8. i just wanna feel this moment

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Con Ester le cose vanno sempre peggio, sono ben tre settimane che resto con lei ogni giorno e la osservo pure di notte, ma non se lo spiega come mai le cose si spostino da sole o si incendino proprio davanti ai suoi occhi. La convinzione che si sta imponendo non basta davanti ai fatti che accadono.

<<Holly>> mi richiama dalla cucina e io mi incammino verso il luogo.

Non siamo andate a lavoro oggi perché è il nostro giorno libero ed è un bene perché con la pioggia che cade incessante fuori, non ci sarebbe nemmeno stato nessuno. Le gocce cadono sui vetri e fanno un rumore nettamente forte, con l'aggiunta di suoni spaventosi che arrivano dal cielo, come se qualcuno al di sopra ce l'avesse con noi e si stesse scatenando con gli umani e con gli incastrati tra loro.

<<Che succede?>> le chiedo, ma lo so benissimo, perché ho sentito il suo battito per tutto il tempo.

<<Non capisco, anche qui, guarda>> Dietro di lei, la fiamma del fornello è alta, ma sembra non essere pericoloso, come se inconsciamente la controllasse.

Sospiro. È arrivato il momento di spiegarle tutto quanto.

<<Ester, ti devo dire una cosa>>

<<Sono pazza vero? Devo andare a curarmi>>

<<Non sei pazza- mi affretto a dire – devi solo controllare i tuoi poteri>>

Mi guarda con occhi spalancati e scoppia a ridermi in faccia. Sospiro nuovamente.

<<Poteri?>> ripete alzando le sopracciglia. E dicendo così si allontana nell'altra stanza,

<<Poteri, si>> ribadisco, ma non serve a niente.

<<La pazza sei tu adesso>> dice ridendo delle mie parole, ma al contrario di ciò che lei mi vuole far credere, lo sa che c'è qualcosa che non torna in tutto questo.

Non rispondo, che oramai sembra inutile parlare, decido di mostrare a lei il mio segreto, la mia vera natura così che magari possa aiutarmi in un futuro, possibilmente prossimo.

<<Vieni con me>> le dico solo e mi dirigo con lei in camera mia, chiudendo la porta e le tende della finestra così da evitare ogni spiacevole intruso. La fisso con i suoi capelli biondi che ricadono sulle spalle e quegli occhi spaventati che mi scrutano. Succede tutto in un attimo: nel momento in cui chiudo gli occhi per mostrare il vero colore, dietro di me sento un calore immenso. Riapro gli occhi, normali, e mi volto per vedere il danno che stavolta è ben visibile. Fuoco e fiamme in tutto il muro che a velocità si impossessa di tutta la mia camera, dall'altro lato Ester impaurita che cerca di capire il tutto. Non c'è tempo. La prendo per un braccio e la trascino via a passo più svelto possibile. È una sensazione orribile quella di non poter correre più a velocità lupo e salvarsi la pelle.

<<Mi dispiace>> mi sussurra a voce bassissima.

<<Lo so>> dico solo uscendo di casa.

Dopodiché lei si affretta a chiamare i pompieri -uomini che lavorano per spegnere il fuoco – e aspetta con me accanto.

Mentre essi svolgono il loro lavoro con un elastico da cui fuoriesce acqua io abbraccio forte Ester. Lascio che le sue lacrime scendano e vadano sulla mia spalla come punto d'appoggio. Non le dico parole, niente di niente. Non servono, l'ho spaventata e lei ha inevitabilmente reagito.

<<Che succede?>> la voce dietro noi è inconfondibile.

<<Ha preso fuoco>> dico io e mi allontano per non dover scontrare quegli occhi celesti, per non dover dar una spiegazione a quella mia fuga improvvisa, a dirla tutta, so che non gli interessa perché altrimenti mi avrebbe scritto per sapere o per chiedere scusa a quella rabbia infondata.

The Death Key (The death Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora