che sono anche io in turno da lavoro>> mi dice lei sorridendo debolmente.

<<No, sei a pranzo con Sam>> ribatto tornando dietro il bancone ed osservandoli da lontano.

The Death Key (The death Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora