14 -Riflesso

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I segni delle unghie sulla mia pelle formarono tante piccole mezzalune, le osservai bloccato per un secondo.
Tre di esse si riempirono di sangue, lentamente, quasi come se quella sostanza rossa si vergognasse ad uscire. Quando raggiunse il bordo cominciò ad 'evadere'. In realtà furono solo pochissime le goccioline, che tra l'altro smisero subito di uscire, ma rimasi scioccato: mi ero fatto male volontariamente.

Poi cominciai a piangere disperatamente. Harry mi odiava. Zayn mi odiava. Niall e Liam mi odiavano. Le fan mi odiavano. Io mi odiavo.
Non andavo bene per niente. Se soltanto fossi riuscito ad alzarmi quella mattina anziché stare lì immobile come solo una palla di grasso faceva, forse sarebbe stato diverso.

Avrebbero solo continuato a recitare fingendo che tu li piacessi.

La lacrime mi rotolavano veloci lungo le guance, i singhiozzi mi squassavano.
Ero inutile. L'unica cosa che facevo era allontanare fan e consumare ossigeno. E disturbare con la mia presenza.

Non ci provai a fermare quel pianto, mi buttai sul letto e rimasi lì rannicchiato. Con le unghie continuavo a graffiarmi forte le braccia, i denti che si conficcavano nelle labbra o sull'intero guancia. Fino a sentire il sapore del sangue nella bocca, e una sensazione di umido sulla pelle.
Il pianto divenne ancora più irrefrenabile al pensiero delle ultime parole pronunciate da Harry prima che riattaccasse"Non serve che tu venga allo studio in questi giorni"
Non mi volevano. Me lo avevano detto in un modo che non ametteva repliche. Ero solo un manichino che stava nella band solo perché faceva pena a tutti. Nessuno mi voleva. Nessuno mi avrebbe mai voluto.

E improvvisamente non bastarono più le unghie, volevo sentire davvero qualcosa, provare vero dolore per quello che ero: un obeso. Non solo un dolore mentale, da checche, ma fisico. Darmi pace punendomi.

Così mi alzai piano dal letto e andai furiosamente in bagno cercando da qualche parte un rasoio da barba. Le mani mi tremavano e la mente non sembrava fare ragionamenti logici, tutto era confusionario, isterico. Aprii cassetti alla rinfusa, spalancai il mobile degli shampoo, controlloai nelle tasche dell'accapatoio, una, due, cinque volte. Tutto sempre più confusionario. I pensieri si accumolavano, si sovrapponevano, si ammassavano.

Non sei buono nemmeno per trovare un rasoio

Probabilmente li hai finiti

Inutile

Grasso

Non vai bene per nulla

Dovresti davvero tagliarti adesso

Coglione

Non venire in studio mentre ci siamo noi

Louis dove cazzo sei

Merda

Sei solo un frocio, i ragazzi fanno bene a non volerti

Obesone!

A breve non riuscii più a respirare. L'aria sembrava non entrare nei polmoni, che bruciavano sempre di più.
La testa mi girava alla follia, non capivo nulla.

Alzai con forza un pugno e lo picchiai forte contro lo specchio, frantumandolo.
Sempre con mani tremanti presi una grossa scheggia e me la portai alle braccia, ma improvvisamente mi fermai. Sulle braccia avrei potuto essere scoperto, così mi alzai la maglietta messa poco prima di scatto e portai la scheggia al grasso sulla pancia. Rimasi fermo un secondo, poi premetti forte e iniziai a trascinare il frammento lungo tutto il ventre giungendo fino all'altro lato, vicino all'osso del bacino.
Ne feci subito un altro,poi preso dalla foga alzai la 'gamba' dei boxer e mi feci uno squarcio non troppo lungo sulla coscia.

Adesso il sangue scendeva velocemente, irrefrenabile. Lo guardai per qualche minuto, sembrava quasi arte. Una di quelle opere astratte che andavano tanto di moda. Creava delle sottili linee rosse che si muovevano lungo le curve del mio corpo, leggiadre, si univano poi tra di loro, formando linee più grosse e accentuate. Perfette.
L'unica cosa che stonava era il mio corpo grasso, che non si addiceva per nulla a quell'arte.

Mi asciugai in fretta con della carta igienica, ma essa si riempiva velocemente di sangue, così provai ad alzarmi dal pavimento per prendere dello Scottex dalla cucina, non avevo bende in casa. Non mi erano mai servite.

-

Andare allo studio, due giorni dopo, fu faticoso. Fuori era pieno di paparazzi ed io avevo paura che lo scottex legato con il nastro adesivo messo quella mattina non sarebbe bastato e che tutti avrebbero visto il sangue sul mio ventre e sulla mia coscia destra.
Non dovevo assolutamente attirare l'attenzione né lì, né su nessuna parte del mio corpo.
Anche gli stupidi avrebbero notato il grasso e pensato che c'era qualcosa che non andava.
Per non parlare del fatto che ero da solo. Di solito andavamo tutti insieme e quindi l'attenzione era spartita su cinque persone, per questo quel giorno fu più infernale degli altri. Era tutta su di me.

In sala registrazioni non successe nulla di strano, eravamo solo in tre, io e due tecnici, e non parlammo se non per discutere di come perfezionare i miei assoli.

Perché come li canti tu fanno schifo.

Quindi in generale fu tutto abbastanza tranquillo, o almeno fino alla fine.
Stavo per andare in bagno a controllare le bende prima di andare a casa, quando uno dei due tecnici, Benedict se non sbaglio, mi chiamò.

Vuole dirti chesi licenzia, che con te non ci vuole più lavorare perché fai schifo.

Mi avvicinai riluttante incrociando la braccia attorno alla pancia e toccando con le maniche della felpa la giaccia legata in vita messa lì per coprirmi ancora meglio.

"S-si?"- chiesi cordiale. Probabilmente gli diede fastidio il mio tono, tanto che fece un broncio.

"Ragazzo, sono stato adolescente anche io sai?"-cominciò -"Tanti anni fa, certo. Ma ancora mi ricordo quanto mi sia goduto quel periodo, tra feste, amici, ragazze, alcool... cene con i compagni di scuola, o abbuffate di popcorn al cinema."- si ma lui non era grasso come te -"Mi sembra come se fosse ieri e ti giuro che darei di tutto per tornare a quei giorni."- mi disse sorridendomi benevolmente. Ma mica mi odiava?

Sta recitando, e poi questo discorso non ha senso.

"P-perché mi sta d-dicendo questo?"-

"Non so, così. Da buon vecchietto mi piace dire cose filosofiche ai giovani"- ridacchiò -"quindi ragazzo goditi la tua bella e giovane vita da popstar finché puoi"- aggiunse. Poi si dileguò, dopo una pacca sulla spalla e un saluto caloroso.

Mi ritrovai quasi a sorridere per un attimo al pensiero di poter davvero seguire il suo consiglio. Ma no, io non potevo. Prima dovevo dimagrire, e prima l'avessi fatto prima avrei potuto accontentarlo. Non potevo davvero godermi l'adolescenza se ero grasso.
Però quel discorso mi rimase dentro, me lo ripetei molte volte nella mia testa. Qualcuno si era interessato a me dopo mesi di odio da tutti. Goditi la tua adolescenza.
Darei di tutto per tornare a quei giorni.
Dovevo assolutamente dimagrire e godermela anche io.

My sweet weight//larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora