38 - Gay

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Quel ritmo mi stava massacrando. Sentivo letteralmente le mie ossa scricchiolare mentre camminavo e i muscoli dolere anche mentre dormivo. Avevo un perenne mal di testa che col tempo aveva iniziato a tenermi sveglio la notte, cosa di cui a volte ero felice perché dormendo meno si bruciavano più calorie.

In più ero sempre stanco e affaticato, anche per fare quegli esercizi che prima facevo con tranquillità dovevo metterci il doppio della forza e spesso ero addirittura costretto a fermarmi o appoggiarmi a qualcosa per non svenire.

Ma stavo bene, perché ogni chilo perso, ogni osso più sporgente, ogni passo verso l'essere bello annullavano tutte quelle sensazioni.

Guardai il conto alla rovescia della sveglia e appena suonò la disattivai, anche quella mattina mi ero svegliato molto prima che suonasse e come ogni volta mi costrinsi a strisciare fuori  dal letto, aspettai che le chiazze nere sparissero, poi andai in bagno a pesarmi.

Mentre la bilancia calcolava il peso giusto lanciai uno sguardo al paesaggio mattutino che si vedeva dalla finestra, era tutto  semplicemente bellissimo. Sarebbe stato bello fare una passeggiata lì.

Abbassai gli occhi sulla bilancia e sorrisi vedendo di essere dimagrito ancora, poi misi via tutto e iniziai a prepararmi per la camminata, il tutto nel silenzio più assoluto, non volevo che il mio coinquilino si svegliasse e facesse domande.

Una volta raggiunta la spiaggia tolsi le scarpe e iniziai a camminarci sopra a piedi nudi, la sabbia ancora umida dalla notte. L'acqua doveva essere ghiacciata. Senza pensarci troppo mi ci avvicinai e ci puciai i piedi, era davvero freddissima ma rimasi lì,  immobile. Vittima consapevole di quel gelo.

Per qualche minuto mi staccai dalla vita vera e mi godetti quella pace interiore che da mesi non provavo. Il rumore dal mare che mi cullava, l'aria ancora frizzante e la sabbia che si infiltrava tra le mie dita a ritmo con le onde. Poi il cinguettio dei primi uccellini che si svegliavano e lo stornazzare dei gabbiani.

La natura che si stava risvegliando. Furono strani dentro di me quegli attimi. Era come se non fossi più nel mio corpo, come se fossi essenza vagante, ma allo stesso tempo pensassi. Rimuginai su quegli ultimi mesi, su quello che mi era successo, ma in modo più velato e calmo, come se stessi contemplando una vita non mia. Capii che avevo bisogno di qualcuno.

Stavo giusto prendendo un altro respiro, gli occhi chiusi e rilassato, quando una mano mi si poggiò sulla spalla.

Cacciai subito un urlo e mi allontanai di scatto dalla persona girandomi verso di lei.

"Niall cazzo, mi hai fatto spaventare"- ansimai con una mano sul cuore.

"Eh, eh, ho notato"- rise, poi si guardò attorno -"ma cosa ci fai in spiaggia alle cinque del mattino?"-

"Potrei farti la stessa domanda"-

"Bhe, mi hai svegliato mentre ti preparavi"- ribattè alzando un sopracciglio.

"E io non riuscivo più a dormire"- mentii, la mia idea oroginale era di fare esercizio in spiaggia o in un luogo appartato.

"Capisco, bhe, la prossima volta che non hai sonno rifattelo venire oppure fai più piano. Odio svegliarmi presto"- scherzò -"ed ora ti va di farci un giro?"-

Annuii.

Camminammo ben poco, Niall infatti non era un gran sportivo la mattina, e poi ci sedemmo su uno scoglio proprio davanti al mare. I raggi del sole che ci accarezzavano il viso.

"Allora Lou, perché non riuscivi a dormire?"- chiese dopo un po'.

"Pensavo"- borbottai. Ci misi molto coraggio a dirlo, sapevo che con quella risposta avrebbe fatto domande, ma in quel momento sentivo di potermi fidare di lui.

My sweet weight//larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora