Non ci credo ancora. Non può essersi impossessato di Arthur come se niente fosse, non può fare così.
<<Che ci fai qua?>>
<<Vengo a vedere come procede il tuo lavoro>> mi dice, ma non intende quello dietro al bancone.
Sorrido sarcastica. Come può anche solo pretendere che dopo tutto quello che mi ha nascosto, io gli dica la verità, come se fosse ancora il mio capo, il mio Alpha. Non ha capito nulla.
<<Non ti deve interessare>> sibilo a denti stretti. La rabbia cresce in me.
<<Sono il tuo Capobranco Lia, come fa a non interessarmi?>> Lo dice con quella voce che non è cambiata. La saprei riconoscere, non è la stessa di Arthù, ma è quella manipolatrice e provocante che solo lui contiene.
<<Non lo so, dal fatto che hai tenuto per te, tutti i dettagli più belli di questa terra, come il trasformarmi, o mangiare la carne, per non parlare poi, di quello che tu stesso hai fatto. Manipolare un semplice lupetto, condannato a un destino crudele>> sbraito.
Stavolta, è lui a sorridere.
<<L'ho fatto per proteggerti, avresti pensato troppo alle cose che questo mondo può dare e avresti potuto voler rimanere, non potevo correre il rischio Lia. Poi, parli di me, ma di lui no? Il modo in cui l'ha ucciso, l'odio nei suoi occhi, tu non c'eri>>
<<Non tano di Connor, lui ha le sue sbagliate ragioni, io parlo di Sam. Che colpa aveva? Ha solo aiutato suo fratello>> sgrido alzando di poco la voce.
Lo guardo e devo dire che i lineamenti, sono identici al mio vero boss, ma l'espressione facciale è diversa. Gli occhi sono socchiusi e le sopracciglia che si aggrottano quando e serio o si alzano quando è divertito. Arthur di solito è più pacato, si limita ad avere la sua faccia che di solito ha anche una tendenza dolce.
<<Anche lui ha le sue colpe>> taglia corto, roteandomi attorno.
Mi scruta come quando eravamo a Krynox e mi spoglia con quello sguardo.
Mi sento improvvisamente vulnerabile, ma al tempo stesso, arrabbiata per questo suo modo di fare. Ha scelto mia madre, perché si ostina ancora una volta a cercare me?
<<Non farlo Gos. Non guardarmi così>>
Sorride. Non lo vedo, perché è alle mie spalle, ma vedo quell'espressione fiera dipingersi in volto, la vedrei anche a occhi chiusi.
<<Senti il mio sguardo che ti brucia addosso vero?>>
Stavolta a sorridere sono io.
<<Ho avuto l'imprinting>> confesso. Mi giro verso di lui per vedere il suo volto spegnersi di colpo.
L'avvento non tarda a succedere.
<<Non mi dire con...>>
<<Proprio così>> ammetto e il mio sorriso beffardo si sussegue al suo incredulo sguardo.
Ora, se ne rende conto di avermi perso, ora ha capito che non sono sua merce e che posso allontanarmi. Non lo perdonerò mai per quello che mi ha nascosto. Mai.
<<Holly, al tavolo sette, non perdere tempo con il tuo capo. O ora ti piace pure lui?>> guardo Ester. Quasi mi sono dimenticata di essere a lavoro, circondata da gente, tra cui proprio lei: la strega.
Prendo le ordinazioni al tavolo e vado in cucina per prendere il necessario. Prima di avanzare però, sbatto leggermente le mani sul marmo freddo, arrabbiata da questa assurda situazione. Doveva rimanere a Krynox e non scendere qua come un codardo per sfuggire ai problemi. Devo ancora capire quali, Hel non me li ha raccontati, ma so che sono gravi dato che lui stesso è sceso per me.
Inizio a pensare che la causa di tutto sia proprio io, ma non m'importa. Forse, scatenando una rivolta, ho permesso ai lupi di dimezzarsi così da entrare nella Death City.
Procedo per portare le porzioni ai contendenti, ma qualcosa cattura la mia attenzione. Il libro di magia che Ester si porta sempre appresso.
Lo estraggo guardandomi attorno e attivando la modalità-lupo, sento il suo cuore a distanza di sicurezza da me.
Ho paura che mi possa cogliere con le mani nel fango, cerco quindi di fare attenzione.
Lo apro. Dentro solo parole strane e incomprensibili con varie figure di piante e amuleti.
Primariamente, penso di rubarglielo per evitare che diventi più forte con i suoi incantesimi, ma non posso impedirglielo è la sua natura questa. Mi limito a richiuderli, ma tenendo il dito su una pagina apparentemente casuale, noto una cosa diversa. Una parola è scritta in modo diverso dall'altra scrittura.
Non capisco cosa ci sia scritto, ma riconosco il tipo di lettere, alcune uguali a quelle dei fogli precedenti trovate in collegamento con la chiave.
Strappo la pagina di fretta e chiudo il libro quasi con uno schianto, uscendo da lì e portando l'ordinazione al suo posto, scusandomi per l'ulteriore ritardo, inventando alcune scuse. La cosa bella è che Arthur non mi può licenziare, visto che non c'è più, almeno per ora.
<<Dobbiamo parlare Lia, quello non era il posto adatto>> inizia Gos fermandomi all'uscita, quando è stato sgombrato il bar.
<<Sisi, dopo, forse, non ti presentare a casa mia, non entrare dentro, vai da qualche altra parte. Riparliamo, forse, con calma>> dico a raffina, non badando a lui.
Corro a più non posso verso casa di Connor e busso alla porta con prepotenza, mentre, con tale forza, il cuore mi batte nel petto.
<<Lia?>> sussurra lui all'interno, prima ancora di aprire.
Ha riconosciuto il mio cuore.
<<Devo dirti una cosa, riguardo alla chiave>>
Aspetta qualche secondo, poi sento la chiave rigirarsi nella toppa.
<<Cosa?>>
<<Non so se è utile>> ammetto, sedendomi sul divano e ricordandomi le scene – immaginarie – avvenute. Quel bacio mai dato e che mai avverrà.
Guarda il foglio con attenzione, esamina la scritta e sembra uguale, scritta sulla stessa carta gialla, versione pergamena.
<<Dove l'hai trovata?>>
<<Nel libro di Ester, di magia>>
Annuisce, per qualche strana ragione e si siede sulla sedia, poco distante da me.
<<Non ci rimane altro che trovare la chiave ed è fatta>>
Annuisco. Il sorriso si forma automaticamente e invece di pensare al fatto che potrò rivedere la mia famiglia, penso, inconsapevolmente, al fatto che potrò stare, e quindi baciare, Connor senza via di mezzo.
Ci ripenso un attimo. Rifletto sul mio stesso pensiero e di conseguenza, appare tra di essi Sam. Come posso fargli questo? Gliel'avevo promesso...
<<Connor, mi sta venendo fame, dove sei?>> Una ragazza dai capelli biondi e gli occhi verde corallo, esce dalla sua stanza con addosso solo pochi strati di stoffa, il minimo che si possa avere.
Guardo lui. Lo fisso negli occhi cercando di capire come sia possibile, come ha potuto fare questo al nostro sentimento. Anche se è contro nostro volere, è naturale il percorso.
Una lacrima sfugge al mio controllo. Il mio cuore si arresta. La mia anima si sgretola. Sento un pezzo di me morire.
Mi alzo da quel divano e lanciandogli il pezzo di carta, rischiando di stracciarlo, corro via con la velocità di un lupo in caccia.
"Mi hai spezzato Connor, non lo permetterò più"
*Spazio Autrice*
Salveee, scusate il ritardo dell'aggiornamento ❤
Oh Oh i Conlia si separano prima ancora di mettersi insieme, o forse no?
Cosa ne pensate? Che ruolo ha ora Gos? e Ester? Come mai il foglio della chiave nel suo libro di magia?
A voi domande/risposte ❤
Per maggiori informazioni su questa e tutte le mie altre storie, seguire: asimplegirlwhowrites_boos
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The Death Key (The death Series)
WerewolfTalia ha da sempre sentito parlare degli umani, ma non ha mai pensato di finire in mezzo a quella razza che ha sterminato la sua specie. Gos, capobranco della tribù dei Bianchi già aveva deciso il suo destino, senza però avere il suo consenso. Per...