12. I'm down, lost, you're not around

57 4 2
                                    

Ricominciare il lavoro è stato un vero strazio. Tre giorni che sono sola a lavorare perché Ester è malata o almeno questo è quello che vuole farmi credere. So bene che mi sta evitando e probabilmente lo sta facendo anche con Arthur, magari ha scoperto tutto e vuole tenermi lontana.

"Come darle torto" mi ritrovo a pensare diverse volte. Ogni suo atteggiamento è normale e mi sento una perfetta scema. Mi ha aiutato dall'inizio e gliene sono riconoscente, mentre io l'ho ripagata baciando prima il suo salvatore e poi il ragazzo, di cui so, che prova qualcosa.

Scuoto la testa più e più volte per non pensare, ma funziona poco, decido quindi di mettere la musica in sottofondo per accompagnare anche i clienti mentre mangiano, questa la mia scusa.

<<Bella questa canzone>> commenta uno di loro seduto infondo al tavolo sei.

Annuisco come se stesse parlando con me, ma secondo l'orecchio umano, non potrei nemmeno sentirlo.

<<Scusi?>> Rivolgo l'attenzione verso un bambino davanti a me.

<<Ciao>> Dico, nel mentre ricevo il suo sorriso in cambio.

<<Posso avere questo?>> mi dice indicando un dolcino davanti a me. ha gli occhi che brillano e probabilmente non vede l'ora di assaggiarlo e poi divorarlo. Una similitudine di quello che dovrebbe essere l'amore. Avere la stessa voglia che questo bambino ha per il cibo.

<<Certo>> rispondo dando a lui due di quei dolci.

<<Ma... posso pagare solo uno>> replica con un tono dispiaciuto e dolcissimo. Mi piacciono i bambini in questo mondo, sono carinissimi.

<<Te lo regalo io>>

<<Davvero?>> ed ecco che i suoi occhi si illuminano, mentre io annuisco con la testa. Se ne va quindi contento raccontando a sua madre quello che è appena successo.

<<Allora hai un cuore pure tu>>

<<Così sembra. Com'è non mi brontoli per aver perso un incasso>> Arthur mi osserva e scoppia in una fragorosa risata.

<<Non per i bambini, ma non prenderci troppo la mano che poi verranno tutti qui per il dolce gratis>> Sorrido all'idea di una fila di bambini alla porta, proprio come avevo visto fare a in una gelateria pochi giorni prima.

<<Ester malata anche oggi?>> domando mentre mi appoggio con le mani nel bancone.

<<Già...>>

Non aggiungo altro. Non serve aggiungere altro.

Ritorno a servire ai miei tavoli con quasi disinvoltura oramai ed aspetto la fine per andare a casa e buttarmi sul divano a peso morto.

Quando sento improvvisamente il telefono suonare. Sorrido convita sia Samuel che si accerta di come sto, come fa ogni giorno ed invece chiama Gos che non sento dalla nostra discussione.

<<Ciao>> rispondo secca mettendomi a sedere

<<Ti sei divertita?>>

<<Adesso ti importa di quello che faccio? Cos'è, con mamma non ha funzionato>>

<<Non ti permetto di parlarmi così Lia! Smettila, ho una profonda stima per tua madre, lo sai>>

<<Stima? Si okay, ma amore no>>

<<Nemmeno sono innamorato di te Lia... e per quanto ho visto tra te e lui c'è qualcosa, sembra ti faccia dimenticare il motivo per cui sei lì>> ringhia, ma in tutto questo disastro a me fuoriesce solo una risata.

The Death Key (The death Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora