My sweet weight//larry Stylinson

28 - Senso di colpa

Osservai i ragazzi che chiaccheravano allegri da seduto sul lato opposto della stanza rispetto a loro. Sembravano starsi divertendo senza di me, e mi chiesi se sarebbero stati anche più felici se io non ci fossi stato, dopotutto ero solo uno stupido idiota. Mi morsi forte il labbro al ricordo di quello che avevo urlato contro ad Harry qualche sera prima quando ci eravamo addormentati insieme e sentii le lacrime riaffiorare agli occhi. Come avevo potuto averglielo fatto?

Portai le unghie alla bocca per la milionesima volta e me le mangiai, ma il senso di colpa non accennava ad andarsene. Lui stava lì ,dentro di me, e mi divorava senza che io potessi fare nulla, mi sentivo logorato dalla vita stessa, odiato.
Di unghie quasi non ce n'erano più. Portai ansisomente le mani su una mia coscia per fare l'unica cosa che avevo scoperto riuscire calmarmi un po', circondarmi la gamba tra le dita e così vedere i miglioramenti che avevo fatto e che dovevo ancora fare. Mi rilassava sapere che almeno il mio peso lo potevo controllare, era l'unica cosa che stava migliorando nella mia vita, certo, era ancora troppo alto, però almeno non stava peggiorando.
Spostai le dita dal ginocchio a metá coscia e sorrisi leggermente vedendo che tra esse e la carne della mia gamba intercorrevano alcuni centimetri di vuoto, poi avanzai verso la parte più vicina all'inguine e il mio sorriso svanì.
Non riuscivo a circondare il pezzo finale della gamba.

Questo perché sei grasso.

Riprovai ancora e ancora e quando alla fine mi arresi sentivo il groppo alla gola, ma in quei giorni era diventato così normale che non me ne preoccupai, non avrei pianto, sapevo trattenermi. L'unico problema sarebbe stato il dover parlare perché la voce mi sarebbe uscita strana, ma fortunatamente nessuno si prendeva la briga di chiedermi nulla.

Riportai velocemente lo sguardo sui ragazzi per accertarmi che non mi avesso visto, ma nessuno sembrava interessato al piccolo sgorbio seduto all'angolo della stanza.

Feci con gli avambracci la stessa cosa fatta con le coscie e fui sollevato vedendo di riuscirci completamente.

"Lou perché non vieni qua con noi?"- urlò allegramente Niall ad un certo punto facendomi sobbalzare di colpo e allontanare subito la dita dal braccio. Sorrisi falsamente e vidi di sfuggita Harry dietro le sue spalle che mi guardava intensamente, quello mi fece ancora più male. Lui non aveva spifferato nulla ai ragazzi del mio scatto d'ira e mi aveva esplicitamente detto per tre volte che mi aveva perdonato, l'aveva fatto con le mani tremanti e gli occhi rossi, ma ci era riuscito. Ero stato io quello che si era autoallontanato da tutti per vergogna di sè stesso, quello che si sentiva come se non si meritasse di stare con i suoi amici, soprattutto non dopo quello, come se passando tempo con loro li stessi mentendo. Non mi ero affatto perdonato,io.

"Si arrivo subito, vado un momento in bagno"- dissi di rimando al biondo alzandomi velocemente dalla sedia e incamminandomi verso i servizi dello studio. Dovevo stare lì per venti minuti -circa il tempo che Simon e gli altri rappresentanti arrivassero- per evitate di parlare con i miei compagni di cose che non fossero lavorative, e nel frattempo avrei potuto fare qualche esercizio e bruciare calorie.

Il tempo passò veramente in fretta e la riunione sul nuovo tour fu quasi piacevole, se non per le gentilezze da parte di tutti.
'Dovete odiarmi, sono una persona di merda, perché non mi odiate?' continuavo a pensare.

Di novità c'erano solo gli incontri con i fan dopo i concerti e la redatazione delle tappe, niente di troppo sofisticato rispetto a prima.

Niente di troppo sofisticato? Pensala come vuoi, ma ricorda che i LORO fan ti odiano, a stare nel backstage con te li verrà il vomito. E poi non ti vergogni? Sono loro che comprando i CD e venendo ai concerti ti pagano lo stipendio e tu le ringrazi diventando una palla di lardo? Fai schifo.